La baita in montagna dei genitori di Emma si trova vicino Willard Mountain, a Greenwich. Sono nell'auto di Eric con i miei amici, Emma è già lì ad aspettarci. Manca quasi poco ad arrivare, per tutto il tragitto ho dovuto sopportare Mia e Ben battibeccare su che musica mettere, alla fine nessuna visto che ogni volta che Ben si fermava ad una stazione radio Mia si lamentava.
"Sei così... antico!".
"Ricorda ragazza, la vecchia musica non stanca mai".
"Sembri mio nonno", sbotta Mia sfottendo Ben.
"Per fortuna siamo arrivati...", Eric mi guarda dallo specchietto retrovisore, "Come fai a sopportarli? Fanno sempre così?".
"Peggio". Scendiamo dall'auto e una brezza di aria di montagna mi avvolge improvvisa. Qui il panorama è bellissimo e la baita non scherza mica. La casa è perfettamente curata, è rigorosamente in legno, ti dà quella sensazione di calore, di intimità ma anche di vissuto. Qui, sulla sinistra c'è un'area recintata con delle panche in legno e dei divanetti. Dei fili pieni di lampadine vanno da destra a sinistra da un palo della luce all'altro. Sicuramente più tardi la festa sarà qui.
"Benvenuti!", Kate, la madre di Emma scende le scale venendo verso di noi. E' bellissima con il suo vestito lungo a fiori, sembra la prospettiva futura di come sarà Emma a quell'età, è la sua perfetta copia. Suo marito la segue ed insieme ci raggiungono salutandoci. Ed io mi sento già a casa, del resto ho trascorso con loro, così come con la famiglia di Mia, la maggior parte del mio tempo dopo che mio padre è morto. "Emma è dentro a sistemare gli ultimi dettagli per stasera", Kate ci fissa tutti facendo un sorriso che nasconde evidentemente dell'altro.
"La tua faccia dice tutto", Mia l'abbraccia ridendo, "Andiamo dentro a darle una mano, conoscendo Em darà di matto se tutto non sarà perfetto".
Kate annuisce guardando suo marito, "Io ed Oliver non vedevamo l'ora che arrivaste. Dopo pranzo arriveranno quelli del catering e devo ancora chiamare la tipa che si occupa dell'allestimento dei fiori".
"Tesoro, non vorrai mica che i ragazzi si annoino con i nostri preparativi. Sono nostri ospiti...", le dice Oliver quasi a disagio.
"Signor Miller, sa benissimo che siamo felici di dare una mano. Siamo una famiglia... quindi è davvero un piacere essere qui per noi".
"Grazie Benny", Oliver ci fa spazio per entrare in casa, "Allora... Troverete Emma in cucina".
Mentre Mia e Ben iniziano ad entrare, mi fermo per un attimo ad abbracciare Kate.
"È da un po' che non ci vediamo Jess, come stai?". Mi guarda con gli occhi di una madre preoccupata. È ironico quanto mi abbia fatto più da madre lei che la mia. "Emma mi ha detto che sei sommersa di lavoro...".
"Sì, Emma ti ha detto bene ed io... Sto bene".
"Sai che ogni volta che lo vorrai in noi troverai una casa vero?".
"Lo so", mi vien quasi da piangere, ho troppe emozioni in corso in questo momento, "Raggiungo gli altri".
E, mentre vado dentro casa, vado Eric avvicinarsi ai genitori di Emma. "Signor e signora Miller, se avete un minuto vorrei parlarvi", gli dice calando il tono della voce. E' chiaro che sta approfittando di questo momento in cui Em non c'è per parlare con i suoi genitori riguardo a quello che ha intenzione di fare questa sera.
"Non ho detto margherite! Ho detto peonie... Può passarmi chi si occupa di tutto questo?! Ok! Richiamo dopo!", Emma riaggancia passando le mani tra i capelli nervosamente. Va avanti ed indietro per tutta la cucina come un'anima in pena.
"È semplicemente il compleanno di tuo padre, rilassati!".
"Beh, considerando che tu non dai il giusto valore a niente, non mi meraviglio delle tue parole Mia".
"Ciao anche a te Emma", Mia le risponde imitando il tono indispettito della sua voce.
"Tesoro!", Ben va ad abbracciare Em ed io lo seguo. "Ci spieghi cosa c'è che non va?".
"Sono... nervosa. Dov'è Eric?", ci guarda alle spalle.
"Sta... prendendo le ultime cose in macchina. Perché sei nervosa?", cerco di divagare prendendo tempo.
Emma si sposta a guardare verso la porta di ingresso assicurandosi che Eric non entri, "E' così... strano ultimamente...".
"Che vuoi dire?".
"Non lo so Jess, non lo sento da venerdì. Come vi ho già detto, c'è qualcosa che non va in lui".
"Magari ha avuto molto da fare a lavoro...".
"No, lo conosco. Lui è... strano. Non è il mio Eric", le vengono gli occhi lucidi.
"Okay! Ti dico io che succede qui... Tu ti stai facendo solo dei film mentali perché sei stressata per la festa di stasera ma...", Mia fa un giro su se stessa, "Noi siamo qui per aiutarti!".
"Che succede qui?", Eric entra in cucina. Si ferma a guardare Emma e si accorge che sta piangendo. "Ehi amore, tutto bene?".
"Sì", Emma si asciuga dissimulando, "Sono solo emozionata per stasera".
Vibra il cellulare nella mia tasca, è ancora Alex. Non gli rispondo da ieri ma so bene che, prima o poi, dovrò farlo. "Allora!", mi alzo battendo le mani, "Mettiamoci a lavoro, abbiamo una festa da organizzare!". Tiro Emma a me mentre Eric mi lancia un'occhiata con sguardo interrogativo. Vorrei dirgliene di ogni visto che la mia migliore amica è da giorni che sta male a causa sua ma mi limito a sorridergli indifferente.
STAI LEGGENDO
OLTRE OGNI COSA
FanfictionSiete innamorati di Can Yaman? Bene! Eccovi serviti una storia dedicata a lui. Il Chris di cui vi parlerò è interamente ispirato a lui. Chiudete gli occhi e catapultatevi in quest'avventura facendovi trasportare. Perché è proprio questo la lettura...