<Due in uno (prima superiore)>

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Mi svegliai presto come ogni mattina e si prospettava una giornata noiosa. Salutai Don Bosco, sempre presente sulla mia parete e, vestito, mi recai alla mensa. Trascinandomi lungo l'ampio corridoio, salutai le facce polverose dei Santi che rivestivano le bianche pareti. "Buongiorno, Santa Caterina, San Giacomo, Maria Maddalena, San Pietro, Padre Pio,...".

In mensa tutti avevano già preso posto. Vedendoli parlare a bassa voce e a fissarmi come vecchie pettegole, pensai di ignorarli  e limitarmi a mangiare. D'un tratto entrò Sorella Beatrice che, con la sua solita voce angelica, annunciò gaiamente l'inizio della preghiera. "Grazie Signore per aver vegliato su di noi anche stanotte. Che tu possa illuminarci con la Tua gloria anche in questo triste giorno. Recitiamo un Eterno Riposo per il nostro Angelo".

Dopo la preghiera ci servirono il té in delle enormi tazze di porcellana azzurra. Non riuscii a berlo. Stavolta non perché fosse disgustoso, ma perché non riuscivo a non pensare ad Angelo. Mio fratello perse la vita il 27 maggio 1994 e quel giorno era il suo primo anniversario di morte. Eravamo come cane e gatto, seppur fossimo gemelli. Mi mancava.

Cercai di non pensarci, ma quando allungai lo sguardo verso la tazza, fu come se dentro quell'acqua sporca risiedesse il volto di mio fratello.
All'improvviso sentii un urlo dentro la mia mente, e fu come se un'entità avesse preso il controllo del mio corpo.

Io ero lì dentro, cosciente, inerme mentre il mio corpo si dimenava. Vedevo i miei compagni terrorizzati mentre la bellissima Beatrice si chinava in preghiera con volto angosciato. "Chi sei?!" dissi con voce soffocata. "SMETTILA".
Di colpo mi risvegliai come da un sonno eterno.
Respiravo affannosamente, ma mi calmai scoprendo di essere in camera mia. Era quasi mezzanotte e la candida luce della luna scoprí numerosi graffi e lividi sulle mie braccia. "Allora non era un incubo". Camminando a piedi nudi sul pavimento ligneo cercavo di chiarire la situazione."Tutto è cominciato quando ho visto il mio riflesso nel té. Ma perché proprio oggi?

Poco dopo, tutto mi fu chiaro. Ogni volta che vedevo la mia immagine riflessa, lo spirito di mio fratello prendeva il sopravvento.

"Se mi faccio trovare pronto forse riuscirò a non soccombere totalmente" pensai. Senza esitare corsi alla finestra e, specchiandomi nel vetro, accolsi  lo spettro nel mio corpo. Quella volta ero io al comando e decisi di sedermi a gambe incrociate sul vecchio tappeto rosso posto al centro della stanza in modo da rassicurare il fantasma.
"Ci sei, Angelo? Sono tuo fratello."

Lui finalmente rispose:
"Fratello... Le nostre anime sono legate. Se la tua non è in pace, la mia non potrà mai essere salvata. Devi lasciarmi andare". Avevo i brividi. Anche se non riuscivo a vederlo, era come averlo accanto. La sua voce era la stessa di quando era in vita, ma come tormentata dal freddo. La mezzanotte stava per scoccare, se non l'avessi liberato in tempo non si sarebbe mai sottratto al suo tormento e sarebbe tornato ogni anno col rischio di farmi del male. Mi sarebbe mancato più che mai, ma non avevo scelta. "Angelo, ti lascio andare" singhiozzai.
"Vivi la tua vita": le sue ultime parole prima di lasciarmi per sempre.

Da allora ripresi la mia vita monotona, ma quando non molto tempo dopo venni adottato sapevo di poter cominciare davvero una nuova vita.

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