La casa dei Semynov

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La mattina era avvolta da una foschia umida e opprimente, un presagio sinistro che permeava l'aria.
L'odore della pioggia imminente si insinuava nelle narici, ma il cielo ancora non si era aperto a rivelare le sue lacrime.
Gabriel, Jonah e Catheline stavano avanzando in silenzio verso la dimora dei Semynov. I loro passi erano accompagnati da un freddo tagliente che si insinuava nelle ossa.
Erano come tre ombre in cerca di risposte in un mondo che ormai era diventato estraneo e ostile.
Catheline era pervasa da un pensiero ossessivo: ritrovare sua sorella e riportare tutto alla normalità.
Gabriel era attanagliato dal non sapere cosa stava succedendo.
Jonah, nel frattempo, si tormentava con il pensiero di come tutto questo si sarebbe concluso.
I loro occhi erano affaticati, privati del sonno da giorni e incollati a questa indagine senza tregua. Catheline seguiva le indicazioni di Gabriel per guidarli verso la casa dei vampiri.
Finalmente giunsero a destinazione.
Una brezza pungente accarezzò il naso di Jonah, risvegliandolo dall'assopimento.
Il cancello socchiuso era trattenuto da una catena che giaceva a terra, come se qualcuno fosse entrato nel cimitero.
"Dobbiamo darci una mossa." disse Gabriel ancora intontito dal sonno.
"Tanto la casa è lì." disse Catheline.
"Si ok, ma il portale si chiude." rispose lui con voce grave.
Mentre si addentravano, videro delle figure che zoppicavano e si trascinavano sul terreno, come se fossero uscite da un incubo. Si rivelarono essere zombie che stavano rientrando nelle loro tombe.
La mente di Jonah fece un salto di riconoscimento, come se finalmente avesse compreso la vera natura di quel luogo: un cimitero abbandonato.
I due seguirono Blackwood verso il loculo, le cui fattezze sembravano rispecchiare lo stile della famiglia dei Semynov: il gotico.
Le finestre erano dipinte di blu e di viola e si stagliavano sinistre sulla struttura, mentre dei Gargoyle di pietra osservavano con occhi funesti i tre compagni.
Inciso sulla pietra c'era scritto il nome del loculo: I SEMYNOV, UNA FAMIGLIA BENEVOLA. 
"Una famiglia di bestie senza cuore." corresse Gabriel.
Una volta entrati all'interno si ritrovarono di fronte a uno zombie alto più di due metri. Era una creatura deformata, con cuciture che solcavano ogni centimetro del suo corpo, come se fosse stato assemblato con vari pezzi presi da diversi corpi. Gabriel, con una punta di sarcasmo chiese: "Sei un Frankenstein?" 
Lo zombie lo guardò impassibile con occhi privi di emozione.
"Siete qui per i Semynov?" chiese la sua voce rauca e gutturale.
"Si, siamo degli amici." rispose Gabriel cercando di mantenere un tono pacifico. Lo zombie lo fissò a lungo, come se stesse scrutando la sua anima e poi, con tono monotono, disse: "I padroni non avevano nessun appuntamento."
Gabriel, imbarazzato, cercò di trovare le parole giuste, ma non riuscì a esprimere nulla di significativo.
Le sue labbra si aprirono, ma ne uscì solo un sussurro incomprensibile.
Jonah, con calma e sicurezza, ribatté: "Gli amici non hanno bisogno di appuntamenti e noi siamo venuti qui a trovarli."
Lo zombie, fissando intensamente il ragazzo, posò la mano sulla leva posizionata accanto a lui e la tirò con forza.
Un rumore stridente echeggiò nell'aria mentre la leva si mosse con un lieve cigolio.
Un suono straordinario e affascinante si propagò in tutta la stanza avvolgendo i presenti con la sua melodia misteriosa.
Con le sue braccia possenti, lo zombie spostò la pesante bara di marmo rivelando un'imponente scala che si sviluppava verso il basso. Accanto ad essa, un portale incantevole irradiava colori simili a quelli di un'aurora boreale.
"Prego, entrate." disse lo Zombie con evidente impazienza cercando di accelerare il loro movimento.
I tre, quindi, scesero le scale.
Curioso, Jonah chiese: "Come funzionano i portali?".
Catheline, con un sorriso beffardo, rispose: "Come al solito, tu sai sempre tutto."
"Io sapevo che i portali..."
Senza esitazione, la cacciatrice spinse Jonah all'interno del portale interrompendo la sua frase a metà.
"Ero così tentato..." Disse Gabriel lasciando che la sua voce si perdesse nell'etere mentre si avviava verso il portale.
Catheline, con un'occhiata complice, seguì gli altri due, lasciandosi alle spalle il Mondo di Sopra per entrare in quello di Mezzo.

Il portale li trasportò in un'enorme magione dallo stile gotico.
Le pareti erano imponenti e trasmettevano un senso di terrore e mistero.
Il posto sembrava abbandonato da tempo e Jonah iniziò a provare un brivido di paura che gli percorse la schiena.
"Muoviamoci!" esclamò Gabriel cercando di dissipare l'ansia sul volto del suo collega.
Una volta entrati nell'abitazione, Catheline estrasse una balestra dal suo piccolo borsello e la impugnò con fermezza.
Gabriel, con la mano ancora ferma sulla fondina della sua pistola, si preparò per qualsiasi eventualità.
Il tetto della magione era parzialmente crollato, con buchi che lasciavano filtrare la luce del giorno.
"Chi osa entrare nella nostra dimora senza preavviso?!" urlò una voce minacciosa.
"Non ne ho idea... sicuramente sono degli intrusi!" rispose un'altra.
Jonah cercava di localizzare l'origine di quelle voci.
I tre si immobilizzarono e iniziarono a prestare attenzione a  ogni minimo movimento.
Il giovane, con un movimento del piede, spostò alcune tegole cadute dal tetto e, rivolgendosi a Gabriel, disse: "Guarda cosa ho trovato qui!"
Il detective Blackwood, con lo sguardo rivolto verso l'alto, stava scrutando attentamente il soffitto, consapevole che l'attacco potesse provenire da quella direzione.
All'improvviso si voltò verso il suo compagno
"La runa del teletrasporto..."  notò Gabriel.
"Sono loro." disse Jonah.
Mentre i due parlavano, Catheline affinò la sua vista.
Si udì un rumore di spostamenti nell'aria che creò un'opprimente sensazione di tensione. I tre si voltarono e si posizionarono schiena contro schiena cercando di proteggersi a vicenda.
"Ricordiamoci che sono vampiri purosangue." avvertì Gabriel cercando di enfatizzare la pericolosità dei loro nemici.
"Quindi?!" rispose Catheline.
"Ma sei una cacciatrice o cosa!?" ribatté stupito della reazione di lei.
"Quindi, quando si trasformano in creature diventano pipistrelli grandi quanto gli esseri umani." spiegò Jonah.
"C'è qualcosa che non sai?!" chiese Catheline con un misto di curiosità e preoccupazione nella sua voce.
"Litigano?" disse una voce viscida interrompendo la conversazione.
"Stai zitto e goditi il momento." rispose un'altra con tono di sfida.
"Perché vi nascondete?!" chiese Gabriel cercando di affrontare direttamente i loro avversari.
"Intrusi nella nostra dimora." rispose uno dei vampiri con un tono freddo e minaccioso.
"Siamo della polizia. Dobbiamo porvi delle domande." rispose Gabriel provando a mantenere la calma nonostante la situazione tesa.
Ad un tratto si sentì un fruscio di ali, quindi Jonah cercò di rassicurare gli avversari: "Veniamo in pace." disse con voce tremante.
"Non sono alieni, scout!"
"Io non li vedo." disse Catheline mostrando la sua incapacità di individuare i vampiri.
Poi, all'improvviso, un pipistrello enorme e dal volo veloce come un fulmine si lanciò dal tetto e si scagliò contro di loro facendoli cadere a terra.
"Divertente." disse il pipistrello in modo sinistro e godendosi il caos che aveva appena creato.
Gabriel e Catheline si rialzarono, ma non videro più Jonah.
Il ragazzo urlò mentre veniva sbalzato in aria dal pipistrello e  gettato fuori dalla finestra.
"Uno di loro deve sopravvivere se vogliamo ottenere informazioni. Tu intanto aiuta Jonah." disse Gabriel cercando di organizzare una strategia di sopravvivenza.
Catheline gli fece un cenno per confermare il suo intento di aiutarlo.
Determinata, la ragazza uscì dalla magione alla ricerca di Jonah e lo trovò a terra, ferito dalle spine delle rose circostanti.
Il detective si alzò a fatica mostrando segni di dolore.
"Tutto apposto?!" chiese Catheline, preoccupata per le sue condizioni.
"Si si, tutto apposto." rispose lui che, nonostante il dolore, cercava di rassicurarla.
Il pipistrello posato su una parte ancora intatta del tetto, nel frattempo, scaraventò giù la statua di un Gargoyle. Jonah si lanciò su Catheline per proteggerla dall'attacco della creatura.
La statua di pietra si frantumò in mille pezzi nel punto esatto in cui si trovava Catheline e da quelle rovine emerse un essere spaventoso, un vero e proprio Gargoyle.
"Scusa." disse Jonah che, per proteggere Catheline, finì per sbaglio con la sua testa in mezzo al seno di lei.
Poi, dopo qualche secondo, il detective venne preso dal Gargoyle e trascinato via.
"Perché sempre a me?!" esclamò il ragazzo con la voce impregnata di frustrazione.
Intanto, il pipistrello prese Catheline, la quale si aggrappò disperatamente a una delle sue frecce, conficcandola nel terreno per impedire di essere portata via.
La cacciatrice, decisa a resistere, estrasse un altro dardo dalla borsetta e lo infilzò nelle zampe della creatura alata.
Nonostante il suo tentativo di volo, il pipistrello non riuscì a liberarsi.
Ad un certo punto, però, mentre Catheline lottava per tenere il vampiro a terra, lui incrementò la sua forza sovrumana e la fece volare via con sé.
Nel frattempo, Jonah si dibatteva con tutte le sue forze mentre veniva trascinato dal Gargoyle che gli aveva afferrato la gamba.
"Sempre la maledetta gamba!" esclamò Jonah prima di colpire il mostro con un potente calcio facendolo cadere.
Rialzatosi, estrasse subito la pistola e gli sparò uccidendolo istantaneamente.
Ma il pericolo era lontano dall'essere scongiurato, poiché senza alcun preavviso altre statue di pietra caddero rovinosamente a terra, liberando altri Gargoyle dalle loro prigioni di pietra.
Jonah sparò con tutte la sua determinazione contro queste creature e cercando, contemporaneamente, di scappare da loro.
Intanto Catheline, che si trovava in aria insieme al vampiro, si preparò per lo scontro decisivo: estrasse un'altra freccia, collegata tramite una corda alla balestra, e la puntò verso il suolo. Con un movimento rapido sparò il dardo a terra e poi azionò una piccola leva che iniziò a girare avvicinando lei e il vampiro verso il terreno.
Appena toccarono il suolo, Catheline si voltò rapidamente inserendo una freccia particolare all'interno della balestra. Una volta lanciata, la punta si aprì rivelando una rete che si materializzò nel momento giusto catturando così il vampiro che si dimenava cercando di liberarsi.
Ogni volta che la creatura si dimenava, delle scosse elettriche attraversavano il suo corpo indebolendolo sempre di più.
Catheline corse verso Jonah colpendo i Gargoyle con i suoi dardi mentre lui continuava a sparare.
Le creature, ormai furiose, iniziarono a sputare fuoco arrivando a bruciare una ciocca dei capelli di Catheline.
Nonostante il pericolo, Jonah riuscì a respingere uno di essi con un potente calcio facendolo andare a sbattere contro una finestra. Continuando a lottare insieme, alla fine riuscirono ad abbattere tutti quei mostruosi Gargoyle. Come già sapevano bene, però, non potevano permettersi di abbassare la guardia. 
Con grande fatica, Catheline e Jonah immobilizzarono il vampiro intrappolato che ancora si dimenava furiosamente.
La cacciatrice estrasse una siringa dalla sua borsetta.
"Che cos'è?" chiese curioso il detective.
"È un tranquillante." rispose lei utilizzandola per iniettare il sedativo nel corpo del mostro.
Una volta che il tranquillante ebbe effetto, trascinarono il vampiro verso la magione.
Nel frattempo, il combattimento di Gabriel infuriava all'interno della casa. Egli si trovava in un feroce duello con il vampiro che volteggiava sopra la sua testa e che provava a sfruttare la sua agilità soprannaturale. Con un'abile mossa e con una precisione millimetrica, il detective Blackwood colpì il vampiro ferendolo ad una spalla.    
L'enorme pipistrello, ormai trasformato in una creatura vampirica ferita, si schiantò violentemente contro le tegole del tetto crollato emettendo un suono stridulo e sinistro.
Gabriel, sfruttando l'opportunità, posizionò la sua gamba sulla ferita del vampiro. "Non mi farai del male!" affermò con fermezza fissandolo direttamente negli occhi.
"Tu sei il fratello stupido, vero?" gli chiese poi, cercando di ottenere qualche informazione cruciale.
Senza esitazione, Gabriel puntò la sua pistola verso la testa del vampiro, pronto a mettere fine a quella lotta mortale.
Nel frattempo, le porte della magione si aprirono di scatto e rivelarono Catheline e Jonah intenti a trascinare l'altro pipistrello ormai immobilizzato.
"Preso." disse Catheline con un misto di soddisfazione e sollievo nella voce.
In un attimo di silenzio, un colpo secco risuonò nell'aria. Gabriel sparò deciso un colpo al vampiro che teneva bloccato. La pallottola colpì la testa del mostro mettendo fine alla sua esistenza oscura.
L'atmosfera si riempì di un senso di tensione dissipata mentre gli occhi dei protagonisti si incrociarono, consapevoli di aver superato un altro terribile ostacolo.
Gabriel disse: "Ce ne sono state di peggiori." lasciando intendere che quella situazione, seppur pericolosa, non era la peggiore con cui si era confrontato.
Catheline, nel frattempo, prese la sua borsa e ne tirò fuori una boccetta, suscitando la curiosità di Jonah.
La ragazza lesse l'etichetta "Veni Vidi Vici" e accorgendosi che non era quella giusta, la ripose dentro la borsa.
"Quante robe hai lì dentro?" disse, ancora stupito dalla miriade di oggetti che la ragazza tirava fuori.
"È più grande all'interno." rispose lei con fare enigmatico,
"Si si, va bene. Sbrighiamoci!" esclamò Gabriel, impaziente di vedere cosa sarebbe successo dopo.
I tre misero il vampiro, ancora immobilizzato, seduto su una sedia cercando di renderlo il più stabile possibile.
Catheline poi, tirò fuori un altro flacone, con la scritta "In vino veritas."
"Ed ecco un'altra boccetta." disse Jonah sospirando.
Con attenzione, Catheline fece bere al vampiro il contenuto, sperando che avrebbe avuto l'effetto desiderato.
I tre si sedettero a osservare, aspettando che il Semynov si risvegliasse dal suo stato di incoscienza.
"Quando si sveglierà?" chiese Gabriel con evidente fastidio per via dell'attesa.
"Dipende dalla dose che gli ho dato." rispose lei cercando di razionalizzare la situazione.
"Quando era ancora nella sua forma di pipistrello gli ho dato una grossa quantità di tranquillante. Ora che è un uomo, non so in quanto tempo possa metabolizzare."
Gabriel, in preda all'irritazione, si avvicinò al vampiro e gli diede un calcio.
Quasi subito, egli si risvegliò e le sue pupille rosse come il fuoco fissavano il detective con un misto di rabbia e confusione.
Il vampiro, visibilmente confuso e disorientato chiese: "Cos'è successo?" la sua voce era graffiante, come se non l'avesse usata per molto tempo.
Gabriel prese subito il controllo dell'interrogatorio, determinato a ottenere delle risposte. "Chi è stato a mandarvi a rapire quei ragazzi?!" chiese con voce decisa fissando il vampiro con sguardo penetrante.
L'uomo, invece di rispondere direttamente alla domanda, fece un commento provocatorio.
"Ragazzi?! Quali ragazzi? Qui non ne vedo." disse con un sorriso malevolo stampato sulla faccia.
"Non fare il coglione! Rispondi!" intervenne immediatamente Catheline con pochissima pazienza rimasta. Il vampiro, però, si rivolse a Jonah ignorando completamente le richieste degli investigatori.
"Oooh... due poliziotti cattivi. Tu devi essere quello buono." disse con tono sprezzante.
Il ragazzo, deciso a non farsi coinvolgere nelle provocazioni del vampiro, rimase in silenzio mantenendo un'aria di professionalità.
"Non dovete portarmi in centrale?".
Nessuno rispose.
Il Semynov, nella sua forma umana sempre più mostruosa, era privo di capelli, aveva le orecchie a punta e i denti canini ben affilati.
I suoi occhi, grandi e inquietanti, sembravano cercare qualcosa che gli stava dando fastidio.
"Rispondi!" esclamò Gabriel cercando di richiamare l'attenzione del vampiro.
Lui, con uno sguardo malizioso, rivolse il suo sorriso macabro verso Catheline, quasi come se l'avesse immaginata già catturata e divorata.
La tensione nell'aria aumentò quando il vampiro sembrava divertirsi a provocare.
"Qui si parla di uccisioni! E di gente scomparsa!" intervenne Jonah cercando di mantenere la calma.
"Tre poliziotti cattivi! E nessuno buono in questo interrogatorio." disse il vampiro ridendo in modo sinistro.
Catheline, ormai totalmente impaziente, prese un crocifisso dalla tasca e lo mostrò al vampiro.
I suoi occhi, che prima erano alla ricerca di un qualcosa, smisero improvvisamente di scrutare l'ambiente.
La cacciatrice si avvicinò lentamente alla sua mano e si mise ad osservare come la pelle di quel mostro, sottoposta al tocco del crocifisso, iniziò a sfrigolare passando da un pallido tono cadaverico a un rosso acceso.
"Non ti permettere!" urlò facendo riecheggiare il suo grido attraverso le mura della magione.
"Allora parla." disse Catheline con voce carica di fermezza.
"Non posso!" rispose il vampiro con impotenza e con espressione contrita.
"Cosa ti ferma nel parlare?" chiese Gabriel cercando di comprendere la ragione di quel silenzio ostinato.
"Non posso dire nulla!" ribadì il Semynov con voce che sembrava quasi un sussurro soffocato.
Catheline, decisa a ottenere delle risposte, appoggiò il crocifisso sulla mano del vampiro provocando da parte sua un urlo ancora più intenso, un suono macabro e viscido che si propagò in tutta la magione gelando l'aria circostante.
"Perché avete catturato quei ragazzi? Perché avete ucciso quei poliziotti?" urlò Catheline con uno sguardo infuocato di rabbia e disperazione.
"Perché abbiamo ucciso i poliziotti? Perché sono arrivati proprio nel momento in cui ci stavamo per teletrasportare qui." rispose il vampiro cercando di giustificare le loro azioni.
"Perché non usare un portale?" intervenne Catheline sperando di trovare una motivazione plausibile.
"I portali sono tracciabili, le rune no." disse Gabriel cercando di spiegare la scelta fatta.
"La strega non vuole che io dica certe cose."
"Ora sta facendo effetto il siero della verità." osservò Jonah mentre guardava il suo orologio rovinato durante il combattimento.
Il vampiro, conscio dell'effetto di quell'intruglio, cercò di trattenere le parole serrando la bocca.
Con i suoi denti canini si morse le labbra e lottò per non rivelare assolutamente niente. I suoi occhi, spalancati e fissi, sembravano sfidare la necessità di battere ciglio.
Poi si morse le labbra cercando di non fare uscire nessun segreto dalla sua bocca.
Gli occhi spalancati sembravano non voler fare nessuna piega.
"Quindi siete stati sfortunati per quanto riguarda quei due poliziotti?" chiese Gabriel provando a comprendere.
"Si. Green Avenue tredici. I numeri delle entità fanno sempre effetto e a quanto pare ci ha portato sfortuna. I corpi servono..." il vampiro si interruppe, la sua voce era sempre più traballante.
"Per cosa?" chiesero contemporaneamente i tre, desiderosi di conoscere sempre più dettagli.
Il vampiro, con occhi sempre più rossi e con il volto segnato da rughe che solcavano la sua pelle, continuava a lottare per tacere.
"Basta! basta!" esclamò infine con voce sempre più carica di disperazione.
"Non ho mai visto un Semynov avere paura." commentò Gabriel ai due colleghi, sorpreso dalla reazione del vampiro.
"Hai paura?" chiese Blackwood cercando di far emergere la verità.
"Si." rispose lui ammettendo la sua debolezza.
"Per cosa servono i ragazzi rapiti? E mia sorella?!" continuò Catheline.
"Metti via il crocifisso. Fa male solo a vederlo!" disse il Semynov.
"No!" rifiutò la cacciatrice.
"Catheline mettilo via." disse Gabriel cercando di farla smettere.
"Possono sopravvivere se vedono un crocifisso. Muoiono solo se esso è appeso all'interno di una casa." ribatté Catheline arrabbiata.
"Mia sorella che fine ha fatto?!" chiese ancora mentre il suo cuore si riempiva di rabbia e timore.
Jonah, con un'espressione di orrore e disgusto sul volto, si rivolse al vampiro con voce carica di incredulità: "A cosa servono i corpi?!"
Il Semynov, con un sorriso strano pieno di sofferenza, disse: "Servono per un rito satanico! Vuole liberare..."
Prima che potesse finire la frase, un'energia oscura si manifestò improvvisamente bruciando la fronte del vampiro.
Un urlo di dolore e disperazione si levò nell'aria riempiendo l'atmosfera di inquietudine e spavento.
Il vampiro, colpito dalla forza dell'incantesimo, rimase immobile e impietrito con la bocca spalancata in un'espressione di terrore.
Il suo corpo era ormai privo di vita e dalle sue labbra uscì un sussurro inquietante, detto da una voce suadente.
"In vino veritas eh? Siete preparati... ma non sarete mai veramente pronti a quello che sta per succedere."
I tre capirono che quella che avevano appena sentito era la voce della strega.
Un sussurro carico di significato si diffuse nell'aria lasciandoli ancora più perplessi e con solo un indizio: un rito satanico che sarebbe stato fatto da qualche parte.

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