Una figura incappucciata sgattaiolava silenziosa lungo i corridoi deserti del castello di Somprion. Di tanto in tanto si appiattiva contro le pareti di ghiaccio e si metteva in ascolto: sembrava non esserci anima viva. Era presto. Il sole doveva ancora sorgere e c'era tutto il tempo perché la misteriosa figura facesse quello che doveva. Con passo affaticato salì l'ampia rampa di scale coperta da un sontuoso tappeto verde e raggiunse la grande porta di legno scuro a doppio battente. La spinse con una mano, ma riuscì ad aprirne poco più che uno spiraglio, appena sufficiente per far scivolare all'interno la sua figura. La stanza era enorme, perfettamente circolare e tappezzata di libri in ogni angolo. Ogni cosa era avvolta dal manto grigio delle ultime ore della notte e solo una piccola luce si muoveva incerta lungo uno dei piani della libreria. La figura incappucciata, conosciuta anche con il nome di Josephine, si avvicinò all'esile creatura alata prendendola per le ali.
《Non ti permetterò di rubar...》non le lasciò nemmeno il tempo di finire la frase che la scaraventó fuori dalla finestra.
Inutile pixie non poté far a meno di pensare Josephine che, nel frattempo, si era fiondata sui libri alla ricerca di quello che permetteva l'entrata nella sala dove era contenuto il Libro delle Quattro Terre Ignote. Si tolse il cappuccio sentendo già in lontananza le guardie reali venirle incontro. Erano state chiamate dalla pixie che era stata buttata fuori dalla finestra. Toccò la superficie metallica di un apparente libro e lo spostò tirandolo verso di lei.
Bingo
Un lato della parete si mosse andando indietro per poi spostarsi lasciando aperto un passaggio completamente in pietra. Alzò una mano evocando una piccola fiamma che andò ad illuminare l'intera scala. Entrò e tirò una leva in modo che la parte di libreria ritornasse al suo posto come se niente fosse. Anche con l'altra mano evocò un altro fuocherello per illuminare le scale a chiocciola. Sentendo l'esercito reale irrompere nella sala circolare, Josephine scese le scale più velocemente cercando di riuscire a rubare il libro. Grazie ad esso sarebbe riusciuta a trovare le quattro terre sospese in aria per appropriarsi dell'enorme ricchezza che si celava nelle profondità del territorio. C'era una leggenda che raccontava di quelle terre ed era narrata nel grande libro che cercava di rubare. Parlava di una giovane donna dai grandi poteri...Ella viveva in queste terre, nella città di Solgromich. Era di una straordinaria bellezza e apparteneva ad una famiglia di nobili origini. Era la primogenita di una delle più importanti famiglie che governavano, non solo la città, ma l'intera Terra del fulmine. Quelle quattro terre erano, infatti, chiamate: Terra dell'Acqua, Terra del Fuoco, Terra dell'Aria e Terra del Fulmine.
Lei aveva il potere di governare uno dei quattro elementi: la terra. Amava alzare ed abbassare il terreno, costruire modellini di terra, passare il tempo a giocare con le sorelle che governavano gli altri tre elementi.
Ma un giorno incontrò la ragione della sua sventura.
Eppure amava così tanto la sfortuna che le era capitata.
Si era innamorata di un uomo che incontrò sotto un ciliegio in fiore. Tra i due fu subito amore ma non tutto dura per sempre.
L'uomo che aveva rubato il suo cuore era andato in guerra. Era scoppiato un conflitto tra le quattro terre per impossessarsi dell'enorme tesoro che giaceva nel sottosuolo, nell'esatto punto in cui i confini delle quattro terre terminavano.
Il denaro aveva distrutto il suo amore.
Quell uomo morì in battaglia e la giovane donna fu promessa in sposa ad un cavaliere di drago, uno di quegli esponenti che avevano causato la guerra.
Per la rabbia, per il dolore e per la frustrazione scappò rifugiandosi sotto l'enorme ciliegio che ormai non aveva più nemmeno un fiore tra i suoi rami.
Accecata dal dolore appoggiò le mani sul ciliegio decidendo di far innalzare le terre che le avevano fatto passare quell atroce lutto.
I nostri popoli aspirano al potere? Allora io li farò innalzare.
Questi furono gli ultimi pensieri che le passarono per la mente.
Le sue mani cominciarono ad immergersi nella corteccia del ciliegio. Infatti aveva fatto un patto con quell albero: in cambio della sua vita espresse il desiderio di uccidere tutta la popolazione che abitava quelle terre. E così fu. Le terre si innalzarono, una forza gravitazionale proveniente da quell albero riuscì a farle rimanere sospese in aria.
E tutti, bambini, donne, uomini, animali vennero spazzati via dal dolore di quella donna.
Ma nessuno era riuscito a prendere il tesoro custodito nei sotterranei delle terre, ormai protetto dalla forza enorme dell'albero.
Solo una famiglia era scampata al genocidio.
Si trovava nelle Terre oltre Oceano.
Ora, la terra da noi conosciuta.La storia di quella donna aveva sempre affascinato Josephine che si ripromise di arrivare nelle Quattro Terre per portare un fiore all'albero di ciliegio. Ovviamente una volta lì avrebbe fatto anche una visitina al tesoro sotto la terra, ma non se ne sarebbe impossessata come potevano credere in molti. L'avrebbe bruciato, distrutto, in modo che la ragione del dolore di quella povera fanciulla potesse abbandonare per sempre quella terra.
Arrivata alla fine della scala lo trovò. Era riposto sopra una colonna, protetto da un sigillo della luce. Josephine posò la mano sulla colonna cominciando a riscaldare e a sciogliere la materia di cui era composta. Il sigillo venne spezzato e il libro cadde per terra. Proprio in quel momento le guardie reali irruppero nella stanza buia e angusta tirando una freccia che avrebbe dovuto trapassarle la testa ma che si conficco in un buco che si trovava tra due pietre.
《Allontanati dal libro, ladra!》urlò colui che aveva tirato la freccia. Mi girai guardandolo in faccia. Gli sorrisi prima di fare una giravolta per ereggere un muro in fuoco.
《Governatori dell'acqua!》disse una delle guardie. Josephine mise una mano sulla pietra liscia e fredda cercando di scioglierla il più in fretta possibile mentre con l'altra raccolse il libro che subito dopo nascose all'interno della tasca che si trovava nel suo mantello. Ma i governatori dell'acqua spensero il fuoco. Alcune delle guardie riuscirono ad entrare all'interno del secondo anello di fuoco che eresse. Una guardia le puntò al collo una spada per provare ad ucciderla, ma lei gli pestò il piede e con una gomitata gli fracassò una costola facendolo cadere per terra. Con una palla di fuoco riuscì a colpire una guardia che si accasciò a terra attaccato dalle fiamme. Un ragazzo la immobilizzò. Non riuscì a liberarsi con le mani, ma provò a bruciargli la carne.
Niente, era un governatore dell'acqua. Provò a dimenarsi ma lui era molto più grande e grosso di lei. La buttò tra le fiamme da lei stessa create, e nella caduta, il libro scivolò dal suo mantello per poi cadere tra le fiamme accese. Il suo corpo, agli occhi degli altri, fu divorato dal fuoco. Il libro ormai era perso per sempre nonostante i ripetuti tentativi da parte dei governatori dell'acqua che spensero le fiamme. Il libro non era altro che un ammasso di cenere.
Ormai tutto era finito.
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Il corpo senza vita di Josephine era stato seppellito in un cimitero lì vicino.
Stolti!
Coloro che l'avevano seppellita non avevano controllato che quello fosse il vero corpo di Josephine.
Prima di cadere nel fuoco Josephine creò intorno a se una barriera di fuoco, e quando arrivò il momento opportuno per scappare, sostituì il suo corpo con un manichino fatto di cenere e di fuoco che sarebbe durato poco più di 48 ore. Poi scappò attraverso l'apertura che aveva fatto attraverso il muro.
In mano aveva il libro delle Quattro Terre Ignote. Quello che era bruciato era la copia che aveva preparato per sostituirlo con il libro reale.
Josephine aveva pensato a tutto.
La sua intelligenza aveva preso in giro un intero esercito.
Ora si trovava a Dumbion ed era in viaggio per arrivare alle Quattro Terre Ignote.