Vivevo in un qualche piccolo paesino medievale in una qualche parte del mondo.
Ero cresciuta in una famiglia di religiosi con mia mamma, mio papà e i miei 2 fratelli più piccoli.
Avevo un'età compresa tra i 20 e i 25 anni, non mi importava il numero perché non era quello a definire l'età e la giovinezza di una persona. In compenso mi interessava come mi chiamavo: Klaire Durdan. Il nome è prezioso, è un diritto che vale su tutti. Per il resto potevo definirmi magra, non troppo bassa e neanche troppo alta, i capelli lisci neri che arrivavano alla schiena e due grandi occhi da cerbiatta marroni. Me li invidiavano tutti, ma io invidiavo loro. Mi ero diplomata all'istituto professionale estetico, contro la volontà di mia madre che preferiva facessi un lavoro un po' più "serio" e ben pagato. Alla fine adesso lavoro in un centro wellness a pochi chilometri da casa mia. Faccio la massaggiatrice e nonostante abbia avuto un po' i bastoni tra le ruote all'inizio per i miei genitori, sono molto felice e anche loro, infatti sono miei clienti fissi.
Avevo avuto un'infanzia tranquilla, ero una dei pochi miei compagni di classe che aveva una famiglia unita senza divorzi, andavo abbastanza bene a scuola e facevo la chierichetta, per obbligo di mia mamma.
Non credevo molto in Dio, non avevo nessun motivo per non farlo, c'era sempre stato e avevo tutto ciò che necessitavo, ma mi era sempre sembrato un filo filosofico troppo antico da seguire nel 2023.
La mia famiglia era cresciuta con l'idea che non si potevano avere rapporti sessuali prima del matrimonio, il venerdì si mangiava obbligatoriamente solo pesce, la domenica mattina la messa era fondamentale, ma cosa più importante l'amore esisteva solamente tra donna e uomo. Io non credevo in nessuna delle cose qua sopra citate, soprattutto nell'ultima.
Mi accorsi di non essere eterosessuale intorno ai 13 anni, quando ebbi il mio primo cellulare con una scheda e internet accessibile.
La sera i miei genitori si ritiravano nella loro stanza, prima però, come ogni volta, controllavano nella mia camera se stessi dormendo e in caso fossi stata ancora sveglia mi dicevano di addormentarmi al più presto. Sapendolo, fingevo di dormire, rigorosamente col volto girato dalla parte della parete per non far vedere che mi veniva da ridere. Una volta sentito il rumore della porta chiudersi, tiravo fuori da sotto il cuscino il mio iPhone e digitavo nella barra di ricerca Google "ragazze in intimo".
Appena la rotellina terminava di girare, mi infilavo una mano dentro ai pantaloni per stuzzicare il clitoride, mentre scorrevo i vari risultati prima di trovare la foto che mi colpiva di più. Eccola. Raffigurava una ragazza bionda, il ventre piatto e un filo di addominali a mala pena visibili. Non mi importava di che colore avesse gli occhi, se era alta o bassa, io guardavo solo una cosa: il suo intimo. Indossava un reggiseno di pizzo rosso fuoco e degli slip dello stesso colore che le facevano risaltare le sue gambe slanciate e lisce. Doveva essere una pubblicità di intimi natalizi o per capodanno. A questo punto introduceva la mano all'interno delle mutande, infilando le dita dentro: 1,2,3... fino a diventare un fiume in piena.
Andai avanti così per un paio d'anni, finché non provai qualcosa di più eccitante: pornhub. Era molto meglio vedere le ragazze nude che con l'intimo, ma soprattutto vedevo fare quello che volevo far io, non dovevo sforzarmi troppo con la fantasia. Scorrendo c'erano talmente tanti tipi che non li avrei mai visti tutti. Ai miei genitori ovviamente non dissi mai nulla e tuttora non lo sanno. Ho avuto una cotta per una ragazza una volta, ma era finita male e subito che non avevo raccontato niente in famiglia. Si chiamava Sophia, una ragazza delle superiori che frequentava la mia stessa classe.
Mi stava sul cazzo a inizio del primo anno, ma un giorno della terza superiore ci cambiarono di posto e diventò la mia vicina di banco per i prossimi tre mesi. Per un po' di tempo non parlavamo neanche per chiederci una penna in prestito, ma ad un certo punto lei prese coraggio e mi chiese cosa avrei fatto quel pomeriggio. Alla fine mi invitò al centro commerciale a fare shopping insieme a lei, diceva che avevo un bello stile, anche se era palesemente una scusa. Indossavo sempre un paio di jeans e la prima maglietta che trovavo aprendo l'armadio, cosa avrebbe trovato di così interessante nei miei look?
Quel giorno andammo per negozi come accordato, al di fuori da scuola mi sembrava un'altra persona, addirittura simpatica, ma non volevo esagerare. Saltellava di qua e di là come una bambina entusiasta, un sorriso smagliante e gasata al massimo. Ad ogni vetrina si fermava a spiegarmi ogni indumento, ogni pupazzetto e mi fece fare il tour. Era casa sua. Nonostante conoscessi il negozio mi fece piacere ascoltare ogni sua dettagliata descrizione. Il giorno dopo a scuola tornò la stessa ragazza di sempre, annoiata e sofferente. Pensavo non mi avrebbe parlato, invece appena arrivata al banco mi salutò e durante l'ora di inglese mi chiese se mi fosse piaciuta l'uscita del giorno prima. Sorridendo le risposi di sì, ero stata onesta, mi ero divertita ed era stata una giornata diversa rispetto alle solite.
Mi invitò un altro giorno al cinema a vedere un film di cui non ricordo il titolo. Quell'uscita era stata più noiosa perché non si poteva parlare e stavamo a guardare uno schermo, sola o in compagnia era uguale, questo era il mio pensiero. Dopo la pausa di metà film mi ero stufata, era da un po' che la guardavo mentre era di profilo concentrata sulla visione del film. Era davvero bella, quei capelli mossi e rossicci, le sue lentiggini distribuite sul suo viso come costellazioni e quegli occhioni verde smeraldo che ti rapivano.
Le affarai la faccia nella mia mano destra e le girai il volto verso di me, a questo punto prima ancora di vedere la sua reazione o di darle il tempo di dire qualcosa la baciai. Lei si rigirò senza dire una parola fino all'anno fine del film. La vedevo tesa, ma non credevo che non l'avessi mai più vista. Infatti il giorno dopo non la trovai in classe e neanche il giorno successivo. Poco tempo dopo scoprì che aveva raccontato tutto a sua madre, magari con qualche esagerazione e aveva cambiato scuola.
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La massaggiatrice
RomanceVivevo in un qualche piccolo paesino medievale in una qualche parte del mondo. Ero cresciuta in una famiglia di religiosi con mia mamma, mio papà e i miei 2 fratelli più piccoli. Avevo un'età compresa tra i 20 e i 25 anni, non mi importava il numer...