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-Scusa, che vuol dire che hai accettato l'accordo con i 14K?- gridò sconvolto Minho. Si alzò dalla poltrona grigio tortora, dove suo padre l'aveva fatto accomodare, e cominciò a camminare avanti ed indietro per lo studio.
Erano passate due settimane da quando Hyunjin era andato ad implorarlo di sostenere la sua famiglia ed in due settimane era cambiato tutto; il padre di Minho si era alleato con i cinesi e gli Hwang erano divenuti dei nemici.
-Come hai potuto farlo?!- gli urlava contro. -Lo hai abbandonato così, non hai un minimo di pietà-
-Tu non hai un minimo di cervello! Non capisci niente di come funziona questo mondo- ribatté il padre, rimasto seduto, rigido come un tronco e con lo sguardo severo. Sapeva benissimo che Minho si sarebbe arrabbiato: era sempre stato un figlio ribelle, come un puledro mai domato, come una tigre in gabbia. Voleva sempre fare di testa sua, non erano mai d'accordo su niente, si era rivelato troppo emotivo.
-Sono anni che facciamo accordi con loro, come puoi tradirli in questo modo?- gli inveì contro il figlio. -Li hai lasciati nella merda! Sei uno stronzo, infame mostro-
In un istante, Minho si ritrovò spalle al muro con il padre che gli stringeva il collo e lo fissava con occhi di fuoco.
-Non osare parlarmi in questo modo. Non capisci niente: non posso permettermi di andare contro i 14K, te ne rendi conto da solo? Siamo una piccola realtà e quelli sono la terza triade più potente della Cina. Di che cazzo parliamo?- gli gridò. Fece un sospiro, osservando il volto del figlio divenire sempre più rosso e la vena sulla sua fronte ingigantirsi per la stretta al collo, perciò lo lasciò, tornando a sedersi sul divanetto.
-Non solo non posso né ho intenzione di aiutarli, ma ti dico di più. L'accordo prevede la nostra partecipazione per dimostrare che non siamo complici degli Hwang o di qualsiasi altra famiglia di Seoul-
Minho prese un respiro per prendere la parola e dissentire, ma il padre non glielo permise.
-Ascoltami bene. Oggi è l'inizio del nuovo anno lunare ed è stata scelta questa giornata per cominciare con gli attacchi veri e propri. Nuovo anno, nuovo dominio, no? Da oggi, o meglio, da adesso non potrai più parlare con Hyunjin né incontrarlo, perché ci considererebbero traditori e mi rovineresti tutti i piani. Il tuo amico ha diversi punti deboli ed il primo tra tutti è proprio il suo carissimo fidanzato, che dovrà essere ucciso. Io ti ho messo a disposizione per questa operazione, te lo dico subito, quindi se ti ci sei affezionato, hai fatto male.
Altra cosa che devo dirti.
Siccome so come sei fatto, sei mio figlio e non hai mai ascoltato un mio ordine in vita tua, voglio farti sapere anche questo; tu pensi di essere tanto furbo a frequentare qualcuno fuori da casa, nascondendolo a me e tua madre, ma sei un idiota se pensi che io non ti controlli per sapere se stai facendo qualche cazzata da qualche parte-
Tirò fuori dal taschino una foto e la girò, affinché Minho potesse vederla, reggendola tra l'indice ed il medio.  Il ragazzo si irrigidì e sudò freddo, con il cuore che mancò un battito.
-Han Ji-Sung- continuò il padre -Un fratello maggiore, due genitori ancora viventi, una vita mediocre, ma in qualche modo ti ha conquistato. Tenero, devo dire, con quelle guance-
Minho cominciò a respirare pesamente per la rabbia che gli stava salendo al cervello. Si stava infuriando come un toro nell'arena, ci mancava poco che gli fumasse la testa.
-Studia alla Joong-ang Sangha University, un futuro artista. Potrei farti l'elenco dei luoghi che frequenta, ma direi che non c'è bisogno, sai dove voglio andare a parare-
-Te lo giuro, se lo tocchi, io ti uccido con le mie mani- gli ringhiò il ragazzo.
Il padre sbuffò una risatina, facendo montare ancora di più l'ira nel cuore di Minho.
-Stai calmo, non ho nessun interesse a fargli del male...per ora. Sappi che lo tengo sott'occhio e sotto tiro, fai una mossa sbagliata e lo faccio finire male. Te lo ripeto, affinché sia chiaro nella tua mente: non contattare né incontrare Hyunjin. Dimentica di avere un amico come lui ed, alla fine di questo casino, Han sarà sano e salvo, completamente ignaro di tutto...anche se sarebbe carino portarlo a cena per fargli conoscere tua madre-
Minho gettò un'occhiata alla piccola foto che il padre teneva stretta tra le dita e, come una furia, uscì dallo studio, sbattendo la porta.
Strinse con forza i pugni, piantandosi le unghie nella pelle del palmo, e gridò con tutto il fiato che aveva in gola, l'odio feroce nel suo urlo rauco.
Quell'uomo era un mostro, cazzo. Come poteva intrappolarlo e ferirlo in quel modo? Era il suo fottuto padre! Come poteva sfruttare senza pietà i suoi sentimenti, senza rimorso? Era una tortura. Si sentiva come se avesse una catena a stringerlo attorno al collo, alla stregua di un cane, ed il segno rosso che il padre gli aveva lasciato sembrava confermare le sue sensazioni. 
Lo aveva sempre odiato ed adesso che il padre osava minacciare Han, lo odiava ancora di più e si disprezzava con la stessa intensità perché non poteva fare altro che sottostare all'ordine. Han era troppo importante per lui, il suo fidanzato, il suo sogno, il suo futuro, ed era innocente; Hyunjin avrebbe capito.

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