(17) Thomas non è il mio ragazzo

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Quel pomeriggio avevo deciso di uscire a fare una passeggiata, visto che ormai le pareti di casa mia mi stavano opprimendo.

La neve cadeva e ricopriva tutto il paesaggio circostante. È incredibile come questa sostanza bianca riesca a nascondere tutta la sporcizia e la tristezza e renda i luoghi più tetri così puliti, li fa sembrare posti angelici. È come un battesimo dal cielo che arriva purifica e ogni cosa e ogni persona, a togliere i peccati dell'umanità. Il bianco candido che scaccia tutto il nero procurato dallo smog, l'errore dell'uomo.

Rendeva tutto così bello eppure il peccato era lì, ben nascosto sotto migliori spoglie. Per quanto ne sapevo la gran parte delle volte era così, gli assassini più spietati sono sempre i meno sospettabili. Chi va a sospettare dell'angelica sorella quando la vittima ha un fidanzato motociclista? Magari il motociclista che spaventa tutti in realtà ha un animo dolce e sensibile.

Thomas era con me quel ragazzo, si mostrava duro e scontroso per allontanare tutti da lui, quando invece era solo una maschera per non mostrare le sue paure e le sue debolezze.

Thomas... Chissà come stava.

Era passata una settimana da quando Winston mi aveva chiamato e Zart aveva risposto al posto mio. L'avevo chiamato il giorno seguente e dopo un po' di banali chiacchiere su come se la passasse, mi disse il vero motivo della chiamata, ossia Thomas. Un po' l'avevo sospettato, visto che zart l'aveva menzionato facendomi prendere un infarto.

Winston era preoccupato per lui, da quando era partito non rispondeva alle sue chiamate e ai suoi messaggi. Mi raccontò che una volta aveva anche chiamato a casa sua e aveva risposto sua mamma, gli disse che sì, Thomas era a casa, e questo in parte l'aveva sollevato, ma che non usciva mai dalla sua camera. Ciò era insolito perché, normalmente, per evitare la sua famiglia thomas trascorreva tutto il tempo fuori casa, non al suo interno; poi Winston aggiunse che in ogni caso di solito passava quasi interamente le vacanze a lamentarsi al telefono con lui, mentre adesso non rispondeva neanche ai suoi messaggi. Mi disse che sospettava ce l'avesse con lui per il fatto che lo aveva un po' trascurato per stare con minho e mi chiese se ci potessi parlare io, visto che avevamo legato molto.

lo, in imbarazzo, non sapendo bene che cosa inventarmi gli dissi che non avevo il suo numero di telefono, che poi era vero.

Lui non me l'aveva mai dato e io non avevo mai avuto il coraggio di chiederglielo. Non che mi servisse a molto comunque, lo vedevo sempre ed era in camera con me.

La mia scusa però non resse a lungo, visto che Winston si offrì gentilmente di darmelo.

Era passata una settimana ed io non avevo ancora utilizzato. Non sapevo bene cosa dirgli, come iniziare un discorso, ma oggi era il 24 dicembre, la vigilia di Natale o forse, per meglio dire: era il compleanno di Thomas. Quale scusa migliore se non quella di chiamarlo per fargli gli auguri?

Mi sedetti su una panchina con il cellulare in mano, indeciso sul da farsi. Continuavo a fissare lo schermo, poi presi un respiro profondo e premetti su quel "chiama" sotto il contatto "thomas 💙".

Tuu... tuu...

Aspettavo trattenendo il fiato, dopo tanto tempo avrei risentito la sua voce.

Tu... tu...

E se mi avesse sbattuto il telefono in faccia?

Tu... tu...

Non rispondeva... Perché non rispondeva? Forse avrei dovuto aspettarmelo visto che dopo tutto non rispondeva neanche a Winston, che era il suo migliore amico.

Tu... tu...

Che sciocco che ero stato. Era ovvio che non mi avrebbe risposto.

Tu... tu...

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