15 - Scheletri nell'armadio

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Ascoltami, per favore. Sei la mia migliore amica e ho bisogno di te...

Ascolta, ho bisogno di te e ti sto implorando. Ti prego. Ti prego.

Queste erano le parole che ricevevo dall'altra parte del telefono. John B aveva scoperto qualcosa e aveva bisogno di me. Non potevo lasciarlo da solo, non ora.

«Passatemi a prendere da casa dei Cameron tra dieci minuti.» E dopo quell'affermazione chiusi la chiamata riponendo il telefono in tasca. Alzai lo sguardo e mi ritrovai la figura del biondo davanti alla mia, che mi porgeva una lattina di birra. Sorrisi al ragazzo che si stava comportando in maniera dolce. «Tutto okay?» mi chiese il ragazzo con un cenno di preoccupazione «Io... Sì, cioè no...» le parole mi si ingarbugliarono in bocca mentre il ragazzo cercava di capire la mia risposta.

«No, io...non sto bene.» lasciai uscire finalmente «Ti serve qualcosa? Io...»
«Voglio andare a casa.»

Le mie parole furono chiare e dirette, e Rafe anche se rimase sorpreso da quelle parole non continuò il discorso e assecondò la mia richiesta.

Il ragazzo, dopo aver issato l'ancora, si mise al timone lasciandomi sola. Mi dispiaceva dover piantare in asso Rafe proprio ora che stava cominciando a cambiare, ma i miei amici avevano bisogno di me e non avrei lasciato che nessuno si mettesse tra me e i Pouges, nemmeno Rafe.

Per quanto dolce e premuroso potesse mostrarsi, diffidavo ancora di lui e di tutte le sue parole. Sapevo come ragionavano le persone di quella classe sociale e immaginavo le loro losche ed egoistiche intenzioni che nascondevano.

La barca navigava sulle acque e il vento che procurava quel movimento scompigliava i miei capelli, ma non mi importava. Restavo comunque con lo sguardo fisso sul paesaggio che alla mia vista sembrava muoversi con noi.

Non ci volle molto per arrivare al piccolo molo, dove scesi non appena arrivammo e subito dopo Rafe fece lo stesso. Del Twinkie non c'era nessuna traccia, perciò i pouges non erano ancora arrivati. Decisi così di approfittarne per andare a parlare con il ragazzo, che era rimasto silenzioso sino ad allora.

«Rafe» lo richiamai e il ragazzo subito si voltò nella mia direzione. Lui mi guardava, aspettando una mia risposta ma le parole ancora una volta non riuscivano ad uscire e senza pensarci troppo lasciai che furono i gesti a parlare, così andai da lui e allacciai le braccia al suo collo mentre il mio viso affondava nell'incavo del suo collo, chiusi gli occhi e lasciai che il mio respiro inalasse il profumo di sale sulla pelle del ragazzo.

Inizialmente il ragazzo fu sorpreso dal gesto e lo potei sentire dai muscoli tesi, ma lentamente si lasciò andare e ricambiò.

«Grazie.» gli sussurrai all'orecchio e a quella parole lui mi strinse ancora più a sé. Rafe era uno stronzo, egoista, incapace di amare, e tante altri aggettivi negativi che non starò ad elencare, ma aveva ben chiaro il concetto di lealtà e questo lo rendeva diverso dagli altri Kooks come Dante o Topper.

«Come mai tutta questa gentilezza, Hanson? Hai esaurito il tuo veleno?» chiese sarcasticamente Rafe una volta che si staccò dall'abbraccio. «Troppo acido rende le labbra secche» gli risposi ricambiando il tono sarcastico strappandogli un sorriso.

Dopo quelle parole il biondo si congedò e si diresse verso la sua abitazione mentre io osservavo la sua figura rimpicciolirsi sempre di più.

Pochi minuti dopo vidi il Twinkie arrivare e non persi tempo a salire.
Kiara era seduta avanti con John B, mentre JJ e Pope erano dietro con me.
«Alla buon ora» dissi sarcasticamente accomodandomi accanto al biondo. «Su, andiamocene prima che qualche Cameron ci veda» disse Kiara e John B mise in moto.

Midnight Rain • Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora