Detective Imbranati

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«Buongiorno, principessa!»
Ero sveglia da nemmeno trenta minuti e, scesa in sala grande per fare colazione, fui accolta così da Aren.
Lo guardai, confusa. Non capivo come facesse ad essere così sveglio e pimpante di prima mattina, mentre io dovevo ancora realizzare di essermi svegliata.
«Buongiorno» Gli risposi, ancora mezza assonnata e con gli occhi non del tutto aperti.
«Accidenti ragazzina, non mi sembri proprio in forma! Avrai avuto da fare stanotte, immagino»
L’improvvisa comparsa di Loki mi fece prendere un colpo. Per poco non sputai il caffè che stavo bevendo.
«Buongiorno anche a te. Ma come fate ad essere così energici a quest’ora del mattino?»
«Ti ricordo che io non dormo. Anche se, dopo tutto l’idromele di ieri sera, sono stato incosciente per ore. Quanto al ragazzino, lui è sempre così, non so come faccia.»
«Non hai più la resistenza di un tempo, Burlone! Stai diventando vecchio»
Loki gli fece una linguaccia, offeso: «Io, vecchio? Spero tu stia scherzando. Quando tu sarai una vecchia prugna rugosa, io avrò ancora l’aspetto di un bellissimo, giovane ragazzo.»
«L’importante è che tu ci creda. Secondo me un giorno diventerai come Odino»
«Non osare paragonarmi a lui, giovanotto! Preferirei che il ragnarok arrivasse domani, che diventare come quel Vecchio.»
«Melodrammatico come sempre.»
«Senti chi parla!»
«Potreste smetterla di discutere? La giornata è iniziata da poco e sono già costretta a subire i vostri litigi coniugali.»
Pensai che se avessi dovuto passare tutto l’anno in quel modo, avrei dovuto comprarmi dei tappi per le orecchie.
«Farò finta di non aver sentito, ragazzina insolente. Ora andate a lezione, su, su!»
In quel momento mi ricordai di essere a scuola e, soprattutto, in ritardo.
«Andiamo Liv! Non vorrai fare tardi il primo giorno di lezione!»
Io e Claire camminavamo velocemente verso l’aula di italiano, mentre lei mi rimproverava. Non seguivo gli stessi corsi di Aren ovviamente, perciò l’avevo salutato di fretta.
Arrivammo, con qualche minuto di ritardo, in classe. L’insegnante aveva uno sguardo di fuoco.
Ci sedemmo, in silenzio.
«Buongiorno, ragazzi. Io sono Margaret Cooper, la vostra insegnante di italiano.»
Questo è tutto ciò che ricordavo della mattinata, perché per il resto del tempo pensai solamente a come avremmo fatto io e Aren a scoprire di più sulla leggenda, senza che Loki e gli altri dèi sospettassero nulla.
Il problema era proprio il dio dell’inganno: non gli sfuggiva mai niente.
Finite le lezioni, dopo aver salutato Claire, mi scontrai con qualcuno: fu quando mi girai per chiedere scusa che riconobbi Aren.
«Dovresti stare più attenta, Lys» Disse, sorridendo.
«Si scusa, ero distratta»
Fu allora che notai il modo in cui era vestito. Portava anche lui la divisa, ovviamente. Dovetti ammettere che il maglioncino verde e i pantaloni neri gli donavano molto. Portava i capelli raccolti in un mezzo codino, come al solito.
«A quanto pare lo sei ancora. Cosa c’è, ho qualcosa tra i capelli?» Iniziò a sistemarseli, imbarazzato.
«Nono, stanno bene.» Fin troppo bene. Ma decisi di tornare all’argomento che mi aveva distratta per tutta la giornata: «Comunque, forse è arrivato il momento di indagare su quella leggenda. Che ne dici?»
«Hai ragione. Andiamo in biblioteca, forse lì c’è qualcosa a riguardo.»
Quella fu probabilmente la prima cosa intelligente che Aren disse in due giorni. Era effettivamente una buona idea, così accettai.
Era strano che Loki non fosse nei paraggi, ma questo non ci preoccupò molto.
Arrivati in biblioteca iniziammo a cercare tra i libri, ma non trovammo nulla a riguardo.
«Anche qui non c’è niente» Dissi, delusa, riordinando i libri che avevo tirato fuori.
«Andiamo, è impossibile! Forse nella parte proibita troveremo qualcosa.»
C’era infatti un angolo della libreria che era proibito a noi studenti: i libri che si trovavano lì potevano essere letti solo dagli dèi, o dai professori.
«Non abbiamo l’autorizzazione, Aren! Ma forse se ci avvicinassimo, potremmo dare un’occhiata.»
Non ne ero molto sicura, ma la curiosità era molta.
«Questo è lo spirito giusto!» Lui sembrava fin troppo fiducioso.
Cercando di non farci notare, ci incamminammo verso i libri proibiti. Erano tanti, ma riuscii a leggere qualche titolo. Niente sembrava parlare dell’antica leggenda, però.
«Ehy, Lys! Guarda che ho trovato!» Aren mi indicò un libro, il cui titolo era “Le note della fine”.
Poteva forse riguardare quella canzone di cui aveva parlato Loki?
Fummo interrotti proprio da lui che, come al solito, comparve alle nostre spalle: «Cosa state combinando? Giocate a fare i detective, per caso?»
Prese il libro, dato che ne era autorizzato, e lo esaminò con cura.
Probabilmente aveva già capito, ma cercai comunque una scusa: «Detective? Ma no, stavamo solo curiosando.»
«Curiosando nella parte proibita della biblioteca? Che coincidenza.» Disse, sarcastico, mentre metteva il libro al suo posto.
«Certamente, Burlone. Le stavo appunto spiegando che a noi studenti non è concesso leggere questi libri.» Intervenne Aren, con sguardo innocente. Il dio, però, non sembrava per niente convinto.
«Quindi non solo giocate ai detective, ma siete anche tremendamente imbranati. Vi sto osservando da dieci minuti, so bene cosa state facendo.»
«Tu non vuoi dirci niente! Eravamo solo curiosi.»
«Ah giusto, eravate curiosi. Pensaci, ragazzino: perché vi ho detto che la faccenda non vi riguarda? E perché, secondo te, quel libro è proibito? Su, avanti, immagina.»
Sembrava come se stesse parlando ad un bambino.
«Okay, forse non ci riguarda, ma se trovassimo il modo di riportarvi ad Asgard?» Aren sembrava serio.
«Spero che tu stia scherzando. Ti senti per caso un supereroe? Siamo qui da quasi due secoli, ormai.»
«Dai Loki, dicci di più! Perché non possiamo saperne nulla?» Ero troppo curiosa, non capivo perché lui fosse così evasivo sull’argomento.
«Credevo che fossi una ragazzina intelligente. Sentite, per quanto mi riguarda potrei anche dirvi tutto, non mi interessano le conseguenze. Ma così sarebbe troppo facile, è più divertente guardarvi mentre cercate di scoprirlo da soli.»
«Hai un concetto molto strano di divertimento, Burlone. Ma questo significa che non ci impedirai di leggere quel libro?»
«Oh io non muoverò un dito, ma voi dovreste fare più attenzione. La bibliotecaria vi tiene sotto controllo, non sarà così semplice come credete.»
La situazione sembrava divertirlo molto. Come sempre, però, aveva ragione: una vecchia signora ci stava osservando.
«Bene ragazzini, detto questo vi lascio. Ho una gara di bevute con Thor che mi aspetta.»
«Cercate di non far abbassare di nuovo la marea, imbecilli.» Questa volta era Aren a rimproverarlo.
«Imbecille è certamente un termine che si addice meglio a te, se devo essere sincero. Rivolgiti a me un’altra volta in questo modo e ti trasformo in un rospo. Così potrete fare il live action de “La principessa e il ranocchio”»
A quanto pare era un fan dei film Disney.
Il dio si allontanò, salutandoci con la mano.
«Che intendevi con “non far abbassare di nuovo la marea”?» Gli chiesi, confusa.
«Certo che non sai proprio niente sui miti nordici. Va bene, te lo racconto.»
Ci sedemmo ad un tavolino della biblioteca e iniziò a raccontare.
«Molto tempo fa, Thor e Loki fecero un viaggio nella terra dei giganti. Uno di questi li condusse con l’inganno a Utgard, una strana fortezza. Una volta entrati vennero accolti dal re, Utgardaloki.»
«Perché il suo nome è così simile a quello di Loki?»
«Perché sono parenti. Loki è per metà gigante. Comunque, i giganti che abitavano la fortezza non li presero sul serio. Chiesero loro cosa sapessero fare. Loki disse di riuscire a mangiare più in fretta di chiunque altro, così il re organizzò una sfida: gli propose una gara a chi mangiava di più con Logi, il suo servo. Loki accettò, e i due si trovarono alle estremità di un lungo tavolo di legno, pieno zeppo di animali arrosto.
Iniziarono a mangiare molto velocemente, finché non si incontrarono al centro del tavolo.
Avevano mangiato alla stessa velocità, ma il re fece notare che il suo servo, a differenza di Loki, aveva mangiato anche le ossa e il tagliere di legno.
Così la sfida fu vinta da Logi.»
«Ma è impossibile!» Questa storia mi stava confondendo sempre di più.
«Aspetta, fammi finire.» Disse Aren, con un sorrisetto: «Utgardaloki chiese quindi a Thor cosa sapeva fare meglio. Il dio gli rispose che sapeva bere, che poteva prosciugare qualunque contenitore. Così il re gli porse il suo grande corno speciale, pieno di birra. Disse che tutti, in quel castello, riuscivano a svuotarlo con una sola sorsata, mentre i più deboli avevano bisogno di un paio di sorsi. Nessuno di loro, però, aveva bisogno di tre sorsate per bere tutto. Thor non si fece intimidire e iniziò a bere. Diede una lunga sorsata e pensò di vedere il corno vuoto, ma quando diede un’occhiata notò che era quasi del tutto pieno. Bevve ancora, così a fondo che questa volta era sicuro di averlo svuotato. Ma, ancora una volta, si era abbassato di poco, forse di un dito. I giganti risero, prendendolo in giro. Dopo la terza sorsata, la situazione non cambiò, perciò si arrese.
Alla fine il re rivelò loro gli inganni: Loki aveva gareggiato contro Logi, il fuoco personificato, ed era per questo che aveva divorato anche ossa e tagliere, dato che il fuoco brucia ogni cosa. Il corno di Thor, invece, non conteneva idromele, ma l’acqua del mare. Il dio aveva bevuto così tanto da aver addirittura fatto abbassare la marea. Da quel giorno si dice che la marea del mare cambia, per colpa sua.» Aren finì il racconto, fiero.
«Wow. Come fai a conoscere tutte queste storie?»
«Io vengo da Rouen, in Normandia. Mio nonno è della Norvegia e, quando ero piccolo, mi raccontava sempre questi miti. Ormai li conosco a memoria.»
«Ecco perché hai un accento diverso! È una cosa fantastica. Parli l’inglese perfettamente, comunque.»
«Ti ringrazio, Lys. Comunque, tornando all’argomento principale, io direi di prendere il libro e andare via.»
«Credi davvero che sarà così facile? La bibliotecaria ci osserva da quando siamo arrivati.»
«Fidati di me.» Mi fece l’occhiolino, poi si alzò, avvicinandosi ad uno scaffale. Prese velocemente un libro a caso e si avvicinò alla vecchia signora. Lo seguii, confusa.
«Buonasera, signora Fernsby. Prendiamo in prestito questo libro.»
La signora, senza dire una parola, scrisse il titolo del libro su un foglio e ci lasciò andare.
Una volta usciti dalla biblioteca, chiesi spiegazioni: «Che cos’è appena successo?»
Aren si assicurò che fossimo soli, poi disse, a bassa voce: «Questo non è un libro qualsiasi.» Quando me lo fece vedere, la copertina era cambiata. Il titolo adesso era: “Le note della fine”. Lo guardai a bocca aperta, incredula. «Come cavolo...»
«Quando Loki ci ha interrotti, ha preso in mano il libro. Con un incantesimo ha cambiato la copertina, così che potessimo prenderlo senza farci notare.»
Non riuscivo a crederci. Aveva detto che non avrebbe mosso un dito, invece ci aveva aiutati.
«Come hai fatto a notarlo?»
«Lo conosco bene. Quando ha messo il libro a posto, l’ha posizionato nello scaffale accanto. E al suo posto, nella sezione proibita, ne è comparso un altro.»
«Sei un ottimo osservatore, Occhio di Falco.»
Fece un leggero sorriso: «Soprannome originale, devo dire, ma preferisco le aquile.»
«E io preferisco chiamarti così. Suona meglio.»

Ringrazio tutti i lettori!
Spero che la storia vi stia piacendo.
Se avete qualche consiglio, non esitate a scrivermi!
Maira



Evara - Il dono di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora