18. King

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38,7.
Accidenti!

Mi butto sul letto sfinito, come un soldato colpito sul campo di battaglia.

Mia sorella Phebe arriva in mio soccorso con del paracetamolo e una bottiglia d'acqua.
Le rivolgo uno sguardo carico di gratitudine.
È la più piccola, ha sei anni meno di me, otto meno di Nathan.

Entrambe le mie sorelle sono oggettivamente molto belle, ma lei alta e slanciata è la vera star della famiglia.
Ha ereditato gli occhi azzurri di mamma come me, ma ha lineamenti molto più delicati e definiti dei miei e degli altri miei fratelli, dei biondissimi capelli lunghi e setosi, una pelle di porcellana e un sorriso praticamente perfetto che non risparmia di donare a chiunque. L'aspetto esteriore combacia con quello interiore, è una ragazza molto solare e serena, semplice ma intelligente. Tra i miei fratelli è quella con cui mi intendo meglio, ci capiamo al primo sguardo, anche senza parole.
È sempre stata bravissima a scuola al contrario mio, studia medicina e sono sicuro che farà grandi cose nella sua vita; sono orgoglioso di lei.
Mi guarda divertita "sei sicuro che non stai per morire?!"
Per tutta risposta ingoio la pastiglia e chiudo gli occhi sbuffando.
"Io e mamma stiamo andando da Paul e Nathan andrà a vedere la partita, se hai bisogno di qualcosa c'è Violet di sotto."
Si tappa la bocca per non farsi sfuggire una risatina ma gli occhi la tradiscono "c'è Noah con lei, gli dirò di non fare troppo rumore".
Non voglio neanche pensare se ci sia o meno un'allusione in quell'affermazione.
L'idea di essere k.o. mentre mia sorella è in casa insieme a un ragazzo con gli ormoni impazziti per cui non nutro particolare simpatia, fa aumentare la mia emicrania.
Mi giro sul fianco trascinandomi dietro il piumone fin sopra alle orecchie e brontolo in tono minaccioso "sarà meglio".
La sento ridere mentre richiude la porta alle sue spalle e ridiscende di corsa le scale.

La partita, maledizione.

Stasera giocherà la nazionale a Wembley, in una finale importante, e io avevo già acquistato il biglietto da tempo, programmando di andare a vederla insieme ai miei amici.
Si può essere più sfortunati di così?!
Gioca contro l'Italia, e mentre sento diventare le palpebre pesanti sorrido pensando alla mia nuova amica che in qualche posto lontano si starà preparando a vederla, sperando magari anche di vincere.

Mi sveglio due ore dopo in un bagno di sudore; sto decisamente meglio, credo che la medicina abbia fatto il suo effetto.
Sarà a causa della febbre o forse per l'ultimo pensiero rivolto alla sua squadra che ho sognato morbidi ricci scuri e bocche perfette color mattone: mentre cambio le lenzuola penso che ho una gran voglia di scriverle.
È passata poco più di una settimana dall'ultima volta che ci siamo sentiti, in occasione del mio compleanno.

" Ciao, che impegni hai stasera?" le invio velocemente il messaggio, e mi avvio verso la doccia.

Quando torno in camera trovo la sua risposta e vedo che è in linea, manca circa un quarto d'ora al fischio di inizio, accendo la tv e torno sotto le coperte.

" Maestà! immagino di avere i tuoi stessi impegni. Come stai? Hai preparato i fazzoletti per asciugare le tue regali lacrime?" accompagna il messaggio con una sfilza di bandiere italiane e delle coppe.

Povera illusa!

Sorrido, mi ha fatto tornare il buon umore.

"Quasi mi dispiace dirtelo, ma porteremo questa coppa a casa" la provoco.

" Non canterei vittoria troppo presto fossi in te..."

Oh, si invece... !!
"Sei a casa? Io sarei dovuto andare allo stadio ma sono così fortunato da aver beccato l'influenza. Sono a letto con la febbre, e la guarderò alla tv, solo ed abbandonato da tutti"

Vedo che sta registrando un audio.
" Ehi, che peccato, immagino quanto ci tenessi e mi dispiace che non ti senta bene... Hai fatto bene a stare a riposo, passerà più velocemente. Vuoi compagnia? Potremmo guardarla insieme in video chiamata se vuoi. Anche io sono a casa, però non sono sola.
Se ti fa piacere chiamami pure, sarà sicuramente divertente, prometto di non esultare troppo e di trovare le giuste parole di conforto per la vostra sconfitta."
Come osa? Mi fa ridere.

HIC IPSO TECUM (io qui con te)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora