"this is the last time, I'm asking you why, you broke my heart in the blink of an eye"
Certe cose è meglio che non vengano dette. Alcune cose succedono e basta e non c'è nessuna ragione se non, il puro caso. Odio le situazioni incerte, ma a volte esse rimangono incerte perché non possono essere altro.
Fa più male qualcosa di mai iniziato, di qualcosa che ha avuto un inizio, uno svolgimento e una fine. Ciò che manca è spesso il coraggio, perché alla fine è di questo che si tratta. Tu prendi a grandi mani ciò che gelosamente hai nascosto per anni dentro di te, e lo affidi a qualcun altro, incosciente dell'uso che ne farà.
Il suono di un fischietto risuonò nelle mie orecchie risvegliandomi dalla mia trance, annunciando che la lezione di ginnastica era finita. Odio educazione fisica a scuola, si finisce sempre per fare una partita dello sport nel quale si è più sfigati.
Non ero dell'umore, si notava abbastanza.
"Ti sta fissando." Sussurrò Sasha al mio orecchio.
"Bella per lui." Risposi, evitando il contatto visivo con lui.
Non abbiamo più parlato dopo ciò che è successo il giorno del progetto. Non che ci fosse molto di cui parlare, di certo non era facile spiegare come da un litigio si potesse passare ad infilarsi la lingua in bocca.Ero stanca di dover passare per la cattiva e lui per la vittima, non gli avrei dato altro modo di accusarmi così.
"Ackerman, Braun, rimettete a posto i tappetini e i palloni, e poi chiudete lo sgabuzzino." Disse il prof Magath, sventolando un paio di chiavi argentee nella sua mano."No prof non posso, sono pendolare, ho il bus fra cinque minuti." Affermò Reiner, correndo verso lo spogliatoio.
"Ah già, allora Jaeger, aiuta Ackerman a mettere a posto." Sentenziò l'altro, spazientito dalla perdita di tempo che questa interazione gli stava causando.
Rimangio tutto, odio le situazioni incerte e questo. La sensazione di imbarazzo che si sarebbe creata tra di noi accompagnata dal silenzio, batteva tutto.
Silenziosamente ci dirigemmo verso lo sgabuzzino, dopo aver raccolto il materiale con non poca fatica; a me erano toccati i tappetini ovviamente.
Eren girò la maniglia, inevitabilmente un pallone gli scivolò dalla presa; lo sentii imprecare sotto voce.Entrammo dentro, misimo gli oggetti a posto, e tornammo di fuori per fare il secondo viaggio con i materassini.
Questi, essendo impilati male, caddero costringendoci a passare più tempo nella stessa stanza.Una volta finito di sistemare, entrambi rimanemmo davanti all'altro, senza dire una parola; di male in peggio.
Ad un tratto, con un movimento rapido Eren accese l'interruttore della luce, così che adesso potessimo anche guardarci."Qual è il tuo problema con la luce esattamente?" Iniziai io, sempre evitando di guardarlo negli occhi.
"Mi rendi nervoso."
Stavo per ribattere, quando sentimmo delle voci sommesse sostare vicino alla porta. Eren spense la luce e ci spostammo dietro la porta, per non essere visti dalla superficie vetrata di essa."...dimenticatene e basta." Disse una delle voci. Avvertii la presenza di Eren dietro di me, il suo respiro calmo che si infrangeva sul mio collo.
"Non posso fare finta di nulla, ho visto la sua espressione quando Connie l'ha baciata. Lui prova ancora qualcosa per lei. E so che lei prova lo stesso."
Istintivamente mi girai verso Eren, dalla penombra riuscii a distinguere che lui ebbe lo stesso pensiero, così mi voltai subito verso il pavimento, arrossendo."Ti stai agitando inutilmente, Jean. Non riesce a perdonarla per averlo lasciato quattro anni fa, figurati se succede qualcosa fra di loro." Non c'era alcun dubbio che stessero parlando di noi, ma mi lasciò perplessa che era proprio Jean a parlare in questo modo di me. Ciò voleva dire che davvero stava illudendo Sasha, i miei sospetti avevano ragione.
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I remember it all too well // eremika
Fanfic"I still remember the first fall of snow, and how it glistened as it fell, I remember it all too well" una fanfiction su eren e mikasa, scritta potenzialmente bene. È ambientata nei giorni nostri. Tutto ciò che vedrete scritto è opera mia, meno i p...