Non ho idea di come sia arrivata qui, eppure mi ritrovo seduta nello stesso punto in cui eravamo io e Niall, nel parco in cui mi portò quella sera che si presentò davanti casa mia, in moto.
Non potendo andare da lui, ora come ora, questo è l'unico modo che ho per sentirlo vicino a me, per sentirmi, in un certo senso, protetta.
Sento le lacrime ricominciare a scendere quando le immagini dell'accaduto di poco prima tornano alla mia mente.
Non posso evitare di sentirmi violata e privata della mia dignità, il suo tocco era così violento e pieno di rabbia, non aveva nulla a che fare con quello dolce e rassicurante di Niall, al quale sono abituata.Il mio telefono si illumina e leggo il suo nome sullo schermo, ma lascio che continui a squillare, finché non smette. So che se sentissi il suono della sua voce non riuscirei a trattenere nuovamente le lacrime, e sarei costretta a spiegargliene il motivo, e non posso.
Un paio d'ore dopo, decido di tornare a casa, sperando che mia madre sia impegnata con il lavoro; non ho idea di cosa raccontarle.
Prima che possa infilare la chiave nella serratura, riconosco la voce di Jackson chiamare il mio nome."Margareth." Dice, e mi volto per trovarlo a pochi metri da me, intento a sistemare la sua auto.
"Uhm- Hey, Jackson." Lo saluto, incerta, e quando mi guarda con un sopracciglio inarcato capisco che ha appena realizzato in che razza di condizioni mi trovi.
"Stai bene?" Mi chiede lasciando cadere la chiave inglese a terra, avvicinandosi verso di me. La sua mano mi sfiora un braccio, delicatamente, ma non posso evitare di emettere un lamento poiché la forte stretta di Nathan ha fatto comparire dei lividi violacei.
"Si, sono solo- Sono caduta dalle scale questa mattina." Gli racconto la prima scusa più o meno credibile che mi viene in mente, e accenno ad un sorriso.
"Non sono così stupido, Margareth." Jackson mi rivolge uno sguardo di chi la sa lunga, ma gli sono grata di non avermi fatto altre domande.
Mi propone di andare a casa sua, prima di tornare da mia madre, in maniera tale da potermi dare una sistemata.
Mi guida verso il bagno, anche se la struttura è molto simile a quella della nostra casa, e mi fa sedere sul bordo della vasca. Osservo attentamente la mia immagine riflessa nello specchio: una macchia rossa sul collo e dei graffi sulla parte opposta è quello che riesco a vedere quando muovo da entrambi i lati la testa; l'avambraccio è segnato da un livido scuro e l'espressione sul mio viso è decisamente sconvolta.
Jackson mi porge una sciarpa da avvolgermi intorno al collo per nascondere i segni, dopo avermi medicata.
"Grazie Jackson, davvero.." Lo abbraccio, prima di avviarmi alla porta.
"Quando vorrai parlarne, sai dove trovarmi." Mi lascia un bacio sulla fronte, sorridendo.
Annuisco, ed esco.Probabilmente userò la stessa scusa che ho usato con lui, con mia madre. Dopo che Jackson mi ha medicata, dovrebbe sembrare più credibile come cosa.
"Ciao mamma." La saluto velocemente appena entro in casa, trovandola seduta sul divano in pelle a guardare la televisione.
"Ciao tesoro." Dice di rimando lei, voltandosi. Sto camminando a passo svelto verso le scale, pregando che non mi faccia alcuna domanda che mi costringa a soffermarmi davanti a lei, a parlare.
Sospiro sollevata quando raggiungo la mia camera, chiudendomici dentro.
Mi sfilo la sciarpa dal collo, avvicinandomi allo specchio affisso alla parete e sfioro con le dita tremolanti la parte adesso estremamente sensibile del mio collo, gemendo al mio stesso tocco.
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Beyond (ft. Niall Horan)
Fiksi PenggemarMargareth Johnson è una semplice ragazza australiana che, a causa del trasferimento di sua madre per via del lavoro, è costretta ad abbandonare la sua vita a Melbourne per costruirsene un'altra nella bellissima città di Londra. Ma ancora non sa che...