|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐𝟓|

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Pov. Cheryl

<La finisci scemo?> Gli chiedo ridendo dandogli uno schiaffetto sul braccio ricevendo subito un pop corn addosso.

<Vuoi dire che è brutta?? Guardala!> Lo faccio veramente portando alla bocca il pop corn che mi ha lanciato zittendomi, non ha torto però... uff.

<Zitto e fammi sentire.> Borbotto prendendo un'altra manciata di pop corn che è tra me e lui che rimane sorprendentemente in silenzio massaggiandomi le caviglie. Finiamo il film tra le sue battutine e i miei piccoli calci che lo fanno ridacchiare. Il buio che è all'esterno si ripercuote velocemente nel salone portandomi a cercare velocemente Jason che mi prende subito tra le sue braccia.

<Cherry che hai?> Cos... Metto subito distanza tra me e la persona che mi abbracciava scoprendo che... non è Jason, è Malachai. Per qualche strano motivo sento che deve andarsene, ma non ho il tempo di dirglielo che la porta d'entrata si spalanca facendo dissolvere quel senso di confusione della causa dei miei timori: lui.

<Salve salve, chi abbiamo qui? La figlia ingrata e il figlio conteso tra lei e me.> Cos... Abbasso lo sguardo su Malachai scoprendo che è Jason. È vero JayJay metteva sempre distanza tra noi, ma quando si avvicinava a lui era come se tentennasse come se non avesse lo stesso tipo di amore per sé stesso per reagire e salvarsi.

<Non devi sentirlo, ti prego ricorda chi è.> Gli chiedo posandogli una mano sulla spalla scuotendolo per farlo rinsavire e per fortuna succede nel momento in cui lui si avvicina a noi e Jason ha l'istinto di mettersi tra noi difendendomi.

<Che sciocca che sei.> Perché sciocca? Lo sappiamo benissimo tutti chi e cosa ha fatto. Non sono io né nessun'altro ad avergli detto di scavarsi la sua rovina, lo ha fatto solo e ora deve stare lontano da noi.

<Io... non so chi è.> Sgrano chi occhi quando il ragazzo che mi dava le spalle e che mi stava difendendo si volta facendomi scorgere i suoi occhi, i suoi capelli scuri... Malachai.
<Di cosa stai parlando?> No no no...

Sgrano gli occhi sentendo nelle orecchie un tuono talmente forte che manda ancora più all'impazzata il mio cuore già a mille.
<È solo un incubo, non è reale. Controlla la mente, controlli il cuore. Controlla il respiro, controlli il corpo.> Mi sussurro questo fino a pensarlo nella mente come un mantra in grado di preservarmi e ciò fa con il passare del tempo che mi permette anche di realizzare lo spazio circostante. È buio, sta facendo un temporale con i fiocchi e... pini e vaniglia. Apro timorosa, di ritrovarmi davanti uno scenario simile a quello dell'incubo, gli occhi trovandomi invece lo spettacolo più dolce che potevo avere: Toni con i capelli sparpagliati sul cuscino un braccio steso a farmi da cuscino mentre l'altro gli è ricaduto lungo il fianco con la mano sul ventre che sfioro con il braccio che ho sul suo busto. Nel trovarla così tranquilla a dormire mi impegno a non muovermi molto ma solo il necessario per liberare il suo volto da una ciocca di capelli che le era ricaduta sopra e per mettermi meglio senza che possa stancarmi nella stessa posizione.
Non volendo in alcun modo pensare all'incubo resto a guardarla dormire accertandomi al contempo che stia effettivamente bene. Man mano che passa il tempo è come se il mio corpo assorbisse la sua tranquillità infondendomela finché non le rimetto bene il braccio per non farle fare male e poso la testa sul cuscino. Ciò non significa che mi allontano perché tengo un braccio intorno al suo corpo e l'ascolto. Ascolto ogni suo respiro che riesce a calmarmi tanto che riesco anche a chiudere gli occhi.
Non deve essere stata una cosa veloce perché quando riesco a lasciarmi davvero andare riesco a vedere una maggiore luce dalle persiane, si è scordata la tenda. Questo però mi fa anche capire che tra non molto inizieranno a suonare le miriadi di sveglie di Toni, io già l'ho minacciata che se non inizia a svegliarsi massimo in tre sveglie la uccido e metto il mio telefono a disposizione con solo due sveglie. Prima che effettivamente possa peggiorarmi il risveglio più di quanto non abbia già fatto il sonno mi sollevo prendendo il suo telefono accorgendomi che mancano dieci minuti prima che debba svegliarsi. Senza pensarci molto spengo tutte e... Quindici! Ne aveva davvero messe quindici! Scioccata riposo il telefono sul comodino tornando da lei che non si è mossa di un centimetro, ha il sonno di ghiro questa ragazza.
Le accarezzo dolcemente il volto tenendomi su piantando il gomito nel materasso. Come immaginavo non irrompo neanche un minimo nella sua interazione profonda con Morfeo, così inizio a lasciarle piccoli baci sulla guancia.
<Toni...> La richiamo più volte ricevendo dopo un po' solo delle smorfie, ma continuo a baciarle la guancia non avvicinandomi alle labbra.

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