Capitolo Tre

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Non riusciva a concentrarsi. Per quanto avesse provato ad eliminare le distrazioni fisiche, chiudendo il cellulare nello zaino, quelle mentali lo trascinavano di peso fuori dalla sua bolla di attenzione. Finché c'era Edoardo a tenerlo in riga, qualcosa aveva combinato. Ma in quel momento, solo in una biblioteca satura dell'ansia altrui, proprio non riusciva a tenere gli occhi aperti.

Sbadigliò, stirandosi le braccia sopra la testa in un movimento felino. Se Edoardo lo teneva concentrato, Val si era ritagliato il compito di distrarlo. Gli balenò nella testa per l'ennesima volta mentre riapriva gli occhi e recuperava il telefono. Puntualmente, aveva scacciato la voglia di scrivergli, girando attorno al suo nome un numero infinito di volte. Possibile essere così nervosi? Si stava comportando da ragazzino.

'Mi sto annoiando a morte. Ti va di uscire? Sono Lorenzo.'
Portò via le unghie dalla bocca, premendo su Invia. Lasciò il cellulare sul banco un secondo dopo, alzandosi per muovere qualche passo, contenendo l'adrenalina.

Se dice di no, ho fatto una figura di merda.

La vibrazione fece un baccano tremendo contro i suoi timpani.
Da Val:
'Okay. Dove sei?'

Lo aveva aspettato seduto sulla sua moto, torturandosi le mani l'una con l'altra mentre prosciugava persino l'anima dal filtro della sigaretta. Si dette una controllata ai capelli, aggiustando i ricci sulla nuca.

Val aveva un modo di camminare impeccabile. Anche quando percorreva il marciapiede sporco e rattoppato di fronte alla facoltà di Lingue, riusciva a riempire di eleganza tutto ciò che lo circondava.

Lorenzo si trovò ad abbassare la testa poco prima che lo raggiungesse, alzandola solo al suo saluto. Stava fumando anche lui. Una camicia satinata d'un rosa molto tenue lasciava intravedere di qualche centimetro i pettorali. Le maniche arrotolate fin sopra i gomiti e dei pantaloni bianchi a fasciargli la linea dei fianchi, anch'essi lunghi.

Lorenzo si trovò a sopprimere un ghigno, scendendo dalla sella.
"Sempre così casual, tu?" lo schernì, passandogli gli occhi su ogni centimetro di pelle.

Val abbassò le lenti scure per un attimo soltanto, piegando le labbra verso il basso in una smorfia. "Mi piace vestirmi bene."

"Si vede. Ma guarda che non andiamo mica ad un qualche pranzo di beneficenza per ricconi o che so io."

Val sorrise, togliendo la sigaretta dalle labbra per gettarla a terra.

"Questa è tua?" chiese, indicando la moto dietro di lui.

Lorenzo ci si appoggiò, accarezzando il manubrio. "Già."

"Cool."

Lorenzo gli sorrise, distogliendo a forza lo sguardo dal punto esatto in cui i bottoni lasciavano vedere la sua pelle. Quella camicia era talmente perfetta per lui da essere fatta su misura. Frenò la voglia di allungare una mano per sentire di che materiale fosse fatta con fatica.

Questa costa più di me.

Si dette un'occhiata poi, inarcando le sopracciglia in una risata. "Sembra che m'hai raccattato a Termini."

L'espressione di Val che mutava da tesa a divertita lo fece sentire incredibilmente orgoglioso. Come se avesse appena vinto il premio di ragazzo più divertente sulla faccia della terra. Il comico del secolo.

Lo vide tornare con le dita fra i capelli, sistemandoli all'indietro in un gesto morbido, anche se non ce n'era affatto bisogno.

"Ma va'," commentò poi.

Val lo seguì con gli occhi mentre Lorenzo infilava il casco e gliene porgeva un altro. "Dove andiamo?" gli chiese.

"Al centro. Non ci voglio più stare qua intorno."

TIGHTROPE - Vite SospeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora