Luce

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Aren dormì nella mia stanza, quella notte.
In realtà passammo tutto il tempo a parlare di miti vichinghi, ridere e tirarci cuscini.
Tentammo di ballare ancora, ma eravamo così stanchi e scoordinati che decidemmo di arrenderci.
Per fortuna Claire non c’era: probabilmente era con James, a bere o fare chissà che cosa.
Alla fine ci ritrovammo sdraiati sul letto, mezzi addormentati, mentre cercavamo di intrattenere una conversazione (con scarsi risultati).
«Aren? Sei ancora sveglio?»
«Mhmh?»
«Sai che non dovresti essere qui, vero? Se scoprono che non sei nella tua stanza...»
«Non preoccuparti, Lys. Vado via prima dell’alba. Che ore sono?»
Guardai l’orologio: «Sono le due.» Sbadigliai.
«Va bene, dormiamo un po’ e poi vado.» Disse, mentre giocava con i miei capelli. Mi addormentai poco dopo, ero troppo stanca.
Per la prima volta dopo tanto tempo, dormii per più di due ore consecutive. Mi svegliai alle sette, più riposata del solito. Aren era già andato via, ma aveva lasciato un biglietto, piegato in due, sul comodino: “Buongiorno principessa!” Sorrisi e lo aprii.
“Volevo salutarti prima di andare, ma sei troppo carina mentre dormi e ho preferito non svegliarti.
Spero che tu abbia riposato bene, Lys.
Il tuo Occhio di Falco♡”
Il modo migliore per iniziare la giornata. Ripiegai il foglietto, sorridendo, e lo misi nel cassetto.
Notai che Claire non era ancora tornata.
“Speriamo che non finisca nei guai” pensai.
Misi la mia divisa e, dopo aver sistemato i capelli in un mezzo codino, andai a fare colazione.
Allo stesso tavolo di sempre trovai Aren e Loki, che parlavano animatamente.
«Cioè non avete fatto niente? Ragazzo mio ma sei scemo? Neanche un bacetto? Andiamo!»
«Non sono affari tuoi, Burlone!»
«Dovresti assistere ad un corso avanzato su come corteggiare una donn-Oh buongiorno, ragazzina!»
Il dio mi rivolse un sorriso innocente.
Aren alzò lo sguardo e sorrise, imbarazzato:
«Buongiorno di nuovo, principessa»
Presi posto e sorrisi: «Buongiorno di nuovo, mio principe.»
Loki sgranò gli occhi: «Cosa mi sono perso? Hai cominciato anche tu con i soprannomi smielati? Che le norne mi assistano»
Entrambi gli rivolgemmo un’occhiataccia.
«Buongiorno anche a te, Burlone melodrammatico.»
«Io non sono melodrammatico. Siete voi che vi comportate come due piccioncini innamorati. Ma devo dire che non mi dispiace del tutto.»
«Credevo che tu non fossi un fan dell’amore.» Disse Aren, dopo aver bevuto un po’ del suo caffè.
«No infatti. Ma per voi potrei fare un’eccezione. Comunque sbrigatevi, andate a studiare. Che materie avete, ora?»
«Astronomia.» Rispondemmo, insieme. Ci guardammo, confusi. Era la prima volta in cui ci capitava di assistere alla stessa spiegazione.
Loki sembrava perplesso quanto noi, poi un ghigno comparve sul suo volto: «Che coincidenza divertente. Beh, cosa state aspettando? Muovetevi!»
Ci incamminammo, salutanto il dio, che ci guardava ancora sorridendo.
La lezione si sarebbe tenuta nell’osservatorio della scuola. Si prevedeva un’eclissi solare, quel giorno.
La stanza era dotata di una cupola totalmente in vetro, provvista anche di filtri solari che permettevano di ammirare meglio l’eclissi.
Fu uno spettacolo stupendo. Mentre ero incantata ad osservare il sole che pian piano si riduceva ad uno spicchio, Aren mi abbracciò da dietro. Era meravigliato tanto quanto me, i suoi occhi azzurri brillavano, anche se la luce solare era scarsa.
«La luna è bella, vero?» La domanda mi colse di sorpresa. Non si vedeva molto bene, tuttavia concordai con lui.
«Sì, è molto bella.»
Ci guardammo negli occhi per qualche secondo.
Lui sorrise e, come sempre, mi ritrovai a sorridere anche io.
Continuammo ad ammirare quello spettacolo, ancora abbracciati.
Decidemmo che quella sera saremmo andati alla torre di astronomia, per vedere il paesaggio di notte.
Il resto della giornata passò molto in fretta. Il pomeriggio, al bar, discutemmo su quali fossero le nostre stelle preferite.
Entrambi concordammo su una in particolare, Sirio: la più luminosa nel cielo.
«Sai che i vichinghi la chiamavano Lokabrenna?» Disse Aren, sorridendo.
«Davvero? Che significa?»
«Bruciata da Loki. Perché è la più splendente.»
Avrei chiamato i suoi occhi, così. Poi mi ricordai che il mio soprannome significava luce, e cercai di non arrossire.
«Concordo su tutto. Bel nome ovviamente, anche se non ho bruciato quella stella.» Il dio si aggiunse alla conversazione, visibilmente ubriaco.
Aren roteò gli occhi: «Certo che non l’hai bruciata Burlone, è una metafora. Hai di nuovo esagerato con il vino?»
«No, sono tornato dal mio amato idromele. Non sono un grande fan dell’amore, ma faccio due eccezioni: voi e l’alcol. A proposito, vado a prenderne altro. Voi preparatevi per il ballo, susu!»
Il Canto d’inizio sarebbe stato il giorno dopo ma, ubriaco com’era, probabilmente non ci fece caso. Il sole era ormai tramontato da qualche ora, così ci incamminammo verso la torre di astronomia, salutando nuovamente il dio alcolista.
«Ma tutto quell’alcol non può fargli male?» Chiesi ad Aren.
«È un dio, non ne risente in modo significativo. Certo, la quantità che consuma in una sera probabilmente farebbe fuori un essere umano o, per lo meno, lo manderebbe in coma etilico. Ma lui starà bene, fidati.»
Arrivammo alla porta d’accesso alla torre. Stranamente, era aperta. Alzammo le spalle e, senza pensarci troppo, entrammo. Le scale, a chiocciola, erano tante e Aren saliva abbastanza velocemente e con facilità. Io non possedevo questa capacità e infatti, dopo poco, ero già esausta. Lui iniziò a ridere.
«Andiamo, Lys! Non dirmi che sei già stanca!»
Lo guardai, imbronciata.
«Si, non potresti andare più piano, Usain Bolt?» Risposi, affannata.
«Esagerata! E poi il melodrammatico sarei io!»
Per fortuna rallentò e, dopo qualche minuto, arrivammo in cima. La vista era mozzafiato.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal cielo. Ero così meravigliata da non accorgermi nemmeno che Aren non stava guardando il panorama, ma me.
«Cavolo, non riesco a vedere le stelle!» Disse lui, sorridendo.
«Ma che dici, sono lì.» Le indicai, trattenendo una risata.
«Io non le vedo. La tua luce è così potente da oscurare la loro.» Stringeva gli occhi, facendo finta di non vedere nulla.
Risi, dandogli un colpetto sulla spalla.
«Non le vedi perché i tuoi occhi brillano di più.» Risposi, arrossendo.
Sorrise ancora di più e mi avvicinò a lui,  prendendomi per i fianchi.
«Forse quel Burlone ha ragione, siamo troppo smielati.» Sussurrò.
Iniziai a giocare con i suoi capelli, scompigliati dal vento.
«Può darsi.»
Eravamo sempre più vicini, i nostri nasi si sfioravano. Sentivo le farfalle nello stomaco.
Ma il verso di un corvo, che volava intorno alla scuola, ci riportò alla realtà: «Cra. Cra. Chi va là?»
Se ci avesse visti, Odino avrebbe scoperto che eravamo lì, ed era proibito salire sulla torre di astronomia senza permesso.
Ci guardammo negli occhi, sorridendo.
Aren mi prese per mano e cominciammo a correre, giù per le scale. I suoni delle nostre risate, che tentavamo inutilmente di nascondere, ci accompagnarono tutto il tempo. Arrivati alla porta ci mancava il fiato, era da tanto che non mi sentivo così.
Arrivammo velocemente nella mia stanza e chiudemmo la porta. Ridevamo ancora.
Claire era sul suo letto, a leggere, con una maschera per viso rosa in faccia e una fascia per capelli dello stesso colore.
Quando ci vide, sollevò un sopracciglio.
«Guarda un po’ chi si rivede. Vi sembra questo l’orario di tornare? Sapete che giorno è domani?»
Incrociai le braccia, cercando di placare la mia risata.
«E tu dove sei stata? Non ti ho vista oggi a lezione.»
«Oh invece c’ero. Soprattutto all’osservatorio, nell’ora di astronomia. Non mi hai notata perché eri distratta da qualcuno.» Guardò Aren, che sorrise leggermente, soddisfatto. Poi continuò, dopo aver preso il suo cellulare: «Vi ho fatto anche una foto!» Disse, sorridendo.
Lo ammetto, era bellissima. L’aveva scattata mentre Aren mi stava abbracciando da dietro. L’eclissi, che si intravedeva dalla cupola di vetro, faceva da sfondo.
«Sei una brava fotografa, Miss Gossip Girl. Me la invii?»
Gli diedi uno schiaffetto sul braccio, ridendo.
«Ehi! Guarda che stiamo bene.»
«Già, hai ragione. La invii anche a me?»
Aren mi scompigliò i capelli. «No a te non la invierà.»
«E perché?»
«Perché non può essere lo sfondo di entrambi i telefoni!» Rispose, sorridendo.
«E chi ti dice che la metterei come sfondo?»
«Il sorriso che mi stai rivolgendo ora. Ti tradisce, sai?»
«Forse un po’.»
Lo sguardo di Claire era sempre più curioso.
«Dove siete stati, piccioncini?»
A quanto pare Loki aveva influenzato anche lei.
«Alla torre di astronomia» Risposi. «E tu?»
«Niente di che, sono stata con James. Ma adesso è l’ora del mio sonno di bellezza, domani devo essere perfetta!»
Si tolse la maschera per il viso e ne indossò una da notte, ovviamente rosa.
«Non fate troppo rumore, buonanotte!»
«Buonanotte, Claire!» Dissi.
«Notte.» Rispose Aren.
Stesi sul mio letto, parlammo per ore. Di ciò che era successo sulla torre, di come il corvo avrebbe potuto vederci, della luna e delle stelle.
«Lo sai com’è stato creato il cielo, secondo la mitologia nordica?»
«So solo che somiglia ai tuoi occhi.»

Ringrazio tutti i lettori!
Spero che la storia vi stia piacendo.
Se avete qualche consiglio, non esitate a scrivermi!
Maira




Evara - Il dono di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora