Che fortunati i laureati

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Ciao. Mi chiamo Sofia, ho 24 anni e ho finalmente finito l'università. 

Che bello no? Quel momento in cui senti di aver raggiunto i tuoi obiettivi, in cui le persone ti fanno le congratulazioni e tutti gioiscono per i tuoi traguardi... invece tu non fai altro che pensare che quel esatto giorno (che nel mio specifico caso porta la data del 10 novembre) sarà l'ultimo giorno nel quale potrai dire con certezza chi sei veramente.

Avete presente? Quel momento in cui conosci delle persone nuove e devi spendere due parole a parlare di te e di come sei? E tu giustamente inizi dicendo: "Ciao a tutti, io mi chiamo Sofia, ho 24 anni, vivo a Venezia e" - con grande fierezza come per giustificare la tua assenza nel mondo del lavoro - aggiungi "sono una studentessa universitaria".  A sentire quest'ultime parole la gente si tranquilliza, inizia ad avere stima nei tuoi confronti, quasi a compatirti per tutti quegli anni che dovrai passare a studiare. Poi, un giorno, finisci l'università e la gente sembra aver dimenticato totalmente tutte le fatiche e i pianti che hai speso sulle pagine di libri; un giorno diventi DISOCCUPATO.

Puff, come per magia, alla domanda "tu chi sei?", ti ritrovi a dire  "Ciao a tutti, io mi chiamo Sofia, ho 24 anni, vivo a Venezia e... e niente questo". Le persone a quel punto non sono per niente soddisfatte della tua risposta e iniziano a stilare un elenco infinito di domande per farti sentire ancora più inutile e disorientata di come ti possa sentire tu.

- "E studi?" 

- "No veramente ho finito da poco la laurea magistrale" rispondo.

- "Ah che brava, quindi lavori?" 

- "Beh veramente io... sto cercando ecco" dissi con un tono che metteva in discussione ogni singola parola che usciva dalla mia bocca, come se quel "sto cercando" fosse così vago da non sapere neanche io cosa.

- "ah capisco, beh se può interessarti al bar di fronte cercano qualcuno per coprire i turni notturni del weekend, posso mettere una buona parola."

Ed ecco qui: i tuoi obiettivi finalmente sono stati raggiunti, ma non ti hanno portata proprio dove ti aspettavi. Dopo due lauree e cinque anni di studi il bar nel paesino di casa tua inizia ad essere quasi una soluzione davvero molto allettante dal momento in cui tutto il mondo ti percepisce come inutile per la società.

Eppure nonostante questo, penso che io sia stata davvero fortunata ad avere l'opportunità di studiare all'università, di inseguire le mie passioni, di fare mille tirocini e stage non retribuiti per arrivare finalmente al mio primo (nonchè al momento unico) colloquio di lavoro e poter rispondere alla domanda a riguardo delle mie esperienze lavorative pregresse con un convintissimo: 

- "mi sono data molto da fare durante la mia carriera universitaria, ho svolto tre tirocini curriculari e due corsi aggiuntivi, ho acquisito competenze linguistiche, informatiche e relazionali..." 

- "Quindi in sostanza sarebbe la sua prima esperienza?"

- "Ecco vede sono entrata nell'albo dei professionisti giusto due mesi fa. Mi sono laureata a Novembre, non ho perso tempo, ho dato subito l'esame di abilitazione ed oggi sono qui pronta ad entrare nel mondo del lavoro ed entusiasta di avere una prima esperienza lavorativa"

- "si certo capisco, allora le faremo sapere"


Ovviamente sappaimo tutti che sono ancora qui dopo un mese in attesa di quella telefonata e senza il coraggio di tenere il telefono in modalità vibrazione per paura di non sentirlo quando OVVIAMENTE chiameranno me per assumermi.

In parte non li biasimo, nessuno ha voglia di avere a che fare con i neo-adulti. I neo-adulti non sanno niente del mondo del lavoro, fino a ieri la loro più grande preoccupazione era quella di conciliare le serate universitarie con le lezioni della mattina dopo e molto spesso non erano nemmeno in grado di gestire quelle. 

I neo-laureati non piacciono a nessuno un po' come se fossero degli adolescenti cresciuti, con più esperienze, più voglia di fare, ma comunque sempre persone che non sanno gestire la vita, gli impegni e le emozioni.

Quante emozioni. Gli adulti sembrano non ricordare più come si provano. Mille sensazioni che ti invado la testa di felicità, tristezza, ansia, confusione e solitudine. Ecco ci sono, la potremmo descrivere come un'adolescenza 2.0, dove ritornano tutte quelle domande come "chi sono io? cosa voglio fare nella mia vita? dove voglio vivere?".

Mamma mia quante domande! L'esame più difficile è proprio questo, con tutte domande alle quali non sai rispondere e sembra che tu debba presentarti all'appello ogni giorno, finchè non riesci a darci una risposta, altrimenti continuerai sempre ad essere bocciato. E la cosa peggiore è che questo esame si presenta proprio quando pensi di aver finito il tuo percorso universitario e quindi "stufa marcia" di studiare, chiudi i libri una volta per tutte e butti tutti i riassunti nel primo bidone delle immondizie... ecco proprio in quel momento, inizia l'esame più difficile di tutti.


24 anni e sentirli tuttiWhere stories live. Discover now