Capitolo 1 ALLYSON

98 8 5
                                    

- Aprii lentamente gli occhi quella mattina, stranamente era una giornata al quanto nuvolosa, anche per il tempo. Di solito il periodo di agosto dovrebbe splendere il sole, la luce che cerca di attraversare i fori delle persiane, invece quella mattina, anche esso sembra non voler uscire dal cielo, proprio come me che non volevo uscire di casa. Era l'ultima notte che passavo nella mia camera, l'ho sempre adorata, aveva le pareti tutte bianche con gli infissi delle porte e delle finestre in legno color castagna, c'era una finestra che dava sulla strada e si vedeva tutto il panorama, amavo quella veduta, nei miei momenti no, (che negli ultimi quattro anni erano diventati anche troppi) era il mio angolo preferito, dove poter pensare, riflettere e sopratutto ricordare. Mi alzai dal letto stropicciandomi gli occhi, ancora assonnata, e una voce dal piano di sotto mi urlo "Ally alzati altrimenti faremo tardi" alzai gli occhi al cielo, era mia madre. Lei insieme a mio padre avevano deciso di trasferirsi, senza dirmi nulla ed io mi ritrovai, senza amici, senza ragazzo nel giro di quarantotto ore, neanche il tempo di salutarli come si deve, li odiavo per questo.
Andai al bagno per farmi una doccia, e togliermi di dosso la sensazione di frustrazione che avevo, ma non servì a molto, anzi più cercavo di non pensarci, più quella sensazione aumentò. Mi misi dei pantaloncini corti di jeans e una canotta bianca, con le scarpe da ginnastica, fini di raccattare le ultime cose che c'erano, le ultime valige, e mi imbattei in una foto che era per terra causa del casino che c'era per via del trasloco. Era una foto di me e mio fratello, di quando eravamo piccoli, la presi da terra per poco non ci finivo sopra, la osservai e ripensai a quanto ero felice quel periodo, lui mi portava sempre con se, sopratutto quando si trattava di moto e concerti. Distogliendo poi i pensieri brutti che tornavano la mia mente, presi quella cornice e la misi nella borsa e la portai con me. Era arrivato il momento di dire addio alla mia camera, alla mia casa, e lasciarmi alle spalle metà della mia vita che era qui dentro. Mi incamminai verso la porta e arrivata sull' uscio della mia stanza mi girai per scrutarla un ultima volta, con un magone allo stomaco feci un sospiro profondo e senza pensarci chiusi di botto la porta. Scesi le scale posai la borsa con la valigia a terra per andare in cucina e prendermi qualcosa da mangiare, erano rimaste delle merendine decisi di prendermene una, chiusi lo sportello e mi ritrovai mai madre davanti con un sorriso a trentadue denti che mi disse; "non sei emozionata?" Era cosi entusiasta di questo trasloco che la felicita gli si leggeva negli occhi; "No mamma! Non sono emozionata per niente, anzi tutto il contrario, mi state costringendo a ad andare dall'altra parte dello stato per un vostro capriccio." Dichiarai, stufa e frustrata. Mentre dicevo quelle parole vedevo il volto di mia madre che si corrugò e si fece seria;" Non e un capriccio vedrai che ti troverai bene, sono sicura che non avrai problemi a farti dei nuovi amici." Mi volto le spalle e andò verso le mie valigie per poi portarle in macchina. Era cosi difficile per loro capire che non volevo farmi altri amici? Volevo solo restare qui con i miei vecchi amici, il mio ragazzo e continuare la vita di sempre. Dopo l'ultima conversazione con mia madre entrai in macchina senza dire una parola, i miei iniziarono a parlare di come sarebbe stata la disposizione dei mobili della nuova casa io diedi un ultimo sguardo a quella che un tempo era stata la mia dimora. Il viaggio era infinito non si arrivava più mi misi le cuffie e accendere la musica a tutto volume per non pensare. Eccoci arrivati all'inizio di quello che per me sarebbe stata la mia tortura. Arrivammo davanti un cancello enorme con delle inferiate di ferro battuto grigie, pensai ma dove siamo andati a finire? Mio padre prese fiero un piccolo telecomando dal cruscotto della macchina, e apri questo cancello immenso.Imboccammo il viale dove all'estremità di ogni una c era un giardino immenso,con degli alberi al centro di esso dove poco più distante c era una piscina contornata di bianco, era davvero grande pensai.
arrivammo davanti la nostra nuova casa, più che una casa era una villa grandissima e dovevo ammettere che era davvero bella. Quando uscii dall'auto, mi venne subito da vedere l aiuola che era in mezzo al porticato con una fontana, al centro con altre aiuole tutte ben curate che contornarono le estremità di essa. Poi i miei occhi si imbatterono a quella che sarebbe stata la "mia nuova casa", rimasi per un attimo affascinata nel guardarla ad occhi ben più che sorpresi, aveva quattro colonne bianche all'entrata,con le imposte dello stesso colore, al piano superiore, c era un grandissimo portico che la circondava,dove sicuramente si poteva vedere il calar del sole. Iniziai a prendere le mie valige dalla macchina, con aria abbastanza seccata non so che cosa poteva offrirmi questa nuova vita ma sicuramente, quella vecchia mi sarebbe mancata. Salimmo gli scalini che portarono davanti l'entrata, ti ci potevi perdere, era immensa. Feci un respiro profondo, guardai i miei genitori che a loro volta guardarono me eccitati. distogliendo poi lo sguardo iniziai a scrutare l'appartamento fin troppo perfetto. Andai alla ricerca della mia camera che era l'unica cosa  di cui avevo bisogno in quel momento per rifugiarmi. Andai al piano superiore e li trovai la mia stanza, spalancai la porta, e non solo c'erano tutte le mie cose al loro posto,c'era una finestra molto alta con delle tende color mogano,che la incorniciavano, da quella finestra si poteva avere una visuale stupenda, fino a vedere l'oceano. rimasi affascinata da quella vista, quando i miei pensieri, furono interrotti da mio padre che entro; " Ally, come ti sembra questa nuova casa?" Disse, il suo sguardo mi pregava in una risposta positiva e io non potei far altro che dargliela. " E bellissima papà, ed e anche troppo secondo me" gli risposi guardandolo con uno sguardo intenerito, so perché  lo aveva fatto, ma tutto questo non poteva far mettere da parte quello che era successo. Ma lo abbracciai subito, come per ringraziarlo di quello che stava facendo per noi.  Lui mi guardo con gli occhi lucidi, mi mise un braccio sulla spalla, e mi porto sulla terrazza della mia camera dicendo; " voglio che tu stia bene, ne abbiamo passate tante, e so di certo che il trasferimento ti ha destabilizzato, come anche a noi, ma io e tua madre non riuscivamo più a stare in quella casa" mano a mano che parlava vedevo che faceva sempre più fatica a parlare, quindi lo fermai, so che stava per dire che vedevano Michael ovunque dentro casa, che ogni volta che cercavano di andare avanti di farsene una ragione ormai, i ricordi incombevano sempre più nitidi e chiari. Quindi  magari cambiando casa, tutta questa sofferenza un po' si placasse. Non so a quanto potesse servire ma per quanto poteva essere difficile, cercai di comprendere la loro decisione. Lo abbracciai più forte che potevo, cercando di trattenere tutto quello che avevo dentro; " ti voglio bene papà, mi mancherà tanto la mia vecchia casa"  gli dissi accennando un velo di sorriso verso di lui. Andò via di corsa, con il capo chinato,ammiccando un sorriso. Il mio sguardo poi si rivolse verso lo schermo del telefono, erano le undici ormai, appena distolsi lo sguardo dal mio cellulare inizio a vibrare era Liam, il mio ragazzo, mi ero completamente dimenticata che dovevo chiamarlo non appena arrivavo qui, ma non ho avuto il tempo, cosi risposi; "Amore, che bello sentirti" dissi malinconica con voce spezzata; "ehi bellezza come stai? Come e andato il viaggio e come e la nuova casa?" Senti la sua voce, ed era molto calma, non mostrava un minimo di tristezza, del fatto che fossi stata sbattuta dall'altra parte dello stato, ma sopratutto lontana da lui. Strano perché quando gli avevo detto che mi sarei trasferita era disperato,si mise anche a piangere, e adesso? Che cosa era cambiato nell'arco di due giorni? Io e Liam ci conosciamo da quando eravamo piccoli, e ci siamo messi insieme 6 mesi fa, era un ragazzo molto dolce e per farmi felice fece sempre di tutto. Era molto bello, alto un metro e settanta circa capelli castani chiari, occhi marroni, e una leggera barbetta che le contornava il volto non era niente male. Ritornando alla sua domanda, gli  risposi abbastanza fredda "Il viaggio interminabile, la casa beh, bella ma niente di che, non e quello che mi serve per stare bene." Sperando che capisse che era lui che mi poteva far stare bene. Ma la sua risposta fu davvero straziante; " ma come, mi ha detto Sam che vivi dentro una reggia e dici che non e niente di che?" Mi disse elettrizzato e pieno di se. Mi mando su tutte le furie, quindi decisi di troncare la conversazione prima che lo mandavo dritto all'inferno: "Liam sono molto stanca, e stata una giornata molto pesante, ci sentiamo domani". Attaccai prima che potesse rispondere e andai a letto con un senso di vuoto dentro.

*La mattina seguente mi svegliai, per un attimo non capii dove mi trovavo, spalancai gli occhi per poi tornare alla realtà. Oggi avevo delle cose da sbrigare, e non mi andava per niente, ero cosi stanca da tutto il trambusto degli ultimi giorni, che non avevo la forza neanche di di uscire. Ma dovendo andare all'università per chiedere conferma del trasferimento, per tutte le lezioni da fare, e sui libri che c'erano da prendere. Scesi giu e la tavola era già tutta imbandita di cose buonissime da mangiare. " Amore qui ce la colazione, mangia qualcosa prima di uscire" disse mia madre con aria soddisfacente. Annuii, e andai verso il tavolo, dove c'era anche mio padre che stava spalmando del burro su una fetta biscottata. "Buongiorno" le dissi con il mio più finto sorriso, nel suo volto comparve un espressione di felicita, facendomi l'occhiolino "buongiorno a te piccola" mi rispose con gioia continuando " Oggi devi andare all'università per il trasferimento" pronuncio quelle parole sviando il mio sguardo postandolo poi sulla tazza di latte che aveva davanti. "Si non so quanto ci metterò, quindi non aspettatemi per pranzo" voltandogli le spalle tornai su in camera, mi feci una doccia veloce e mi misi le prime cose che avevo nell'armadio. Facendomi una coda alta, lasciandomi delle piccole ciocche vicino all'orecchio che mi contornassero il viso, mi guardai allo specchio per vedere come stavo, incamerai tutta l'aria in un sospiro profondo, e poi la ributtai fuori. Pronta per affrontare questa giornata presi la borsa uscii dalla mia camera. Mi incamminai verso la porta, e salutai i miei genitori da lontano che mi guardarono fieri. Ok ero finalmente fuori da quella casa, senza la supervisione dei miei che monitoravano ogni mio passo. Era come prendere una boccata di aria fresca, mi sentii più leggera. Presi il telefono e le cuffie, arrivai alla fermata dell'auto, che mi condusse verso scuola che praticamente già odiavo a prescindere. Mi misi le cuffie nelle orecchie,e i miei nervi iniziarono a rilassarsi, la musica era una delle poche cose che mi faceva rilassare, che mi staccava dalla realtà che mi circondava, entrando in un mondo tutto mio dove mio fratello era ancora qui con me, e stato proprio lui a trasmettermi questa passione irrefrenabile, mi disse sempre - Dove le parole non arrivano, la musica può farlo - e diamine aveva proprio ragione, a quel pensiero sorrisi. A distogliermi da quel ricordo tanto bello, fu l'auto che vidi arrivare in lontananza. Salii le scale e mi misi seduta al primo posto libero,dentro c'erano altri studenti che andarono alla mia stessa università ma non ci feci molto caso.

Al ritmo del Cuore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora