Capitolo Due - Boss

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Il ciclo si è ripetuto
Quando le esplosioni irruppero nel cielo
Tutto ciò di cui avevo bisogno
Era l'unica cosa che non riuscivo a trovare
E tu eri lì alla svolta
In attesa di farmi sapere
Lo stiamo costruendo per scomporlo di nuovo
Lo stiamo costruendo per bruciarlo

Burn It Down – Linkin Park

Il caos della festa mi trapanava i timpani. Musica commerciale assordante, gente che urlava e si muoveva sulla pista da ballo come se fosse percossa da proiettili invisibili.

Insopportabile. Tutta quella situazione era insopportabile.

Lo era diventata meno quando Lara era apparsa sulla soglia della villa.

I miei occhi erano stati calamitati subito dalla sua figura.

Era talmente bella che mi si era mozzato il fiato e mi ero preso tutto il tempo per osservare ogni centimetro del suo corpo fasciato in quel vestito che risaltava ogni sua forma.

Sapevo che non avrei dovuto farlo, che avrei dovuto ignorarla per evitare qualsiasi possibilità di farle saltare la copertura. Ma era più forte di me, se entrava in una stanza risucchiava ogni mia attenzione.

Non avevo mancato di notare che diversi ragazzi l’avevano guardata come se volessero mangiarla, così mi ero costretto a fare lunghi respiri per calmare i miei nervi tesi.

Soprattutto dopo che Francesco era venuto da me per dirmi che se non avessi preso l’iniziativa con la mora che era appena entrata, ci avrebbe pensato lui a mostrarle le camere da letto della villa. Tutte quante.

Avevo fatto affidamento su tutta la mia forza di volontà per non scaraventargli in faccia il bicchiere di vetro che tenevo tra le dita. Il solo pensiero delle sporche mani assassine di Francesco su Lara mi avevano quasi annebbiato la vista dalla rabbia.

Ma dovevo e volevo essere un uomo migliore. Volevo farlo per lei, per mia madre e per Angelica. Le mie donne meritavano un uomo migliore.

Questo significava togliermi dalla testa gli atteggiamenti retrogradi e maschilisti con cui mio padre mi aveva cresciuto.

Lara era una ragazza libera e indipendente, forte e determinata. Se fossi voluto rimanere nella sua vita, il modo non sarebbe stato sicuramente fare stupide scenate di gelosia. Anche se provocarla su quel punto mi divertiva molto.

Adesso stavo sorseggiando il terzo o quarto bicchiere di whisky e osservavo attento tutto ciò che avevo intorno, seduto su uno sgabello al bancone del bar. Per fortuna Francesco era salito nei piani superiori con una ragazza dai folti capelli ricci, non ero riuscito a vederla bene, ma provavo pena per lei.

Quella villa era spettacolare e mi faceva ribrezzo che il proprietario ce l’avesse data senza farselo ripetere due volte.

Quando si pronunciava il nome Mersiglia si aprivano tutte le porte.

Avevo voluto io quella serata sfarzosa, con la scusa della beneficenza, per riunire i più influenti boss di Palermo sotto lo stesso tetto. Avevamo organizzato tutto con i ragazzi della SYS.

Quella serata sarebbe servita a mettere caos e rivalità tra le famiglie mafiose, dividendole e rendendole più deboli.

L’idea delle maschere era nata per evitare che riconoscessero un paio di boss latitanti che erano usciti dalle tane solo per la riunione. Ma soprattutto per permettere a Lara e ai suoi amici di passare inosservati.

Guardai l’orologio al mio polso e mi resi conto che mancava poco all’ora prestabilita.

Cercai Lara tra la folla, ma non si vedeva da nessuna parte.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora