|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟒|

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Pov. Cheryl

<Se rispettiamo queste tabelle di marcia possiamo incrementare la produzione e tenerci la distribuzione della raccolta di quest'anno fino alla prossima.> Spiego con decisione passando la mano in varie zone della lavagna interattiva che abbiamo e ottenendo già vari approvamenti dalle persone intorno al tavolo.
<Se avete domande o dubbi parlatemi, non verrà attuato finché non sarete tutti d'accordo.> Aggiungo volendo dare peso anche al loro giudizio notando con la coda dell'occhio mia madre che è in un angolo sorridere. In realtà lei neanche voleva partecipare, ma diciamo che la costrizione minacciandola di annullare tutto e passarmi per malata ha avuto il suo effetto.

<Siamo tutti d'accordo anche se...> Sposto lo sguardo su... David se non sbaglio che si annota alcune cose sul foglio che ha davanti.
<Io avrei una proposta, ma voglio prima pensarla bene e poi proporla se per te va bene.> La curiosità di sapere di cosa si tratta è già tanta, però mi limito ad annuire leggermente e a prendere i fascicoli per ognuno di loro.

<Quando vuoi David. Intanto questi sono i piani d'azione in relazione a queste nuove tabelle.> Concordo passando a uno ad uno i fascicoli adatti finché non li finisco.
<Aspetto un responso da parte vostra tra una settimana, poi per due volte ogni due e poi ci riaggiorniamo. In caso di problemi... avete il mio numero.> Tutti annuiscono sorridendomi e ringraziandomi prima di alzarsi andandosene salutando sia me che mia madre. Né io né lei ci muoviamo di un passo fin quando anche l'ultima persona non è uscita chiudendosi la porta alle spalle.

<Fantastica! Li hai convinti tutti tesoro!> Mia madre sia alza estasiata abbandonando la sua figura lavorativa per passare a quella di mamma, ma io mi siedo sfinita sulla poltrona.

<Ho parlato per quasi un'ora! Volevo ben vedere se non li convincevo!> Borbotto poggiando un gomito sul poggiolo della poltrona con le rotelle e massaggiarmi le tempie abbastanza stanca, oggi è stata pesante.

<Ma è andata bene e David ha una proposta per te. Non serve neanche che partecipo attraverso ricatti.> Apro un occhio trovandola poggiata al tavolo della sala riunioni mentre mi guarda con quello sguardo materno che potrebbe fare venire il diabete anche a chi odia i dolci.

<Servi invece. Tanto dovevi solo andare da Rick e invece restando hai aiutato tua figlia.> Brontolo poggiando anche la testa contro lo schienale aprendo però tutti e due gli occhi.

<Non servo, te la sai cavare benissimo ormai. Ronnie ti ha formata bene sul carattere e il temperamento. A me avrai ripetuto tutte le disposizioni aziendali, la produzione e la maggiore dei produttori non so quante volte. Ti mancano solo due cose.> Nonostante le rassicurazioni che sono state il novantacinque percento della sua risposta, quello su cui mi concentro è quel rimanente cinque per cento costituito da quelle cinque parole e catturano tutta la mia attenzione tanto che prendo i poggioli tra le mani facendomi avanti.

<Cosa?> Le chiedo con lo sguardo puntato su di lei che ha... uno sguardo arreso? Che ho fatto ora??

<Ti manca che ti rilassi e che tu abbia più fiducia in te stessa.> Mi riprende canzonatoria ed io mi lascio andare come un sacco di patate contro la poltrona, stavolta quella arresa sono io.

<Con il tempo, all'inizio è normale che sto così.> Cerco di giustificarmi beccandomi subito un'occhiata di rimprovero.

<Lo dici dal primo giorno e lì potevo capirti, ma ora è tempo che...> Il mio telefono che avevo abbandonato nella borsa e che ho messo sulla sedia girevole dietro la scrivania inizia a suonare, ma io lascio far risuonare la suoneria per tutto il tempo che serve prima che cada la linea. Chiunque sarà può aspettare, devo riuscire a non farmi abbandonare da lei in questo momento, non mi sento sicura nel muovermi senza la sua presenza. Guardo mia madre alzando un sopracciglio come a dirle di continuare e ignorare il telefono, cinque minuti di  attesa non uccide sicuramente nessuno.
<Dicevo. Credo che ormai sia giunto il momento che prend... Ma che...?> Stavolta a suonare sono entrambi i nostri telefoni e non so perché mi scattano i campanelli di allarme. Io e mia madre ci guardiamo un secondo e senza dirci nulla scattiamo verso le nostre borse per prendere i telefoni.

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