Capitolo 24

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Lucrezia

Mentre tiro pugni contro il sacco da boxe, d'improvviso mi sento osservata. Mi volto e le mie guance si colorano di imbarazzo quando, proprio accanto a me, vedo il dottor Corsi che mi guarda con scetticismo.

Di solito il giovedì sera è il mio momento di relax; la palestra è poco frequentata e,soprattutto, non incontro quasi mai il mio primario. Da quando ho saputo che frequenta la mia stessa palestra, ho studiato i suoi orari per evitare di incontrarlo. Non ho nulla contro di lui, sia chiaro, ma la mia timidezza vince sulla possibilità di passare delle ore sotto il suo sguardo che mi farebbe sentire sotto esame pur essendo fuori dal contesto lavorativo.

Solo le timide come me possono capirmi.

<< Lucrezia, cara. Stai sfogando tutta la tua rabbia contro quel sacco da boxe. Con chi ce l'hai?>>
<< Con nessuno dottor Corsi, ma dopo una giornata piena tra lavoro e studio, ho bisogno di scaricare lo stress>> gli rispondo alzando le spalle.
<< E ancora non hai visto nulla: quando sarai specializzata, il tuo telefono squillerà ad ogni ora del giorno e della notte. Ci sarà sempre qualcuno che avrà un problema di salute o che dovrà partorire e tu, da buon medico, so che risponderai sempre. Non sei il tipo che stacca il telefono e lascia le pazienti a brancolare nel buio>>
<< Mi tocca ammettere che ha ragione: io odio i medici che staccano il telefono solo perché il loro turno di lavoro è finito. Fare il medico non è un lavoro, medici si è sempre, persino quando andremo in pensione >>
<< Già, siamo sulla stessa lunghezza d'onda>> mi risponde con un sorriso << Fabio ha scelto bene: sei una ragazza dal cuore d'oro, oltre che un medico eccezionale >>
<< La ringrazio, ma non sono così brava>>
<< Una volta ogni tanto accetta i complimenti e non fare storie >> mi risponde con un sorriso.

Riprendo a dare pugni al sacco con una sequenza fissa: destro, sinistro e calcio che va avanti fino a quando decido di mettermi a fare degli addominali, cosa che avrei dovuto fare prima di tirare pugni contro il sacco.

<< Il tuo modo di allenarti è originale, fattelo dire>> esclama il dottor Corsi facendo una risata.
<< Lo so, come le ho già detto, vengo qui per scaricare lo stress. Non mi interessa imparare tutte le combinazioni di ganci e montanti, non ho intenzione di salire su un ring>> affermo con il fiatone.

L'esercizio che mi distrugge di più? Fare gli addominali! La fatica che avverto è immensa. Purtroppo sono necessari a definire e a rafforzare il ventre, altrimenti non li farei.

<< In effetti non sei il tipo da combattimenti sul ring>> mi risponde e non so se prenderla come un'offesa o come un complimento.
<< Già, non è il primo che me lo dice>>

Mi fa un sorriso e mi porge una mano per farmi alzare: ho fatto venti addominali, direi che bastano!

Lo ringrazio e, dopo un saluto, corro negli spogliatoi e mi cambio. Non sono solita fare la doccia in palestra, preferisco farla a casa dove non corro il rischio di contrarre funghi o altre infezioni di natura non meglio identificata.

Fuori piove e io ho la moto. Cazzo! Proprio adesso doveva venir giù il diluvio universale?

Le strade sembrano dei fiumi in piena per quanto sono allagate. Il cielo è tetro, fa quasi paura e il vicolo in cui si trova la palestra è completamente buio. E adesso che faccio? Se prendo la moto, rischio seriamente di compromettere la mia incolumità, ma allo stesso tempo, se mi faccio venire a prendere da qualcuno, rischio che la mia amata Kawasaki mi venga rubata. Sono tra l'incudine e il martello.

Il buon medico che è in me mi suggerisce di non mettere a repentaglio la mia vita per una stupida moto, a differenza della ragazza ribelle che è in me che mi sussurra di prendere la moto e di tornare a casa. In fondo, cosa potrebbe succedere?
Tutto o niente.

Alla fine decido di prendere la moto, in fondo non è la prima volta che la guido sotto la pioggia. Indosso il casco e il mio giubbotto con le protezioni e accendo la moto. Mentre la sposto, noto che le ruote sono quasi sommerse dall'acqua, ma testarda come sono, decido comunque di proseguire.

Percorro tutta la zona del centro di Palermo, passo davanti al Politeama e il traffico inizia a farsi vedere. Quando piove, tutti escono con la macchina e si blocca una città intera. Per fortuna, riesco a svincolare, grazie alla moto ovviamente.

Imbocco Corso dei mille e procedo. Sta iniziando a piovere più forte, non vedo l'ora di tornare a casa.
Nella tasca della mia giacca imbottita, sento il telefono vibrare: sarà sicuramente Fabio, ma non posso rispondergli. Di solito mi chiama sempre a quest'ora, ormai è diventata una piacevole abitudine. Raccontarci la nostra giornata dopo non esserci visti per tutto il giorno è un qualcosa che fortifica il rapporto. Perché, se ti annoi ad ascoltare l'altro, significa che non nutri nessun interesse nei suoi confronti. È bello ascoltare racconti di viaggi, acquisti, ma ancora è più bello sentire i racconti di una giornata stressante, perché significa che l'altro si fida di te a tal punto da condividere con te anche quella parte di vita non proprio rose e fiori.

Chiarisco subito che Fabio non si può lamentare: è in salute, ha un lavoro ed economicamente sta bene, ma ogni tanto anche lui ha i suoi momenti no e ha bisogno di condividerli, come tutti d'altronde.

Immersa come sono nei miei pensieri, mi accorgo all'ultimo secondo che il semaforo è rosso. Freno velocemente, ma gli pneumatici hanno poca aderenza a causa della strada bagnata e quindi scivolano sull'asfalto.

Senza quasi accorgermene, la moto si inclina e cado rovinosamente sull'asfalto. La mia faccia striscia contro la strada e il mio busto e le mie gambe subiscono un brutto colpo. Mi sento i palmi delle mani tutti graffiati e non riesco ad alzarmi.

E adesso chi li sente i miei genitori? E Fabio?

Avrei fatto meglio a lasciare la moto davanti alla palestra. Purtroppo il pentimento arriva solo dopo aver preso una decisione sbagliata. Dovremmo riflettere prima, ponderare le alternative e poi scegliere. Una scelta sbagliata si può pagare cara, può addirittura costare la vita.

E io adesso non so come finirà. Sono tutta bagnata, ho freddo e spero che qualcuno in questa piovosa sera, si accorga di me e chiami i soccorsi. Anche un solo minuto in più potrebbe costarmi caro.

Almeno sono cosciente, questo è un ottimo segno, sussurro al nulla.

Poi chiudo gli occhi e prego affinché vada tutto per il meglio.

Cosa ne sarà di te, testarda Lucrezia?

✍️✍️✍️Spazio autrice ✍️✍️✍️

Sono tornata con il botto 💥. Cosa succederà alla povera Lucrezia? Non oso immaginare cosa accadrà quando verrà a saperlo Fabio! Ricordate che lo aveva rassicurato sul fatto che non guida la moto quando piove?
Sì Fabio, credici 🤦🏽‍♀️

Vi aspetto nei commenti, vi leggo 💗
Stellinate, mi raccomando 🌟
Siamo arrivati a 2K viewssss 😱

A presto, Ale

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