HIS

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"Prendi la mia macchina"
"Vieni a casa mia"
"Non dimenticarti della mia cartella"

Tutte espressioni che scandivano le conversazioni del ragazzo più popolare della scuola: Louis Tomlinson.

Ognuno sapeva nella scuola il motivo: per lui ogni posto visitato, o ogni cosa mai utilizzata, venivano additati con un possessivo dal ragazzo.

Visitava Londra? Diventava la sua città.

Lo stesso valeva se entrava in contatto con una parte di cittadini scozzesi, ad esempio, quella passava ad essere nominata come "la sua gente scozzese".

Anche alle feste la sua presenza prendeva il sopravvento, in qualunque che si rispetti, tanto che non c'era bisogno di decidere un nome adatto a dare un nome all'evento, già dall'intestazione si capivano due cose: 1) c'era Louis, 2) era esclusiva; difatti prendeva il nome di "Festa di Louis" o "la sua festa".

Alcune sporadiche volte ci si chiedeva il perché di tutta la sua importanza popolare, ma bastava girarsi verso il suo tavolo della mensa, e si capiva dai suoi lineamenti dolci, con le famose rughette di espressione, o dai suoi occhi cristallini azzurro ghiaccio o dai suoi capelli castani costantemente spettinati sulla frangia (ma in un disordine diabolicamente studiato dal diretto interessato, che non sembrava, invece, farci caso, o fare in maniera naturale quel suo fluido gesto per portarli da un lato).

Nonostante questa tendenza non si sbilanciava mai a livello personale, di cui nessuno era a conoscenza (dato che la sua sessualità rimaneva incerta), ad eccezione del suo migliore amico: Niall Horan, suo braccio destro. Non solo prendeva la nomina di suo compagno eterno in avventure (fin dall'inizio delle superiori), ma era consapevole anche del suo status, contrassegnato solo da un unico nome, il cui segreto continuava ad essere celato dal biondo irlandese: Harry Styles.

Ignaro del suo amore contraccambiato, Harry viveva normalmente la sua vita all'oscuro quindi della silenziosa rivelazione che sperava di lanciargli il più popolare, quando entrambi si tuffavano nelle pupille dell'altro, ma con scarsi risultati.

Queste rivelazioni però rimanevano silenziose, mai verbali; mentre Louis era timido ed incerto sul fatto che il riccio lo potesse ricambiare, quest'ultimo era convinto dell'eterosessualità del primo.
Insomma: una paura reciproca di poter essere respinti dal proprio amore impossibile.

Anche Liam, migliore amico del moro, si era accorto delle numerose occhiate tra i due, e non perdeva mai tempo di ricordarlo al riccio.

Nonostante le continue esortazioni dell'amico, alle provocazioni rispondeva nello stesso modo: "Non stava guardando me!", "Non so se è gay!" piuttosto che "Lui è il più popolare a scuola, e io sono un rifiuto della società: non funzionerà mai!" o "Avrà anche una SUA fidanzata (nemmeno a lui andava molto a genio l'aggettivo)". Al solito Liam invece andava al contrattacco con: "Non mi risulta che lui sia strabico o presbite", "Vaglielo a chiedere!" oppure "L'amore non ha barriere" o "Lo vedi che sta con qualcuno in particolare?".
Ma nemmeno le sue perle di saggezza riuscivano a smuovere il ricciolino, che frustrato si limitava a qualche occhiata e un sorriso appena accennato, non prima di arrossire a abbassare la testa, come se anche quel rapporto così intimo (sotto un certo aspetto) fosse troppo intenso e impegnativo.

E per le occhiate va beh, Harry poteva anche capire che erano solo un'insistente coincidenza, ma davvero non si spiegava perché lui si dovesse sedere sempre al tavolo di fronte al suo lasciando il posto davanti a lui (quindi spianando alla vista) libero.

Nessuno si poteva sedere: quello era il suo secondo posto, quindi c'era meno possibilità a scappare dai suoi sguardi, anche volendo... Ma l'evidenza non faceva parte di quell'ambiente scolastico anche perché nessuno lo aveva mai notato se non Niall e Liam.

His ›› Larry Stylinson (OS)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora