E se facessi un sogno cosi vivido da non distinguerlo dalla realtà?

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La mia esperienza è stata davvero insolita. In un primo momento, può sembrare una storia strana a chi la legge, ma viverla in prima persona è stato agghiacciante.

Poco più di un anno fa, ero ricoverato in ospedale per dei controlli a causa di frequenti svenimenti. Non sembrava niente di eccessivamente preoccupante, secondo il mio medico di famiglia, che attribuiva il problema a uno stress accumulato. Tuttavia, per sicurezza, mi aveva prescritto una risonanza magnetica per escludere problemi più gravi. Dopo i vari preparativi, sono entrato in ospedale e il tecnico mi ha chiesto di sdraiarmi, rimanere immobile e chiudere gli occhi. Mi aveva avvertito che l'esame sarebbe durato solo alcuni minuti e che avrei visto solo qualche lampo di luce intermittente.

Ho chiuso gli occhi e, dopo circa dieci minuti, mi sono quasi addormentato. Quando sono tornato dal mio stato di dormiveglia, ho notato che tutto intorno a me era buio. Inizialmente, ho pensato che facesse parte della procedura dell'esame, quindi non ci ho fatto troppo caso. Ma dopo un po', ho cominciato a sentire freddo, il che mi ha fatto pensare che fossero trascorsi almeno una ventina di minuti.

A quel punto, decisi di chiamare il tecnico, ma non ricevetti alcuna risposta. Poco dopo, sentii qualcosa muoversi sul braccio e, istintivamente, aprii gli occhi: per la mia incredulità, c'era un ratto! In una sala che dovrebbe essere asettica, in un ospedale! Una situazione davvero surreale.

Con sforzo, mi sono trascinato fuori dal macchinario della risonanza. La scena che si è presentata davanti a me è stata surreale e agghiacciante: l'ospedale era ridotto a macerie. Non c'era alcuna traccia del medico o del personale sanitario. Le mura erano distrutte per metà, e l'ospedale si presentava desolatamente vuoto, a parte la presenza di ratti e cani randagi che scorrazzavano tra le rovine. La mia mente ha tentato di dare un senso a tutto ciò: dove diavolo mi trovavo?

Il primo pensiero che mi ha attraversato la mente è stato che potrei essere finito in un coma e che il mio risveglio avvenisse in un futuro post-apocalittico. Tuttavia, questa ipotesi non aveva senso. Se fossi davvero stato in uno stato comatoso, non mi sarei trovato in una normale stanza di ospedale, ma probabilmente in un reparto di terapia intensiva. Quindi, cosa era successo durante quei misteriosi 20 minuti? La confusione e l'incredulità si sono mescolate nel mio pensiero mentre cercavo di capire la natura di questa strana realtà.

Mi sono avventurato fuori, facendomi strada tra le scale pericolanti dell'ospedale. Il panorama che si è presentato davanti a me era apocalittico: strade deserte, case diroccate, come se una forza distruttiva avesse scosso la città. L'atmosfera pesante suggeriva un evento catastrofico, forse un bombardamento. La mia mente, alla ricerca di spiegazioni, si è aggrappata a un vecchio giornale trovato per terra, con la data di qualche mese fa e il titolo inequivocabile: "L'attacco nucleare del Quarto Reich mette in ginocchio il Regno d'Italia".

In quel momento, la mia razionalità è stata messa alla prova. La cosa più assurda ma allo stesso tempo logica mi ha sfiorato la mente: ero finito in un universo parallelo, una realtà alternativa. Era difficile accettare questa idea surreale, ma sembrava l'unica spiegazione plausibile per il caos e la devastazione che mi circondavano. O, forse, ero semplicemente impazzito.

Mi ritrovai in piazza: un luogo che conoscevo bene, ma ora era irriconoscibile. Mezza distrutta e completamente diversa, dominata da bandiere italiane con al centro un'aquila stilizzata, ornata da una corona. In mezzo alla piazza, un monumento commemorativo dedicato ai caduti del 3 settembre 2011 catturò la mia attenzione.

Mentre osservavo il monumento, la mia curiosità mi spinse a leggere i nomi incisi. Per la mia sorpresa, tra quei nomi, c'era anche il mio. Non si trattava di un omonimo, ma del mio nome completo, con tanto di data di nascita e nomi dei genitori. Un brivido mi percorse la schiena, e il senso di smarrimento cresceva.

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