Capitolo 36

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Failla non riusciva a dormire. Era agitata, il corpo le faceva inspiegabilmente male e il cuore le tremava, come terrorizzato da qualcosa che, però, a lei continuava a sfuggire. Affacciata alla terrazza delle sue stanze private, Failla osservava il mare baciare Belval, pacato e tranquillo. Le stelle si specchiavano sulla sua superficie e qualche luce brillava nel nero, lontana e irraggiungibile. Anche la città al di sotto, nonostante l'ora, era viva. La musica giungeva fino a lei, vivace e incalzante, e Failla, chiudendo gli occhi, poteva immaginarsi la gente ballare su quelle note, lasciarsi trasportare nelle danze tradizionali di Ariestria.

Una folata di vento le spettinò i capelli, facendola rabbrividire. Si strinse nella vestaglia, di un blu cobalto, e rientrò, lasciando le finestre aperte e le tende di lino svolazzare. Failla uscì dalla stanza senza cambiarsi, i piedi nudi che non facevano alcun rumore sulle piastrelle di diamante. Il castello sembrava completamente addormentato, i suoni provenienti dall'esterno che come una ninna nanna lo avvolgevano in un caldo abbraccio.

Era strano passeggiare per i corridoi a quell'ora, con solo le guardie sveglie piazzate davanti alle porte di ogni sala. Nessuno la fermò, ma Failla notò ogni singolo sguardo che la seguiva finché non svoltava l'angolo. Sapeva che Esme fosse a conoscenza di tutti i suoi movimenti, così come sapeva che anche quella gita notturna non sarebbe passata inosservata. Non le interessava, comunque. Se non era una prigioniera, così come la regina aveva affermato, allora non stava facendo nulla di male.

Failla superò i portoni aperti della biblioteca, accennando un sorriso verso il custode. Il poveretto si era addormentato sulla sua sedia, la testa all'indietro e la bocca spalancata da cui un rivolo di saliva scendeva fino al mento. Non lo disturbò, avanzando tra gli scaffali e cercando di ricordarsi dove si trovasse la sezione dei libri di fantasia. Failla li aveva sempre adorati: ogni romanzo le permetteva di evadere, di perdersi in mondi immaginari e di sognare ad occhi aperti. Quando leggeva, riusciva ad immedesimarsi perfettamente nei personaggi, a vivere le loro emozioni, a ridere e piangere. E in quel momento, dopo giorni a sentirsi sopraffatta dalle circostanze, aveva bisogno di sentirsi leggera.

Vagò tra gli scaffali con il naso all'insù, cercando di guardare sulle mensole più alte. Era la seconda volta che entrava in biblioteca, la prima solo per curiosare in giro. Negli ultimi giorni aveva tentato infatti di esplorare il palazzo reale il più possibile, così da riuscire ad orientarsi da sé e non perdersi più. Di tutto il castello, oltre i giardini, la biblioteca era decisamente il suo posto preferito. Per quella ragione Failla non riusciva a comprendere quel senso di inquietudine che le attanagliava le viscere, che come una serpe le saliva lungo le braccia e la schiena lasciando dietro di sé una miriade di brividi. Era come quella volta all'accampamento, quando aveva visto ricordi non suoi. Failla non capiva, sapeva solo che tutte quelle emozioni, ancora una volta, non le appartenevano.

La biblioteca era immensa, un labirinto di scaffali colmi di libri e di tomi antichi. Si strutturava su due piani, scale importanti che nascevano ai lati della sala e che conducevano al piano superiore. Failla restò al pian terreno, girovagando tra le diverse sezioni. Anche se non riusciva a trovare quella di suo interesse non le andava di svegliare il bibliotecario. Iniziò così a spulciare tra i diversi titoli, alla ricerca di qualcosa che le potesse piacere. Fu un libro dalla copertina color mattone a catturare il suo interesse. Lo afferrò con delicatezza, soffiandoci sopra per pulirlo dalla polvere.

«Principessa?»

Failla sobbalzò, facendo cadere il libro per terra. Il tonfo rimbombò così forte che sperò di non aver svegliato la povera fata all'ingresso, facendola magari morire di paura.

«Scusatemi» balbettò la stessa voce «Non volevo spaventarvi»

«Mi scuso io, non vi ho sentita arrivare» Failla scosse la testa, piegandosi per raccogliere il libro. Nel farlo, la sua mano si scontrò con quella di qualcun altro. Alzò allora lo sguardo, incontrando gli occhi neri di una ragazza pressoché della sua età. La conosceva.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora