17.

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«Oi, lassie, dov'è mia moglie?» fu la prima domanda che Ross rivolse alla cugina quando la vide varcare la soglia di Tremorvoren House, bagnata da capo a piedi ma non per questo priva di un'espressione di profonda soddisfazione.

«Buonasera anche a te, laddie» gli rispose di rimando, arrotolando la lunga chioma per poi strizzarla, allargando la pozzanghera ai propri piedi.

Lo scozzese si alzò irrequieto dal panchetto su cui si era accomodato accanto a una delle alte finestre a graticcio, abbandonando a terra il ciocco di legno che stava intagliando paziente con un coltellino affilato in quello che sembrava un abbozzo di cavallino.

«Mrs D mi ha detto che dovevate tornare assieme.»

«Ma davvero? Be', in verità lei se n'era voluta tornare via prima, io mi sono intrattenuta un pochino di più, però a quest'ora doveva già essere di ritorno.»

Ross fece scattare il testone verso la finestra su cui scorrevano i rigagnoli della pioggia scrosciante, l'intensità che pareva aumentare con il passare delle ore; tra le nubi cupe partì un lampo abbagliante che illuminò a giorno quella serata scura e si diramò chiaro prima che il fragore del tuono esplodesse dopo nemmeno un paio di secondi, facendo quasi tremare i vetri.

Entrambi sussultarono appena per lo spavento, poi Ross si voltò di nuovo verso Caoimhe. «Lassie, mi stai dicendo che non sai dove sia mia moglie?» ripeté con voce bassa e roboante, il viso cupo quanto i nuvoloni plumbei fuori.

Affatto turbata, la cugina sbuffò esasperata. «No che non lo so, non sono certo la sua balia. Si sarà fermata da qualche parte in attesa che smetta di piovere, i sassenach non sono resistenti quanto noi scozzesi al brutto tempo, o sbaglio?»

Ross dovette fare un grande sforzo per non assestare una decisa sberla in bocca a quella lingua lunga di Caoimhe. Prese un lungo respiro rumoroso, allargando le narici frementi, e sbottò: «Fila a cambiarti prima che mamma te ne dica quattro per esserti fermata in città ed esserti imbrattata da capo a piedi, tornando ben oltre l'ora di cena.»

Lei inarcò un sopracciglio scuro e folto, un sorrisetto che le si disegnava in volto mentre socchiudeva le labbra morbide e gonfie, lucenti di pioggia, quando entrambi sobbalzarono al portone che venne spalancato di botto.

«Il diavolo se lo porti, questo tempo inclemente» berciò il Capitano Lockhart, chiudendo con un calcio seccato la porta, e dalle profondità della cucina arrivò la moglie con passo celere e gli occhi spalancati.

«Avete pensato bene di farvi un bagno senza invitarmi?»

«Fa' poco dello spirito, donna, che se nei prossimi dieci minuti non mi metto qualcosa di asciutto, rischio che mi vengano le branchie.»

Caoimhe si fece discretamente a lato, scivolò quatta contro la parete in legno scuro e sgusciò rapida verso il salottino, o in un qualunque altro posto il più lontano possibile dal contrariato signore di Tremorvoren che, con quei vestiti scuri e zuppi appiccicati addosso e i ricci neri che aderivano al lungo volto pallido dalle sottili labbra violacee tirate in un'espressione di profonda insofferenza, pareva davvero poco incline a perdonarle una scappatella pomeridiana a farsi qualche pinta.

MacLeod recuperò le grucce poggiate a terra e gli andò incontro con cipiglio aggrottato, indirizzandoglisi con voce preoccupata prima che Mrs Lockhart lo accompagnasse nelle proprie stanze, lasciando alle loro spalle una scia luccicante di pioggia scura che brillava alle luci delle candele in sego che bruciavano appese ai muri: «Perdonatemi, capitano, per caso sulla strada avete incrociato mia moglie?»

I Lockhart si voltarono, la moglie con sguardo preoccupato e il marito con fare di vaga sorpresa.

«Non è tornata con tua cugina?» domandò Dee, stringendo senza rendersene conto il braccio di James con più forza , il quale le posò la mano sulle dita con presa delicata.

Of Seamen and Maidens - LUNA NUOVA E ALTA MAREADove le storie prendono vita. Scoprilo ora