Capitolo Quattro

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Val controllò per l'ennesima volta l'orologio sul muro della cucina, che segnava dieci minuti alle tre; Lorenzo sarebbe arrivato da lì a poco. Aveva passato la mattina a pulire e ordinare il suo appartamento. Aver invitato qualcuno da lui gli aveva dato la scusa per disfare le valige rimaste intatte da giorni.

Guardò di nuovo l'orologio.

Cinque minuti.

Sbuffò, lasciando la cucina. Cominciò a camminare avanti e indietro per il salone, gettando di tanto in tanto l'occhio alla porta d'ingresso.
Era nervoso, e non capiva perché. Era abituato ad invitare gente a casa, e anche Joshua era stato lì più di una volta. Non ricordava di essere stato così agitato quando era venuto lui.

Allora cosa c'era di diverso quel giorno?

Lorenzo, ecco cosa è diverso.

Quel ragazzo riusciva a mandarlo in tilt. Un secondo era tutto sorrisi e allusioni, e il momento dopo lo guardava come se gli avesse fatto il peggiore dei torti. Non capiva cosa lo avesse innervosito tanto il giorno prima, nonostante ci avesse pensato per tutto il giorno, senza però arrivare ad una conclusione. Solitamente era abbastanza bravo a capire la gente, ma Lorenzo era proprio un mistero per lui.

Mi farà impazzire di questo passo.

L'orologio segnava due minuti alle tre.

"Fanculo," disse, tirando fuori il pacchetto di Marlboro dalla tasca dei jeans.

Uscì sul balcone per fumarsi una sigaretta, l'unico modo che conosceva per rilassarsi. A volte, quando sentiva ancora il bisogno di farsi, si concedeva uno spinello per evitare di cedere ai bisogni del suo corpo che non voleva più assecondare. Ma quello non era decisamente il momento di perdere la lucidità.

Accese la sigaretta, puntando lo sguardo all'orizzonte. Da lì si intravedeva la cupola di San Pietro, e quello era uno dei motivi per cui aveva scelto quell'appartamento. Quel quartiere era elegante e tranquillo, lontano dalla frenesia del centro storico, ma sempre nel cuore della sua amata Roma. Sorrise, prendendo una boccata di fumo. Sì, era proprio felice di essere tornato a casa.

Non fece in tempo a soffermarsi su quel pensiero, però, che il campanello suonò facendolo saltare dallo spavento.

"Cristo santo," mormorò, gettando il mozzicone di sotto.

Tornato in salone, si guardò un'ultima volta allo specchio, sistemandosi i capelli e stirando la maglietta. Quando si decise finalmente ad aprire la porta, Lorenzo lo salutò con un sorriso smagliante, togliendogli il respiro.

"Ehi."

"Ciao, entra pure," disse, cercando di mantenere un tono tranquillo.

"Mi ha fatto salire il portiere."

"Sì, gli avevo detto che saresti venuto."

"Oh, fico."

Osservò Lorenzo posare il casco della moto sul tavolo in salone, guardandosi intorno quasi intimidito. Gli aveva dato retta, e si era vestito con dei semplici pantaloni neri e una camicia bianca. Ma Val aveva qualcos'altro in mente.

"Prima che cominciamo," disse, riportando l'attenzione di Lorenzo su di lui. "Volevo darti questo." Afferrò da terra una busta, e gliela passò.

"Cos'è?"

"Aprila."

"C'è scritto Gucci qua sopra."

"Bravo, sai leggere."

Lorenzo gli mostrò il dito medio, per poi poggiare la busta sul tavolo e tirare fuori la maglietta che Val aveva comprato quella mattina.

"Aspetta, ma questa..."

TIGHTROPE - Vite SospeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora