Le nuvole sono cariche di pioggia. Si addensano, si raccolgono, si infittiscono. Dal basso verso l'alto cambiano colore, tingendosi di grigio, incutendo paura, e dubbi.
Ma un ragazzino, sui dieci anni, lungo Holland Street, sulla sua bicicletta, non ha alcun dubbio. Le vede muoversi, lente lente, al di sopra degli alberi, le osserva, un occhio alla strada, un occhio al cielo, ed è felice. È felice perché nello zaino, un super borsone a due cinghie, mille tasche mille usi, ha infilato anche un kway e un ombrello.
Oltre a diverse altre cose.
Sono le due di pomeriggio del tre di novembre, un venerdì qualsiasi. La scuola è finita, fino a lunedì non se ne parla. Ci sarebbero i compiti, ma chi ha tempo di fare i compiti di fronte all'ignoto?
«Nessuno!»
Holland Street è adorna di diversi alberi, pioppi, che riempiono la strada di batuffoli bianchi durante la primavera e di foglie marroncine, a forma di cuore, durante l'autunno. Daniel -detto Danny- accelera, spinge sui pedali, non sa che ore sono ma bisogna far presto. Sicuramente. Le foglioline svolazzano, e si sparpagliano spaventate al suo passaggio. E forse si chiedono quale sia il motivo di tutta questa fretta.
Le mani stringono con forza il manubrio, e Danny sbuffa, mentre una gocciolina di sudore scende giù, giù, sempre più giù, sulla fronte, sulle sopracciglia e finisce sugli occhiali, dalle lenti tonde e le stanghette di legno. Sono leggermente stretti, premono sulle tempie, facendolo sembrare più goffo e fuori di misura di quanto non sia già.
UFF.. SBUFF... UFF
Non che abbia mai fatto molta attività fisica, a lui piacciono i dolci, i libri di avventura, e i videogiochi. Comunque la fatica e la sofferenza di una pedalata a tutta velocità, in salita, e in discesa, da una parte all'altra della città, non sono male, se sono la dovuta premessa di una fantastica scoperta.
«Per la scienza!»
Sorride, pensando a ciò che lo aspetta. E si distrae. Finendo in mezzo all'incrocio, frenando, sobbalzando, in un rimescolio di padelle, o ferraglia, che probabilmente trasporta dentro allo zaino. Un camion della nettezza urbana gli passa accanto, strombazzando. Lasciando una scia profumata di uova, insalata, maionese, e pesce andato a male. Il conducente agita un pugno fuori dal finestrino. E prosegue.
«Devo concentrarmi, stanco, sì, ma anche concentrato. Altrimenti come posso pretendere di comprendere ciò che ci aspetta?!»
Nel ticchettio veloce veloce della catena, e la frizione, nell'ultima discesa, Danny si chiede se sia realmente tardi, oppure presto, se il tempo si sia dilatato, oppure no, se magari accelerando lo spazio-tempo si sia modificato, e alla fine per la prospettiva del mondo lui sia in anticipo. Oppure in ritardo. Chi lo sa?
«Come il viaggiatore del tempo, l'amico di Wells, che si chiede dov'è finito, tra gli Eloi e i Morlocchi... »
Rimuginando su questi pensieri Danny appoggia la bici ad uno steccato, di fronte ad una bella casa, tinta di rosso. Lascia cadere lo zaino a terra e sale i gradini dell'ingresso.
E suona il campanello.
DIN DON!
STAI LEGGENDO
Per la scienza!
AdventureDue ragazzini, come giovani esploratori dell'ignoto, in un quartiere abbandonato della città. Dove una casa, vecchia, ammuffita, forse speciale, forse no, li sta aspettando.