Capitolo 14 ~ Cosa le hai fatto?

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~ HJÖRTUR ~

Ratri era svenuta tra le mie braccia diversi minuti prima. Ora correvo a rotta di collo verso l'ospedale più vicino, reggendo con cura il delicato corpo di lei ferito e sanguinante... ustionato in più punti. 

Bastardi... carogne, vigliacchi! L'avevano assalita slealmente, in gruppo. Persino una strega esperta avrebbe incontrato serie difficoltà a uscirne viva... dubitavo seriamente che fosse stata Ratri ad attaccare battaglia. 

Li avrei inceneriti dal primo all'ultimo, se non fossero stati immuni alla combustione e se Ratri non fosse stata in fin di vita. Non avevo mai preso una vita per scelta, prima d'ora. Ero terrorizzato di vedere la mia unica speranza di libertà morire tra le mie braccia. Giunto in volo sul posto - finalmente l'avevo ritrovata - avevo percepito gli incantesimi degli stregoni in atto per impedire ad alcuno di sentire o vedere qualcosa dello scontro... o meglio, dell'esecuzione che stava avvenendo. 

Io non avevo idea di come aiutare Ratri, lei non poteva fondersi all'elettricità come me. Nel panico, avevo chiamato Jessie, ringraziando la buona stella di essere riuscito a proteggere il telefono che avevo in tasca, durante la mia ricerca. Lei era stata la voce della ragione, come sempre. 

Correvo in una forma ibrida e sapevo di essere innaturalmente veloce, ma non mi importava se qualcuno mi avrebbe visto. Comandai alla mia elettricità di non nuocere a Ratri, ma questo era quanto. Ero piuttosto conscio di generare un blackout al mio passaggio... e riconoscevo le tracce della devastazione che avevo provocato in quella città non molte settimane prima. 

Mi si strinse la cavità che avevo per cuore, ma il senso di colpa non era nulla, alla luce del fatto che lei rischiava di morire, il suo cuore di spegnersi, i suoi occhi di non riaprirsi più. 

Infine, la depositai delicatamente sul marciapiede davanti all'ospedale e allora chiamai il 911, per non essere visto e non dover dare spiegazioni agli umani in camice che accorsero fuori dall'ospedale con una barella, trasportandola di urgenza all'interno. 

* * *

Non sarei mai dovuto entrare, ne ero consapevole. Mai avrei creduto che mi sarei addentrato volontariamente nell'impianto elettrico di un ospedale - avendo molta cura di non arrecare danni, stavolta. Era notte, Ratri era incosciente e il suo cuore batteva forte, scandito dai "bip" nel monitor collegato al suo letto. Non avrei dovuto trovarmi lì al suo capezzale, dove rischiavo di essere visto. Eppure, dovevo assicurarmi che gli umani l'avessero salvata.

Indossavo abiti moderni e avevo camuffato temporaneamente la manifestazione fisica dei miei poteri in un altro oggetto oblungo, al posto di una spada. Non avevo idea di quanto il trucchetto sarebbe durato e al momento non pioveva affatto, ma sospettavo che un grosso ombrello avrebbe suscitato meno allarmismi, in un ospedale, se un infermiere avesse fatto irruzione. 

Mi smarrii a fissare il viso di lei. A sfiorare con la mia mano la morbidezza della sua pelle... Artefice del mio brusco risveglio da tale azione insensata fu uno scambio di sussurri appena fuori dalla porta chiusa della stanza singola di Ratri. 

"Mens tuam tranquilla. Obedi meae voluntati!"  

Il sommesso incantesimo che stregò l'infermiere, scandito da una voce maschile, mi gettò in stato di allarme. Ritrassi la mano, la contrassi a pugno. Come un uomo entrò in punta di piedi nella stanza, ero a piè pari tra lui e il letto di Ratri, pronto a lottare. Mi trattenni all'ultimo istante nel realizzare che non era uno degli skitrugr che avevano osato sfiorarla ed erano fuggiti alla mia ira. 

"Non un altro passo, se tieni alla tua vita."

"Tu!" lo stregone mi fissò per un istante, impallidendo; i suoi piercing scintillavano nella penombra, ma l'incantesimo che si approntava a scagliarmi contro era tutt'altro che tarlato. "Succ... Hjörtur." si corresse da quella pessima scelta di parole all'ultimo istante "Che cosa le hai fatto?"

TENEBRIS - Il canto della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora