Capitolo 68-Jess

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"Se metti troppa sabbia non puoi fare il castello! Devi usare le giuste quantità di acqua e sabbia altrimenti crollerà tutto! Ci sarà mai una volta che lo capirai?". Emma guarda a braccia conserte Benny che distrugge i castelli che ha appena costruito. "Vedi? Così finirai per rovinarli!".
"E qual è il bello se no? Distruggere tutto...", Ben ride facendo indispettire ancor di più Emma.
"Sei il solito!".
"Ma mi vuoi bene, è questo il bello".
"Purtroppo è così ma non approfittartene!", Em lancia una paletta verso il castello che Ben ha appena fatto e scappa via verso la riva del mare.
Lui la guarda allontanarsi ridendo, sa che lo merita in fondo. Sposta la paletta e ricomincia a fare un altro castello.
E' come un rituale da quando eravamo bambini, andare in spiaggia e vedere Emma e Ben litigare per degli innocui castelli di sabbia. La cosa divertente è che Emma non la smetterà mai di prendersela davvero nonostante adesso siamo molto più di semplici bambini che giocano spensierati al mare.
Vado a sedermi accanto ad Emma. L'acqua fresca del mare di Agosto mi sfiora le gambe facendomi venire la pelle d'oca. Sono le cinque passate e tra poco dovremo rientrare, io e i miei amici trascorriamo la maggior parte delle nostre vacanze estive qui, nella casa a Saint James dei genitori di Mia e devo dire che non mi dispiace affatto allontanarmi dalla monotonia di casa mia. Papà è sempre a lavoro e mamma nemmeno per sogno mi porterebbe in vacanza al mare, per non parlare di mio fratello... Da quando Garret studia per entrare in polizia non c'è per nessuno.
"Guarda...", Emma mi indica qualcosa lì in fondo, "Quelli sono dei pesci. Papà mi dice sempre che il mare è pieno di pesci, è la loro casa".
Guardo verso la sua direzione e mi accorgo che ha ragione. Proprio laggiù ci sono dei piccoli pesci che saltellano sull'acqua. "Sono bellissimi".
"Ci pensi Jess?".
"A cosa?".
"A voler essere liberi di saltare come quei pesci. Non tutti lo siamo, e non va bene", mi dice imbronciata. "Dovremmo essere in grado di essere quel che siamo, semplicemente". Si gira e guarda Ben, adesso capisco a che cosa si riferisce.
"Lo so... Ma noi quattro siamo indistruttibili no?".
"Sì, certo ma... E' la seconda volta che va via di casa in un mese ed io non so più che dire a mamma quando mi chiede che sta succedendo con la famiglia di Ben. Lui sta soffrendo Jess e noi dovremmo fare qualcosa".
"Più di quello che stiamo già facendo? Em dovrebbero essere gli adulti a pensare a noi, non il contrario".
"E' solo che... Vorrei che fossimo sempre felici".
"Lo siamo e, poi, quando siamo insieme siamo una forza!".
"Ma guardaci adesso... Tra poco inizierà il liceo e non so se...".
"Ehi...", prendo le sue mani nelle mie, "Guardami... Non accadrà niente di male fin quando saremo insieme e, anche se fosse, riusciremo ad affrontare tutto come sempre".
"A volte penso a come saremo da grandi... Se raggiungeremo tutti i nostri obiettivi, se saremo felici, se saremo ancora amici o... A chi saremo davvero".
"Cosa?! Non so se raggiungeremo i nostri obiettivi o se saremo felici ma ti assicuro che saremo amici e il nostro legame sarà ancora più forte, così forte che sarà incredibile".
"Tu credi Jess? Non ci succederà mai niente di brutto?".
"Non lo credo, ne sono sicura".
"E faremo sempre quei castelli di sabbia? Anche quando saremo grandi?".
"Beh... Quella è più una cosa tua e di Ben, è dalle elementari che fate questa specie di guerra estiva". Ridiamo spensierate mentre continuiamo a guardare quei pesci che saltellano laggiù in fondo sul mare.

Il ricordo lontano dell'estate prima dell'inizio del liceo si fa strada nella mia mente così, all'improvviso. Ripenso a quella promessa che ho fatto ad Emma, sì perché per me era una promessa. Ed è stato così, per tutto questo tempo, per tutti questi anni siamo stati sempre e solo noi quattro e ne abbiamo passate tante, ma siamo stati anche un po' dei sopravvissuti in qualche modo. Un problema di uno era il problema di tutti, la morte di mio padre, gli infiniti scontri tra Ben e il suo riguardo la sua omosessualità. Mia è sempre stata quella leggera del gruppo, quella spensierata, capace di rendere semplice anche qualcosa di complicato. Riusciva ad attutire il colpo e un problema con lei non era più un problema, piuttosto era un punto in più dal quale ripartire. Ed Emma... Lei era quella più ragionevole del gruppo, metteva ogni cosa al suo posto. La più ordinata, direi che seguiva quasi uno schema per tutto e se mai qualcuno avesse intaccato i suoi piani sarebbe stata capace anche di impazzire. Era maniacale, voleva tutto alla perfezione, era tutto calcolato e questo era uno dei motivi dei suoi continui litigi con Mia che, al contrario, ha sempre vissuto la sua quotidianità senza seguire le regole. Ma Emma era quella che ha sempre dimostrato di più, quella che teneva fin troppo alla nostra amicizia. E anche quella che aveva la risposta giusta al momento giusto e, proprio adesso, sarei io ad aver bisogno di sentirmi dire la cosa giusta.
"Ho fatto del tè caldo...", Mia poggia nervosamente le tazze sul tavolo del mio studio.
"Sono le cinque del mattino e non c'è ancora nessuna notizia", Ben guarda l'orologio e fuori dalla finestra. Va avanti e indietro per tutta la stanza.
"Vi avevo detto di lasciarmi andare! Io dovrei essere lì fuori a cercarla!".
"Jess...".
"Cosa?! La mia migliore amica è lì fuori da qualche parte e non abbiamo notizie da ore! Magari starà cercando di mettersi in contatto con noi...".
"Devi provare a mantenere la calma...".
"No Chris, Jess ha ragione. Dovrei essere anch'io lì fuori a cercarla! Cazzo... Ho paura che le sia successo qualcosa di brutto!". Eric si siede sul divano poggiando la testa sui palmi delle mani. Mi siedo accanto a lui mentre continuo a guardare il telefono di Emma.
"Sono sicuro che ci sarà una spiegazione plausibile...".
"Che spiegazione vuoi Ben? Si è allontanata per andare in bagno e non è più tornata. Per di più perché mai avrebbe dovuto lasciare il suo telefono sul pavimento del bagno?".
"Che cosa pensi?", Chris si avvicina sedendosi accanto a me.
"Penso che le sarà successo qualcosa e penso che devo andare lì fuori a cercarla". Mi alzo per uscire da casa mia ma Chris mi ferma. "Lasciami!".
"Jess, non è prudente andare lì fuori e sai già che cosa ha detto la polizia".
"Da quando dai ascolto a quello che dice la polizia?".
"Jess, ti prego...".
"C'è un tipo lì fuori che va in giro a fare scomparire ragazze e tu credi che io me ne starò ferma qui a non fare niente?!".
"Quello che credo è che dovresti dare retta a Garret e stare qui ad aspettare".
"Adesso pensi davvero a quello che dice mio fratello?! Da quando Chris?".
"Da quando ho deciso di proteggerti! Che cosa credi? Che non vorrei essere lì fuori anch'io? Proprio perché c'è uno psicopatico a piede libero dobbiamo restare qui e non posso permetterti di metterti in pericolo lì fuori!".
Resto in silenzio di fronte a Chris, la mia mente cerca di elaborare qualcosa ma niente... E' come se avessi un blocco che non mi permettesse nemmeno di pensare.
"Hai guardato il suo telefono?".
"Cosa?".
"Hai provato a sbloccarlo e a controllarlo?".
E' come se avessi appena avuto un'illuminazione dopo le parole di Chris. Illumino il display del cellulare di Emma e digito il codice di sblocco. "Non so... Che cosa faccio? Che cosa cerco?".
"Controlla gli ultimi messaggi, le ultime chiamate...".
Seguendo il consiglio di Chris apro WhatsAp e vedo che gli ultimi messaggi risalgono a ieri pomeriggio poco prima di vederci alla parata. Ci sono altre chat sempre di ieri ma niente che attira la mia attenzione. Ma quando arrivo al registro chiamate vedo qualcosa di strano. "Qui dice che mi ha telefonato intorno alle tre e dieci di questa notte...".
"Che vuoi dire?", Mia corre verso di me seguita da Ben ed Eric.
"Passami il mio telefono". Non appena Chris me lo porge guardo se ho delle notifiche di chiamata da parte di Emma ma niente. "E' una chiamata in uscita ma... E' come se non fosse riuscita nemmeno a farla".
"Vuoi dire che Emma ha provato a mettersi in contatto con te ma ha chiuso subito la telefonata?".
"Sì, non ho altre spiegazioni altrimenti".
"E perché avrebbe dovuto chiamarti?".
"Non ne ho idea Mia, ma questo è successo proprio quando si è allontanata per andare in bagno... Dio, mi sembra di impazzire".
"Forse voleva...".
"Chiederti aiuto", Eric completa la frase di Mia.
E' proprio adesso che suonano alla porta. Corro ad aprire ed è Garret, lì fuori sulla volante c'è un altro poliziotto, credo che lo stia aspettando.
"L'avete trovata? Sta bene?".
"Jess... Posso parlarti un attimo?".
"Che succede?".
Andiamo sul pianerottolo fuori casa mia. "Ancora è troppo presto per definire questa situazione".
"Che vuoi dire?".
"Non sono passate nemmeno ventiquattro ore Jess! Insomma... Potrebbe essere anche di ritorno a casa sua!".
"Ho sentito prima sua madre e ti assicuro che mi avrebbe telefonato se fosse così! Andiamo Garret! Ti ho chiamato per aiutarmi!".
"Ed è quello che sto cercando di fare...".
"E come? Standotene con le mani in mano?".
"Io e la mia squadra abbiamo controllato il locale dove siete stati questa sera e perlustrato la zona lì vicino ma, per il momento, non possiamo fare altro. E' ancora troppo presto per ufficializzare la cosa...".
"C'è qualcuno lì fuori che fa sparire delle giovani donne e, di fronte a questo, vuoi dirmi che è ancora troppo presto per ufficializzare la cosa?! E che cosa ne pensi del suo cellulare? Eh?! L'ho trovato sul pavimento del bagno!".
"Magari si sta prendendo del tempo per sé e non vuole che la cerchino... Magari aveva dei problemi con il suo ragazzo...".
Inizio a ridere in maniera isterica tanto da sorprendere anche me stessa. "Va al diavolo".
"Cosa?".
"Va al diavolo Garret! E scusa per averti fatto scomodare!".
"Jess!".
Ma chiudo la porta di casa mia prima ancora di sentire altre stronzate uscite dalla sua bocca.

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