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James stava passeggiando nella frescura del primo mattino, osservando distrattamente le nuvole che si avvicendavano nel cielo grigio, ripensando a come sua madre un tempo ne avesse fatto un vero e proprio passatempo. Si sedevano all'ombra dell'albero di magnolia e facevano a gara a chi vedesse quella dalla forma più strana. Sorrise nostalgico al pensiero di come non avesse mai sentito la mancanza di un fratello o una sorella maggiore, perché alle volte Lowenna si comportava più come una bambina dalla mente svagata e fantasiosa che non come un'adulta. I doveri genitoriali erano però incarnati alla perfezione da Jory Lockhart, con le sue sculacciate e bacchettate sulle mani o sul sedere.

Intanto ripercorreva mentalmente i numeri dei libri contabili di Tremorvoren House, che nell'ultimo periodo, grazie ai traffici che aveva intrattenuto con le sue vecchie e fidate conoscenze, si erano rimpolpati un pochino. Avevano inoltre trovato un acquirente interessato a Blackie, il giovane clydesdale che aveva acquistato da poco. Eliminare tutto il superfluo era il consiglio più pratico che Jory Lockhart gli avesse mai dato e gli era tornato utile nel corso della sua esistenza sia in mare che per terra.

Scorse la zazzera ramata di Kenneth MacLeod sbucare fuori dalle stalle, le sue urla unite ai nitriti innervositi dei cavalli, e si affrettò a raggiungerlo.

«Che sta succedendo, di grazia?» domandò, gli occhi azzurri dilatati di fronte all'espressione agitata dello scozzese.

«Milord, io... non so come sia potuto succedere. Ho trovato... Blackie è morto, signore.»

«Cosa diamine andate blaterando?» sbottò James, entrando nella stalla per verificare con i propri occhi. Trovò Dust e Dash che scalpitavano, mentre la carcassa del cavallo nero giaceva a terra, sdraiata su un fianco.

«Deve aver mangiato qualcosa che gli ha fatto male. Io... mi dispiace tanto, signore, Blackie è sempre stato più goloso e avventato degli altri e...»

«Tacete, per Lucifero!» gli intimò James, fulminandolo con lo sguardo. «Non incolpate una bestia quando è stata la vostra negligenza a costarle la vita!»

«Io... vi ripagherò fino all'ultimo centesimo per la perdita del cavallo, non commetterò mai più un errore del genere» ritentò Kenneth.

«Fuori di qui!» tuonò James imbestialito, trattenendosi a stento dal mollare un ceffone al ragazzo. Fossero stati sulla Wicked Mary l'avrebbe fatto fustigare all'istante. Che uno stalliere lasciasse che un cavallo mangiasse qualcosa di velenoso era un errore da principianti e Kenneth MacLeod di sicuro non lo era, di questo James non aveva alcun dubbio. Eppure il cavallo morto era una prova lampante della sua incompetenza. Si sentiva la testa scoppiare e, al pensiero che avrebbero dovuto rinunciare alla vendita del clydesdale, avvertiva il cappio della miseria imminente sempre più stretto al collo.

«Dannazione» berciò, rimasto solo, accosciandosi, in modo da esaminare la bocca del cavallo che gli rivolgeva un macabro sguardo privo di vita, gli occhi semichiusi, come se negli ultimi istanti avesse cercato qualcuno che potesse aiutarlo.

«Che succede?» La voce fievole di Hazel MacLeod giunse alle spalle di James, che per poco non le lanciò contro una serie di bestemmie che la donna avrebbe dimenticato difficilmente.

«Per la Vergine!» esclamò Haze prima ancora che l'altro potesse dire qualcosa, andando ad accovacciarsi accanto al povero Blackie senza vita, gli occhi che già le divenivano lucidi. «Povero cavallino, cosa gli è capitato?»

«Pare abbia mangiato qualcosa di velenoso» ribatté James secco. «Ora però non è momento di sentimentalismi, potreste mandarmi qui vostro marito?»

Controvoglia, Haze carezzò il muso di Blackie e si rialzò, dirigendosi verso l'uscita della stalla con passo grave. Un paio di minuti dopo al suo posto comparve Ross, l'espressione accigliata.

Of Seamen and Maidens - LUNA NUOVA E ALTA MAREADove le storie prendono vita. Scoprilo ora