Capitolo 8

48 6 2
                                    

No sé cómo ser yo mismo, si no estás al lado mío
Se harán largos estos meses, si no estás junto a mí
Y con esa sonrisa, que nunca se olvida, llegaste y te vi.
1

«In che senso l'hai voluta tu?» Igna si sposta la bimba sul fianco.
«Adesso non è il momento. Abbiamo una riunione!» Piero cerca di placare gli animi.
«Nono. La riunione è posticipata. Se permettete, visto che ci riguarda, io voglio delle risposte. E le voglio ora.» il tono gli si indurisce. Igna non ama parlare seriamente, non con questo tono, e quando lo fa la questione si fa seria.
«Va bene. Marti vieni con che ti faccio provare un nuovo giochino sul cellulare.» afferma Tia dopo essersi guardato intorno. Prende la sorellina e, insieme a Lucrezia, spariscono nella camera che li sta ospitando.
«Nel momento in cui siamo arrivati in Argentina non avevo la minima idea che lei lavorasse lì. Quando l'ho vista gestire gli imprevisti vari che accadevano con una freddezza e un'efficienza tale, ho ritenuto che potesse essere la persona più indicata per seguire il progetto delle puntate argentine.»
«E non hai pensato che avremmo avuto il diritto di saperlo? Di scegliere?» si infuria così tanto che mi fa chiedere il perché. Non mi sembrava gli dispiacesse gran che condividere il letto.
«Il mio lavoro è occuparmi di voi e del vostro lavoro. Era la persona più adatta a ricoprire quel ruolo. Fine.» la fa corta Barbara.
«Non capisco la storia della scommessa...» incrocio le braccia sul petto. Questa situazione non mi piace per niente.
«È una battuta che ci siamo scambiate con Barbara.» parla Caterina guardandomi dritta negli occhi.
«Su cosa?» Ignazio li guarda male tutte e tre.
«Ci siamo chieste se sareste arrivati vivi alla fine o vi sareste uccisi prima. Ma alla fine ci siamo trovate entrambe d'accordo che in un modo o nell'altro sareste riusciti a convivere civilmente da persone adulte, quali siete.»
«Io non credevo molto a questa cosa!» Michele ci guarda...
«Ragazzi era uno scambio di battute senza malizia.» Caterina ci sorride.
«È tardi! Andiamo in riunione.» Piero freme per questa riunione.
«Andiamo in sala.» Ignazio se ne va verso il salotto ancora stizzito.
«Certo che lo potevi fare un po' meno permaloso eh.» sbuffa Gianluca verso Caterina scatenando la sua risata.
«Vai, prima che Piero vi ci trascini per i capelli.» con un sorriso caldo e materno lo manda in sala.
«Io devo preparare i bagagli. Stasera abbiamo l'aereo.» mi congedo anche io, non mi va di rimanere da sola con Caterina. Ho bisogno di mettere in ordine i pensieri.
«Va tutto bene Asia? Se è per la scommessa, non volevamo assolutamente mancarvi di rispetto...»
«No, tranquilla. La scommessa non c'entra niente. E nemmeno il fatto che Barbara sia andata direttamente dal mio capo.»
«Posso aiutarti con i bagagli?» chiede gentilmente, con un sorriso quasi timido.
«Non c'è bisogno che ti disturbi.»
«Non è un disturbo. Lo faccio con piacere. Aiuto sempre anche Ignazio.» annuisco e insieme andiamo nella camera di Ignazio.
«Grazie.» mormoro.
«Figurati.» sorride ancora. «Ci sei rimasta male per come ha reagito Ignazio?»
«No, figurati.» mento spudoratamente.
«Ti si vede in faccia Asia. Parola dopo parola il tuo viso si scuriva.»
«Non è che ci sono rimasta male, però ha parlato come se gli avesse fatto schifo...» mi blocco, quando mi rendo conto che stavo per ammettere quello che è successo tra noi in America Latina.
«Venire in camera tua tutte le notti?» fa un piccolo sorriso, rispettoso, come del resto lo è lei.
«Lo sai?»
«Lo sappiamo tutti.»
«Già... non stavo ripensando alla litigata che abbiamo avuto prima di andare via!»
«Lo sappiamo da prima di quella litigata.»
Cosa? Sgrano gli occhi. Non me lo aspettavo minimamente.
«Come...?»
«Come ce ne siamo accorti?» annuisco. «Non era difficile da capire. C'è sempre stata una tensione immensa che poi, improvvisamente, è scomparsa.» mi guarda in faccia. «Senza contare che Ignazio ultimamente è controllato a vista d'occhio e coccolato da tutti.»
«Coccolato lo è sempre stato ma, controllato... perché?»
«Perchè Gianluca e Piero quando è morto mio marito hanno visto un Ignazio che nessuno dovrebbe e vorrebbe vedere mai.» una smorfia di dolore le si dipinge sul viso.
«Che intendi?»
«Non è stato bene. Non mangiava, non dormiva, cercava persone a cui aggrapparsi per non crollare.»
«Io non lo sapevo...»
«Nessuno al di fuori da noi lo sapeva, anche se era intuibile.» piega una mia maglietta e la sistema nella valigia. «Non ha reagito così perché non voleva averti tra i piedi, anzi. Ma Ignazio deve avere tutto sotto controllo, e questo lo sai tanto quanto me, forse persino di più. Lo ha destabilizzato.»
«Lui deve controllare tutto, così può decidere quale emozione far vedere al mondo.»
«Esattamente e tu sei il suo punto fermo che si muove.»
«Che intendi?»
«Che lo destabilizzi, e lui destabilizza te. Vi distruggete e curate allo stesso tempo. Tu conosci le sue emozioni, e lui conosce le tue.»
«Io conoscevo le sue emozioni, e lui conosceva le mie.» mi soffermo sui verbi al passato.
«No Asia, continuate conoscere l'una le emozioni dell'altro.»
«Ha detto che non gli interessa che io sia in Argentina e lui in Italia.»
«Sareste proprio una bella famiglia.» continua a piegare i vestiti. «E il modo se si vuole trovare, si trova.»
«Ma le mamme non dovrebbero essere gelose dei figli maschi? Tu mi spingi tra le sue braccia.»
«Io sono una mamma che vuole vedere il proprio figlio felice e che ad accompagnarlo sia una persona per bene. Voglio vederlo felice e innamorato. E mi piacerebbe tutto questo anche per te.»

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora