•Extañando tus besos
Y pensando solo en eso
Que no me deja olvidar
Que esta es mi vida
Extrañando los dias
En los que me querias
Y yo era tu amor•La sensazione del mondo che ti si stringe addosso è soffocante, annulla tutti i contatti con la realtà, come se non riuscissi a percepire altro se non quelle pareti che mi si stringono addosso e prendono il sopravvento su di me. Avresti bisogno di qualcosa, ma non riesci nemmeno a sapere con precisione che cosa, o forse lo sai, ma non è ammissibile. Così concentri la tua ricerca su qualcosa di diverso.
Lo cerchi in modo frenetico, il respiro si affanna, e più cerchi di calmarti, meno ci riesci ed inizia un loop, come un cane che si morde la coda.
«Zia... perché stai piangendo?» la voce di Lucrezia arriva alle orecchie ovattata, lontana, addirittura meccanica e irreale. «Che succede?» chiede. Forse dall'esterno non ci si può rendere conto di quello che mi succede dentro. Della sensazione di vuoto che mi corrode le viscere, e il cuore. Improvvisamente mi sento piccola, e spaventata come avrei giurato di non sentirmi mai più. «Ti voglio bene.» mormora la voce dolce di mia nipote, e il mio cuore si sente un po' più leggero a sapere che qualcuno c'è, che loro ci sono.
Allora perché non riesco a togliermi dalla testa i suoi occhi delusi?
La stanchezza che mi assale all'improvviso, una stanchezza più emotiva che fisica. La stanchezza emotiva è forse tra le peggiori stanchezze che esistano e che si possano percepire. Ti prende dal niente, ti investe come un treno in piena corsa e non puoi farci niente. Non si cura con il riposo o con una vacanza, si cura, forse, con l'amore. Ma quando sei così stanco emotivamente, l'amore, temi di non meritartelo, non per chissà quale strano motivo, ma perché semplicemente hai paura di non riuscire a dare a chi ti sta di fianco tutto ciò che si merita.
«Anche io ti voglio bene tesoro.»
«Puoi dirmi perché piangi? C'entra forse lo zio che è tornato in Italia? Abbiamo sbagliato io e Mattia a dirti di voler partire?»
«Luli... tu e Tia non avete sbagliato niente.»
«Zia sono cresciuta, puoi parlare con me.»
«Lo zio vuole da me qualcosa che non so se posso dargli.» ammetto la dura e cruda realtà.
«Posso dirti quello che penso senza che tu ci rimanga male?»
«Ma certo tesoro.»
«Sei la persona più forte che io conosca al mondo, sei la donna che io voglio diventare. Combatti da tutta la vita, prima con tua madre, poi con la nostra ed ora combatti con quello che senti per lo zio. Avere un po' di paura va bene, ma se è troppa ti rovina la vita. Ce lo ripetevi sempre tu quando eravamo più piccoli.
Ed io ho imparato una cosa, anche grazie a quello stronzo di Andreas. Forse la chiave sta nel non combattere, a volte lasciare andare fa meno male che provare a trattenere con tutte le nostre forze.» conclude pacata.
«Mi stai dicendo che dovrei lasciar andare Ignazio?»
«No, dico che dovresti smetterla di cercare di controllare tutto e lasciare che le cose che devono accadere, accadano. Se qualcosa deve succedere, in un modo o nell'altro succede. Con la differenza che se la contrasti, ci arrivi stremata. Un po' come quando sei al mare, le onde non puoi comandarle, puoi solo farti travolgere, a volte va bene altre no, ma è il bello del mare, non sapere quello che accade.»
«Quand'è che sei diventata così grande e matura?» le accarezzo una guancia, fiera della donna che sta diventando.
«Con te come esempio non potevo essere altrimenti.»
«Oh no, Luli. Tu sei molto meglio di me. Hai il coraggio che io non ho.»
«Non credo sia così difficile ottenere quello che vuoi tu.»
«Ah no? E come dovrei fare?»
«È molto semplice, prendi il telefono, chiedi due settimane di ferie, poi prendi il pc, prenoti un volo diretto per Roma, prendiamo il bus che ci porta in stazione e con l'alta velocità in poco più di due ore siamo a Bologna.»
«Mh. E a quel punto che si fa?!»
«Si prende un taxi e si va a casa dello zio.»
«Si, così almeno ci butta fuori... anzi, mi butta fuori.»
«Secondo me fa qualcos'altro, ma meglio non parlarne!»
«Lucrezia!» la guardo sconvolta e lei ridacchia imbarazzata. «A tal proposito... sei stata con Andreas?»
«No.» sospiro di sollievo. «E menomale, oserei dire.»
«Che succede qui? Parlate di quando dovete farvi la ceretta?» ghigna Mattia.
«No, parlavamo di quando farla a te.» sua sorella gli fa una linguaccia.
«No grazie.» ci guarda male. «Dai seriamente. Avete due facce...»
«Stavo cercando di convincere la zia a partire.»
«Hai litigato con lo zio?»
«Si.»
«E adesso deve decidere se andare a Bologna a riprenderselo, oppure stare qui, in questa città, che per quanto mi piace, non è la nostra.»
«Io opto per Bologna.» mi punta il dito contro.
«Siete estenuanti. Tutti e due!»
«Non siamo estenuanti noi, sei rincoglionita tu!»
«Mattia!» gli urlo. Ma tu guarda questo. «E comunque non ci siete solo voi due eh! C'è anche Martina..»
«Eccomi!» urla la piccola mentre entra in salotto saltellando.
«Senti Ciucciola, ti devo chiedere una cosa.» esclama Mattia.
«Dimmi Tia.»
«Ti piacerebbe andare a vivere a Bologna?»
«Mi piace molto Bologna! E poi là c'è zio Ignazio, con Arturo e Dante.» un sorrisone le copre la faccia. «Anche sua mamma e sua sorella mi piacciono! Sono sempre gentili.»
«Quindi ti piacerebbe vivere a Bologna?»
«Si. Ci sono tanti parchi con le altalene.»
«Bene. Zia compra i biglietti! Andiamo a Bologna.»
«Calma ragazzi, calma. Dovrei chiedere le ferie al lavoro, non so se me le danno.» nel momento esatto in cui lo dico mi squilla il telefono.
«Pronto!»
«Asia, sono Marcos.»
«Ciao... ti avrei dovuto chiamare.»
«Ti ho chiamata io... dimmi tutto baby.»
«Mi servono due settimane di ferie, devo andare a Bologna.»
«Problemi per tua sorella?»
«Nono...»
«Devi andare dal belloccio?»
«Si...» sospiro.
«Te ne do tre di settimane, ma in cambio voglio qualcosa.»
«Cosa...?»
«Devi raccontarmi se è davvero bravo a letto come si dice in giro, oppure sono tutte cazzate!»
«Marcos!» guardo i ragazzi che attendono una mia risposta.
«E dai, basta un si o un no.»
«Si!» ammetto.
«Si è bravo?»
«Esatto.»
«Brava, accordate tre settimane! Minimo.»
«Ciao.»
«Ciao baby.»
«Allora?» freme Tia. Niente a che vedere con il ragazzino offeso e arrabbiato di qualche mese fa.
«Mi hanno dato tre settimane di ferie.»
«Ho già prenotato i biglietti, mi basta solo la tua carta di credito.»
«Mh...» ma tu guarda questo. «Tieni.» gliela porgo e in pochi minuti me la ridà.
«Fatto!»
«Bene, adesso rimangono solo le valigie da fare.» Lucrezia si alza e sparisce in camera sua.
«Mamma, mi aiuti a fare la mia?» mi chiede la piccola con gli occhioni spalancati e che trasudano felicità.
«Tesoro, ti ho già detto che io non sono la tua mamma.» anche se vorrei esserlo.
«Non vuoi essere la mia mamma?» un'espressione triste le sporca il visino.
«Ma certo che vorrei essere la tua mamma piccola, però noi sappiamo che la tua mamma è mia sorella Valeria.»
«Si, ma lei non c'è. Io non ho mai dormito con lei. E ora lei è anche morta, non si offende se ti chiamo mamma.» afferma e a me manca il fiato. Non so cosa risponderle, ma il suo chiamarmi mamma mi fa sentire tremendamente in colpa nei confronti di mia sorella, come se le stessi portando via – definitivamente – i suoi figli.
«Marti, non si offende la mamma, se chiami zia così, ne sono sicuro.» interviene Mattia. «La mamma era contenta di saperci con la zia, quindi puoi chiamarla mamma.» afferma mentre le accarezza i capelli, mi guarda con sorriso e poi va di là.
«Andiamo a preparare i bagagli Mimì.» la prendo per mano e andiamo in camera.
«Adesso prendiamo un taxi...» mi trascino dietro la valigia mia e quella di Martina.
«Zia io ho fame.» esclama Mattia. Sbuffo e tiro fuori tre merendine e ne do una ciascuno.
«Sei nervosa zia?» mi chiede Lucrezia mentre mangia.
«Nono, tranquilla.» mento spudoratamente. L'ultima volta che ho tentato di fargli una sorpresa l'ho trovato sul portone di casa sua con un'altra. C'ho messo anni a togliermi dalla testa quella maledetta immagine, e a dirla tutta non so nemmeno se ci sono mai riuscita.
«Avete bisogno di un taxi?»
«Si grazie.» il tassista carica i nostri bagagli e ci fa accomodare in auto. Do l'indirizzo vicino a casa di Ignazio e in troppo poco tempo siamo lì.
«Finalmente! Non ne potevo più.» mormora Mattia stiracchiandosi, come se fosse stato in macchina tre anni.
«Esagerato...»
«Zia... mi sono fatto 14 ore di aereo, 2 di treno e mezz'ora abbondante di macchina.»
«Ma quale mezz'ora... saranno stati forse 5 minuti.»
«Io capisco che tu sia con la testa tra le nuvole, ma l'orologio non mente...» mi prende in giro. Questo ragazzino ha la lingua troppo lunga per i miei gusti.
«Andiamo...» Lucrezia e Martina si mettono di fronte al cancello di Igna.
«Si andiamo... ma con calma.» prendo un respiro profondo, l'ansia mi distrugge lo stomaco. «Con molta calma.»
«Si... facciamo notte dai...» sbuffa contrariato il mio adorabile – si fa per dire – nipotino.
«Oh! Ma la smetti?!»
«Cioè, non solo ti ho aiutato a venire qua! Devo pure suonare io per farti trom...»
«Mattia! Stai zitto!» alzo il tono.
«...vare lo zio. Per farti venire a trovare lo zio. Questo volevo dire.» mi fa un sorriso angelico mentre Martina lo guarda curiosa. Qualcuno mi uccida!
«Si va beh. Ho capito.» ci si mette anche Lucrezia. «Suono io.» non faccio in tempo a fermarla, che ha già premuto quel maledetto dito su quel maledetto pulsante.
Si accende la luce della telecamera incorporata nel citofono e dopo qualche secondo si apre il cancello e arriva di corsa Caterina.
«Ciao!» mi guarda con un sorriso compiaciuto.
«Ciao... Ignazio?»
«È di sotto, nello studio.» ci guarda un attimo. «Vai pure, a loro e alle valige ci penso io.» annuisco e con – molto – timore scendo le scale.
Busso, svariate volte, invano, così decido di aprire ugualmente ed Ignazio è di schiena, con le cuffie.
Gli tolgo le cuffie. «Mi dispiace.» si volta di scatto verso di me.
«Asia.»
«Mi dispiace.» ripeto.•Sentendo la mancanza dei tuoi baci
E pensando solo a questo
Che non mi lascia dimenticare
Che questa è la mia vita
Sentendo la mancanza dei giorni
Nei quali mi volevi
Ed io ero il tuo amore•
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Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano
Hayran Kurgu-Continuo di "Como estrellas", necessaria la lettura per comprenderne a pieno le dinamiche.- Abbiamo lasciato Ignazio ed Asia separati, entrambi sicuri e decisi di voler voltare pagina, per il bene di tutti. Ma cosa succederebbe se improvvisamente l...