Capitolo Sette - Colpire

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Guardati adesso
Non sei così coraggioso nel modo in cui ti comporti
Ti fa star male, devi andartene in fretta
È tutta spavalderia quando esci con i tuoi amici
È come se una persona diversa attraversasse quei cancelli
E il gioco inizia
L'adrenalina è alta
Senti la tensione

Forse qualcuno morirà


Weekend Warrior - Iron Maiden


La moto ruggiva sotto di me, sentivo formicolare le dita e sfogavo la rabbia spingendo più forte la velocità. Avevo ancora nelle orecchie la voce delusa di Christian che mi accusava di non ragionare lucidamente.

La discussione aveva assunto toni così alti che i gemelli ci avevano dovuto riprendere per fare un po' di silenzio, esordendo che se anche la base fosse insonorizzata i nostri decibel avrebbero potuto causare un terremoto e distruggerla dalle fondamenta. I soliti esagerati, ma avevo apprezzato il loro modo ironico di spezzare quella lite.

Avevo alzato gli occhi al cielo e ordinato di uscire in missione invece di discutere del nulla, visto che era già tardissimo.

Ci stavamo dirigendo verso il porto, nel silenzio della notte, le strade deserte mi permettevano di andare veloce e godermi il silenzio di Palermo avvolta nell'oscurità.

Ormai agivamo solo di notte, dovevamo stare molto attenti, più di prima, perché da quando Antonio era morto, da quando io l'avevo ucciso, la vendetta di Francesco Mersiglia aleggiava su di noi come una spada di Damocle.

L'adrenalina saliva a ogni metro che percorrevo, ma non riuscivo a togliermi dalla testa le parole dure che il mio amico aveva usato. Avevo rivelato a tutta la squadra del mio incontro con Tommaso, di come avevo autorizzato Adriano a dirgli parte del nostro piano, senza ovviamente rivelare le nostre identità, fingendo che io sapevo non perché leader della SYS, ma perché Adriano si fidava di me in quanto sua ragazza.

Forse era stata proprio quell'ultima affermazione a far scattare Christian, non tanto il fatto che avevo rivelato delle informazioni sensibili, ma che mi ero definita la ragazza di Adriano. E forse era proprio quello che mi aveva fatta incazzare, perché in mezzo a quel casino, quello doveva essere l'ultimo dei suoi problemi. Allo stesso tempo mi sentivo ingiusta, perché avrei potuto usare altre parole davanti a lui. Ma ero veramente stanca di dover giustificare ogni movimento o ogni singola parola che pronunciavo.

Dovevo fare i conti ogni giorno con una colpa già fin troppo grande per caricarmi anche di cose futili.

«Ricordate» la voce di Raffaele arrivò chiara negli auricolari. «Gettate la droga in mare e andate via.»

«Niente attacchi a meno che non siamo costretti» sottolineai stringendo i denti.

Non potevo immaginare di ripetere un'altra volta quello che avevamo vissuto durante il rapimento di Alessandra. Sapevo che il rischio di morire era alto, come quello di dover uccidere per difendere le nostre vite. Ma volevo evitare quanto più possibile di dover ripetere un'azione così estrema, volevo evitarla ai miei compagni. Era un qualcosa che non potevi superare, dovevi solo imparare a convincerci, ed era la missione più difficile che l'universo mi avesse assegnato.

La sera prima era stata a un passo da parlarne con Adriano. In quel lungo tragitto silenzioso verso il nostro luogo, Monte Pellegrino, era stata a un passo da chiedergli di Antonio, ma poi non ci ero riuscita, avevo sentivo la nausea salire e avevo ceduto alle mie paure, non ero stata in grado di proferire parola, anche se sapevo che lo dovevo a quel ragazzo, perché avevo stroncato la sua vita. Mi ero lasciata andare alle mani abili di Adriano, al suo profumo che mi inebriava, perché ne avevo bisogno, avevo bisogno che mi facesse dimenticare di tutto.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora