Hennessy and night.

6. Felicità?

La pista da ballo era piena di persone, Jimin e Yoongi si fecero strada tra la folla difficilmente. Trovato un po' di spazio, i due iniziarono a muoversi non lasciandosi mai la mano, eppure mantenevano le distanze. Un conto era ballare con Taehyung, un altro era ballare con un ragazzo conosciuto solo il giorno prima. La testa di Jimin iniziò a riempirsi di pensieri, sentiva una morsa allo stomaco. Smise improvvisamente di ballare e il suo sguardo era perso nel vuoto.

"Jimin? Ci sono io con te, nessuno può farti del male." gli sussurrò Yoongi dolcemente, tenendogli la mano e passandogli le dita sulle nocche. Non ricevendo alcuna risposta, gli prese il viso tra le mani a coppetta, erano vicinissimi "Va tutto bene." disse ancora.

Gli occhi di Yoongi erano fissi su Jimin, che a quel tono di voce fermo e rassicurante alzò lo sguardo, che si andò ad incastrare con quello del ragazzo di fronte a lui.

Jimin sentì di colpo un senso di pace e una sicurezza che non si aspettava di provare. Cosa gli stava facendo Yoongi?

Annuì e d'istinto lo abbracciò, affondò il viso nell'incavo del suo collo e respirò il suo profumo. Non esisteva niente di più dolce al mondo.

Yoongi ricambiò subito quel caldo abbraccio. Successivamente gli prese la mano, l'altra sua mano si posò sul fianco di Jimin e iniziarono a ballare un lento. Jimin ridacchiò pensando a quanto bizzarra fosse quella situazione. Stavano ballando un lento in una discoteca, eppure lo assecondò.

"So che non mi conosci, so che ti sembra tutto assurdo, ma voglio che tu sappia che puoi contare su di me." il tono di voce di Yoongi era di nuovo rassicurante, e Jimin sembrò credere un po' di più alla possibilità che, magari, anche lui potesse trovare la sua piccola felicità.

"Grazie, davvero. E no, niente di tutto questo mi sembra assurdo, anzi. Mi sembra tutto così..." prese una pausa, fece un respiro profondo "Giusto." continuò.

Yoongi spostò la testa e cercò lo sguardo di Jimin, che nel frattempo aveva alzato il capo in direzione dell'altro. Si guardarono per secondi infiniti e Yoongi sorrise. Il ragazzo dai capelli rosa non ci vide più, voleva baciare quel sorriso con tutto sé stesso.

Jimin spostò lo sguardo sulle labbra dell'altro ragazzo, erano belle quanto lui "Posso?" chiese timidamente.

"Non devi nemmeno chiedere." e così Yoongi avvicinò di più il suo viso a quello di Jimin, fino a che le loro labbra non si sfiorarono. Le labbra piene e carnose di Jimin erano così diverse da quelle piccole e sottili di Yoongi, tuttavia erano un incastro perfetto.

Fu un bacio casto, fatto di sole labbra, eppure le emozioni che provavano entrambi erano fortissime. Si sorrisero, ancora così vicini.

"Hey! Piccioncini!" la voce acuta di Taehyung li interruppe proprio in quel magico momento, e i due ragazzi lo stavano maledicendo silenziosamente.

"Tae, sempre nei momenti meno opportuni, mh?" borbottò Jimin.

Il suo amico gli si avvicinò, lo abbracciò forte "Ti meriti un po' di pace, Mimi. Goditela." gli sussurrò all'orecchio.

E questa volta Jimin si convinse. Doveva lasciare il passato alle spalle, doveva lasciare Minho al passato, non doveva avere più paura. Aveva i suoi amici, aveva Yoongi. Tutto sarebbe andato per il meglio. Poteva essere felice di nuovo.

Taehyung si allontanò subito dopo aver detto quella frase a Jimin, con la scusa che Jungkook lo stesse cercando.

"Cosa ti ha detto?" chiese Yoongi.

"Vuole che io sia felice." gli rispose con gli occhi lucidi.

"Lo voglio anche io, Jimin. Non so cosa sia successo con Minho, ma la vedo la paura nei tuoi occhi e-"

"Te ne parlerò, promesso. Voglio che tu sappia. Sono convinto che il tuo arrivo sia un segno del destino, per convincermi a credere che io possa tornare a stare bene." lo interruppe Jimin, aveva ripreso la mano di Yoongi e la teneva stretta tra le sue "Grazie." disse sottovoce.

"Non c'è bisogno di ringraziarmi. Sarò con te, quando e come vorrai." lo rassicurò ancora una volta. Jimin annuì e gli baciò il dorso della mano. Si trovarono di nuovo a guardarsi, a sorridersi, a dirsi con lo sguardo che potevano contare l'uno sull'altro, sempre.