«Pensi che io abbia paura?» rispondo, cercando di mantenere la calma. Lui alza le spalle con indifferenza. «Il soprannome 'Pimpi' non l'ho scelto a caso», mi fa notare, con un leggero sorriso sul viso.
«Pimpi è un codardo», ribadisce, i suoi occhi incontrano nuovamente i miei.
«Non è un codardo, è solo timido», mi difendo.«E tu, Pimpi, sei timida?» mi mette alla prova, cercando di decifrare le mie reazioni. «Forse», ammetto, sotto il suo sguardo intensamente scrutatore.
Sebastian toglie le sue mani appoggiate sul banco, allentando momentaneamente la tensione tra noi. Tuttavia, invece di dirigersi verso l'uscita, continua a guardarmi, i suoi occhi brillano nella luce tenue che filtra dalla finestra.
«Allora, Pimpi», la sua voce risuona dolce e seducente. «Che ne dici di lasciare la festa e unirti a me?» Mi sorprende la sua proposta e mi lascia senza parole per un momento. Considero attentamente la sua offerta, prima di permettere a un sorriso di delinearsi sui miei labbra. «Credo che ti seguirò», rispondo e un sorriso si dipinge sul suo volto.
Mi porge la mano aiutandomi a scendere dal banco. Seguo Sebastian lungo i corridoi oscurati del campus, illuminati solo dalla pallida luce della luna che filtra dalle finestre. In quel momento mi accorgo che la sua mano non ha mai lasciato la mia. L'aria fresca della notte accarezza delicatamente il mio volto, facendo sparire il rossore lieve che la situazione inaspettata aveva provocato.
«Dove stiamo andando?» chiedo, rendendomi conto di averlo seguito senza sapere niente. Questo non è da me. Cosa sta succedendo, Amelie?
«Andiamo a piedi?» La mia domanda esce in modo spontaneo, senza che io abbia davvero il tempo di pensarci su.«Credi davvero che farei camminare così tanto una ragazza con quei tacchi?» si gira e getta uno sguardo veloce sulle mie scarpe, e posso giurare di averlo visto abbassare gli occhi sulle nostre mani unite.
«Quindi per abitudine porti via le ragazze dalle feste?» un sorriso fa capolino sul suo volto.«Ti importa saperlo?» ritiro la mano velocemente, creando una distanza tra noi.
«Non so che cosa hai in mente», rispondo con un tono più duro. «Ah, capisco, hai paura che io possa...»«Ho capito, me ne vado», mi allontano da lui pronta a tornare indietro. «Pimpi, aspetta. Sei davvero suscettibile, sai?» Mi giro bruscamente verso di lui. «Non sono suscettibile», preciso. «Sì, lo sei», la sua voce suona divertita, la mia decisamente no.
«Non lo sono. Cosa dovrei pensare di uno che fa allusioni di quel tipo?»
«Ti sei scandalizzata? Povera Pimpi», sento l'irritazione crescere dentro di me, mi stava prendendo in giro.«Vaffanculo», rispondo senza mezzi termini, decisa a tornare verso l'entrata del campus. Sto per varcare il cancello quando la sua mano afferra il mio polso.
«Stavo solo scherzando, andiamo», non rispondo.
«Dio, Amelie, per quanto non mi dispiacerebbe, non ho quella intenzione questa volta»
Perché le sue parole mi sembrano così sincere? Amelie, svegliati e vai via.Nonostante l'insistente voce nella mia testa che mi consiglia di tornare indietro, decido di seguire Sebastian. Spero solo di non pentirmi di questa scelta.
«Quindi, dobbiamo camminare?» chiedo, cercando di capire dove stia andando. Lui sorride, come se sapesse che l'ho deciso di seguirlo.
«Come ho detto prima, no». Lascia il mio polso e si avvia verso una stradina un po' desolata.Cammino dietro di lui, cercando di non farmi prendere dal panico mentre entro in quella via poco illuminata. «Non preoccuparti, è sempre deserta», dice senza voltarsi. Non rispondo e mi limito a guardarmi intorno. Solo in quel momento noto una moto parcheggiata un po' più avanti. È nera e sembra moderna.
Non sono una grande esperta di motociclette, ma posso dire che ha un aspetto elegante.
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More Than Bruises.
RomansNelle strade di Vienna, sotto l'ombra maestosa di palazzi storici e accanto al dolce scorrere del Danubio, esiste un luogo dove l'arte, la passione e il talento si incontrano. È la Universität für Musik und darstellende Kunst Wien, un luogo in cui...