5. punch alla ciliegia

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Peter tornò a casa sfinito

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Peter tornò a casa sfinito. Si buttò sul letto e senza neanche aspettare un attimo, si addormentò. Era stanchissimo. Si raggomitolò nel letto per carpire quanto più calore possibile in quanto si era dimenticato di pagare le bollette del gas e perciò non aveva il riscaldamento attivo.

La vita di Peter stava andando a rotoli: da quando aveva lasciato zia May morente in quel letto dell'ospedale per salvare la città dal dottor Octavius, aveva perso tutti i punti di riferimento. Zia May era la sua luce del faro che illuminava le acque oscure del mare di notte fonda, il bagliore del mattino che risvegliava i corpi stanchi, assopiti.

L'aveva persa per sempre e da quel momento non potè fare a meno di pensare che fosse colpa sua. Se solo avesse iniettato la cura a zia May...

Ma non poteva o altrimenti l'intera città avrebbe continuato a mietere vittime. Il dualismo straziante che era diventata la sua vita lo stava uccidendo lentamente, come il dolore di una ferita non ancora riemarginata.

E poi arrivò il colpo di grazia: MJ lo aveva lasciato. Il motivo? Non ne poteva più di vivere nell'ombra di Spider-Man. Lei desiderava una vita normale fatta di passeggiate mattutine, un lavoro stabile e cene improvvisate dopo una lunga giornata. Desiderava con tutto il cuore che Peter trovasse un po' di tempo per se stesso ma alla fine egli non lo riusciva mai a trovare. Era sempre così indaffarato, così occupato dalla sua altra vita che riusciva a stento a trovare del tempo per se stesso e Mary-Jane questo lo aveva patito, molto.

Peter si era addirittura dimenticato della sua festa di compleanno che la rossa aveva organizzato nei minimi dettagli perchè era impegnato a salvare il criminale di turno. Da quel momento le litigate tra i due divennero sempre più accese e insopportabili per ciascuno al che avevano deciso di farla finita con la loro precaria relazione.

La verità era che MJ, con tutto quello che era successo, non si sentiva pronta per una vita con Peter nonostante si conoscessero da molti anni. Con il tempo aveva imparato ad accantonare la speranza di avere una famiglia insieme ad una vita normale. Non era possibile dal momento che Peter dava importanza ad una parte della sua vita a discapito dell'altra.

Ma non era colpa sua. La città aveva bisogno di lui.

Non riusciva ad integrare quei due aspetti della sua vita che erano entrati in collisione fino a farlo impazzire, completamente. Perchè, del resto, ogni volta che Spider-Man vinceva, ciò costituiva una perdita irreparabile per Peter Parker.

La notte passò in fretta e con essa il blu scuro del cielo, per lasciare spazio alla luce rosata del mattino che trapelò fra le tende ingiallite della stanza di Peter. Egli si svegliò e si mise seduto sul letto, massaggiandosi le tempie.

Scese in cucina e fece colazione: aveva una fame incontenibile. Mangiò fino a saziarsi accompagnato da un'abbondante tazza di caffè bollente. Si vestì con la sua solita camicia di flanella a quadretti, dei semplici blue jeans e le sue converse nere per poi dirigersi in università.

All'entrata vide Harry, Maya e Devon che stavano parlando. Decise di aggiungersi a loro dato che per una volta era arrivato prima del suono della campanella.

"Parker in anticipo? Un'utopia" scherzò Harry.

"divertente" disse Peter, stando al gioco. Abbracciò tutti e tre, particolarmente Devon al che Harry se ne accorse e fece una segno di approvazione all'amico.

Devon sorrise a Peter, con le guance rosse, un po' dai sentimenti che stava provando, un po' dal freddo. La ragazza si mise a braccia conserte per carpire quanto più calore possibile dalla giacca che portava. Peter notò che stava tremando dal freddo nonostante le calzamaglie che portava sembravano abbastanza spesse. Le scarpe platform erano ovviamente nere, come i suoi capelli che erano raccolti in una piccola coda alta che lasciava fuori la frangia.

"hai freddo, Devon? Se vuoi possiamo andare dentro" chiese Peter in apprensione.

"direi che è un'ottima idea" rispose la ragazza dai capelli corvini, facendo cenno agli altri di entrare e recarsi in classe.

La lezione passò in fretta. Peter, Harry, Maya e Devon uscirono dall'università, inalando l'aria fredda che a contatto con il loro fiato caldo produceva vapore acqueo.

"allora, ci siete alla festa della ESU stasera?" chiese entusiasta Maya.

"sicuramente!" dissero in coro Harry e Devon. Peter, invece, era titubante ma alla fine accettò.

Il pomeriggio passò in fretta per tutti tranne che per Peter, il quale dovette salvare un ragazzo da un'aggressione. Era l'ennesimo caso di vandalismo il quale era aumentato da pochi anni dopo la pandemia causata dal Respiro del Diavolo.

Una volta tornato a casa, si cambiò velocemente e indossò una semplice maglia nera e dei jeans dello stesso colore, adornati da una cintura per poi avviarsi a piedi verso l'università, più specificamente nell'aula magna, dove era stata allestita la festa. C'erano festoni ovunque e vari stand con cibo e bevande. Le luci stroboscopiche lo incantarono al che non si accorse che i suoi amici erano appena arrivati.

Devon indossava una gonna nera plissettata, un maglione verde menta e le sue solite platform. I capelli morbidi e lisci erano sciolti e le arrivavano alle spalle. La ragazza, insieme agli altri due, gli andò incontro e lo abbracciò.

"ciao ragazzi! State tutti benissimo" esclamò Peter.

"anche tu non scherzi" disse coraggiosamente la ragazza dai capelli corvini, facendo arrossire Peter. Tutti si avviarono verso la pista da ballo, gremita di ragazzi. Iniziarono a ballare: Harry con Maya e Peter con Devon, la quale gli mise le mani sulle possenti spalle.

"che muscoli, vai per caso in palestra, Pete?" gli sussurrò all'orecchio. Il ragazzo sussultò dalla sorpresa e gli occhi nocciola gli si spalancarono.

"no, cioè...quando capita" rispose con un velo di imbarazzo.

"non si direbbe che tu ci vada così poco" disse passando la sua mano candida sul braccio del ragazzo. Le ricordava qualcuno ma non sapeva bene chi. Il suo tocco era così sconosciuto ma al contempo familiare.

"che-che ne dici se prendiamo qualcosa da bere?" propose.

"ottima idea" disse Devon avviandosi verso lo stand delle bibite, prendendo un bicchiere di punch alla ciliegia, rosso come le sue labbra.

L'essere maldestro di Peter era onnipresente al che il ragazzo, puramente per sbaglio, fece cadere un po' del drink sul maglione di Devon.

"oddio, scusami tanto! Non volevo, credimi io-"

"va tutto bene, Pete" esordì la ragazza, andando verso i bagni, seguita da Peter. La ragazza si tolse il maglione, rivelando il top scollato nero che portava. Peter deglutì alla vista del suo corpo sinuoso.

La ragazza iniziò a pulire il maglione utilizzando acqua e sapone al che in un attimo la macchia si tolse.

"grazie ancora per avermi aiutato l'altro giorno, adesso capisco meglio gli argomenti nuovi" disse Devon con il sorriso sulle labbra.

"non c'è di che, Dev, sai che sono sempre qui quando hai bisogno"

"grazie" si limitò a dire la ragazza, lasciandogli un bacio sulla guancia al che Peter si irrigidì.

Si sentiva di nuovo un ragazzino.

UNDER MY SKIN - spider-man Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora