Capitolo 1

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Aprii gli occhi al suono incessante della sveglia, che sembrava quasi ridere della mia resistenza. Le otto del mattino, e già sapevo che mi attendeva una giornata di duro lavoro nella libreria. L'anticipazione di un nuovo scarico di libri mi riempiva di adrenalina: pagine fresche, storie da scoprire, ma anche un'infinità di scatole da svuotare. Sbadigliai, strofinandomi gli occhi con i palmi delle mani, mentre la pigrizia cercava di tenermi ancorata alla morbidezza del letto.

Stiracchiai le braccia, finalmente vincendo la battaglia contro il sonno, e mi alzai con una leggera dose di determinazione, sentendo il calore delle temperature estive appiccicarsi alle gambe nude. Arrancai verso il bagno e inizia a sistemarmi i lunghi capelli castano dorati in una coda alta. Indossai dei vestiti freschi e comodi e mi guardai allo specchio un'ultima volta, prima di andare a preparare una tazza di caffè fumante.

La luce del mattino entrava dalla portafinestra del balcone e illuminava parzialmente il corridoio che portava alle due camere da letto. Quando avevo preso l'appartamento, avevo sperato che la nonna sarebbe venuta a vivere con me, ma lei aveva deciso di andare in una casa di riposo e così ero rimasta con una camera degli ospiti vuota. Vivevo da sola, almeno da quando io e Rick ci eravamo lasciati. Mia nonna aveva sempre avuto ragione riguardo a lui, ma Miriam lo adorava e, sinceramente, non ne capivo il motivo.

Mi versai una tazza di caffè bollente, il vapore che si alzava pigramente verso l'aria. Portai la tazza alle labbra, cercando di allontanare i cattivi pensieri, quando un rumore improvviso, un oggetto che si schiantava a terra nella camera degli ospiti, squarciò il silenzio. Il cuore mi balzò in petto. Barcollai. Un brivido scivolò lungo la schiena. Chi era entrato in casa mia? Presa da un attacco di panico, afferrai una padella dalla credenza e la portai in alto, percorrendo nervosamente il corridoio che conduceva alla stanza. La porta era socchiusa e un frastuono, come di oggetti lanciati a destra e sinistra, rimbombava nell'aria con violenza. Spalancai l'entrata, pronta a gridare a squarciagola e lo feci.

«Chi diavolo sei? Come sei entrato?» I miei occhi saettarono su tutta l'area provando a trovare il punto di effrazione, ma la finestra era intatta e chiusa. L'individuo davanti a me era invece accovacciato davanti alla piccola libreria ormai svuotata dei propri libri.

«Rispondi!» Urlai, stringendo con più forza la padella tra le mani. L'individuo si alzò di scatto e si voltò lentamente. Due occhi gialli come l'ambra mi fissarono, penetranti e vigili, come se potessero scrutare l'anima. L'uomo era alto, il suo corpo massiccio e imponente, le braccia scoperte rendevano ben visibile una muscolatura scolpita, mentre il suo viso, perfettamente squadrato, rifletteva una serenità inquietante.

I capelli corti e biondi, di un giallo intenso come i raggi del sole, incorniciavano il suo volto in modo quasi surreale. Mi sentivo attratta da quella presenza, un misto di paura e meraviglia che mi serrava il petto, come se celasse qualcosa di misterioso pronto a sconvolgerti l'esistenza da un momento all'altro.

«Mi vedi...» Farfugliò con voce tonante.

«Sto per chiamare la polizia.»

«Che cosa mi hai fatto?» Chiese aggrottando le sopracciglia bionde e guardandosi le mani. Non sembrava neppure prestarmi attenzione, si girava su se stesso e faceva finta di essere entrato in casa mia senza neppure essersene reso conto.

«Dimmi come sei entrato!» Continuai estraendo dalla tasca dei jeans il telefono. Avevo proprio perso la testa, dovevo chiamare il 211 e fuggire il prima possibile. Un pazzo era uscito da una struttura psichiatrica e si era nascosto a casa mia.

L'uomo alzò finalmente lo sguardo su di me e assunse un'espressione dura. Sentii un groppo di saliva risalire lungo la gola e non riuscivo affatto a mandarlo giù.

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora