13-Provare di nuovo

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-Tanto lo so che lo sai che non so che cosa ne pensa la gente
Per una volta che non, non ce ne fregava niente
Dormire nudi sui tetti, l'eclissi su Roma e la Coca Light
Non ti ho detto mai quello che mi fai
E gli altri si perdono come niente
E poi si ritrovano in un'altra città
Sembra una vita fa, e tu come stai? Cosa fai?
Io coi piedi nel mare, soltanto a pensare
Che sembriamo tutti falliti, tutti falliti

Tutti, Calcutta.-

Magnolia

Presente

Credo di aver ribadito molte volte quanto ami il mio lavoro.

Non solo quello di scrittrice, ma anche come libraia. Mi sembra di avere la possibilità di cambiare identità.

La mattina sono una lavoratrice in una delle librerie più belle di Londra; la sera, invece, mi trasformo in un'altra persona.

Come piacerebbe a mio padre definirmi: una scribacchina.

Già, proprio mio padre, lo stesso che per anni ha lavorato nel mondo dell'editoria, disprezza il lavoro dello scrittore.

Non riesco a comprendere le sue ragioni, per quante volte abbia provato a spiegarmele.

Cresci, Magnolia, la scrittura non fa per te, mi disse il Natale precedente, a tavola con tutta la famiglia a scrutarmi e giudicarmi senza bisogno di parlare.

Ho risposto in tutta onestà, dicendo che non me ne poteva fregare meno di zero della sua insulsa opinione.

Zero assoluto, citando testualmente le mie parole.

E, nonostante tutti i dissapori che abbiamo avuto negli ultimi tempi, quando lo vedo entrare in libreria, il mio cuore manca un battito.

Ho lasciato Elle alla cassa, dichiarando di avere decisamente troppi titoli da sistemare. Finalmente, però, finalmente, il nostro capo ha fatto ritorno e non se ne sta con le mani in mano.

Certo, capisco quanto sia difficile amministrare una società come la nostra, ma se gli viene chiesto un aiuto non si tira mai indietro.

Proprio mentre guardo Elle parlare con mio padre alla cassa, vengo riscossa dalla voce di Mitchell.

"Magnolia!" Esclama, riportandomi alla realtà con uno schianto che sento solo io.

"Sì, capo?"

Assumo un'espressione che non sarebbe mai definibile 'pensierosa', nonostante il mio stato d'animo sia proprio questo.

Mitchell si acciglia. Detesta quando lo chiamiamo capo, lo fa sentire uno stronzo che non è. Schiude le labbra, probabilmente per protestare.

Un attimo dopo, però, sembra aver capito l'antifona, e mette a tacere le lamentele.

"Ti avevo chiesto se puoi portare questo scatolone in magazzino, nella sezione delle offerte. Li rimetteremo sul mercato la settimana prossima."

Annuisco, volenterosa di scrollarmi di dosso quella sensazione di ansia che mi attanaglia lo stomaco.

Afferro lo scatolone che, fortunatamente, non pesa molto. Salgo le scale a tentoni, poiché non riesco a vedere i miei piedi.

Arrivata in cima, per grazia del cielo, non mi sono spaccata il cranio.

Grazie alla partenza di Mitchell della scorsa settimana, io ed Elle abbiamo avuto modo di rimettere in ordine il magazzino, che prima d'ora era un gran casino.

Qualcosa di grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora