CAPITOLO 17

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La sera arriva troppo velocemente.
Mentre sono in camera mia sento la voce di mia madre. «Amelie, fatti bella»

«Mamma, è solo una cena», le ricordo, ma in risposta ricevo solo un «muoviti»
Indosso un vestito semplice e nero, elegante nella sua semplicità.
La sua forma segue le linee del mio corpo, in modo leggermente aderente.

Il décolleté è modesto, aggiungendo un tocco di femminilità senza essere eccessivamente provocatorio.
Le maniche lunghe conferiscono al vestito un tocco di classe e il vestito arriva leggermente sopra le ginocchia.

Esco dalla stanza andando in cucina.
«Amelie, mettiti almeno il mascara», sbuffo contraria.
«Mamma, smettila, sto bene così», i suoi occhi cadono sulle mie scarpe.

«Cosa ti sei messa, Amelie!» grida.
«Non mi metterò i tacchi», protesto.
«Invece sì, muoviti», mi spinge leggermente verso il corridoio.
«Mamma, basta! Se mi ama, mi accetta anche se mettessi il pigiama», sbotto di scatto.

Se mi ama? Divertente.

Ma almeno con quella frase, mia madre torna in cucina, senza protestare ancora.

Spero solo che Sebastian non venga.
Le 19:30 arrivano e di Sebastian nemmeno l'ombra.
Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra.

Anche le 20:00 arrivano, nessuna notizia del mio finto fidanzato.
«Ma dove sarà? Chiamalo, forse è successo qualcosa». Alzo le spalle e quando sto per ribattere, qualcuno suona alla porta.

Cazzo. Mia madre corre ad aprire, Sebastian con un mazzo di fiori le dice «buonasera».
Le porge i fiori ed entra in casa.
«Non dovevi, caro», li poggia in uno dei vasi ancora vuoti che ho vicino all'entrata.

Sebastian mi saluta in maniera molto gentile e io mi prendo qualche attimo per osservarlo.
Noto che anche lui sta facendo lo stesso con me.
Forse avrei dovuto mettermi del trucco. Amelie, no, torna in te.
È tutta una menzogna, lui sta solo recitando.

Indossa una camicia nera, leggermente sbottonata e con le maniche arrotolate fino ai gomiti, che lascia intravedere la sua pelle coperta da dei tatuaggi.
Non mi vergogno a pensare che questi ultimi siano una vera e propria opera d'arte.
I colori predominanti sono il nero e il grigio; serpenti intricati avvolgono il suo avambraccio con eleganza.
Le squame dei serpenti sono dettagliate e realistiche, mi chiedo come non ho fatto a notarlo prima.

La testa di un serpente emerge sulla parte superiore del braccio, con occhi penetranti che sembrano seguire chiunque lo osservi.
Infine, sul collo, dietro l'orecchio, un piccolo serpente è delicatamente coperto da dei ciuffi di capelli.
Questo dettaglio aggiunge un tocco di sensualità e mistero.

Il suo outfit si conclude con un semplice pantalone nero e delle sneakers bianche.
I suoi capelli neri, leggermente disordinati, lo rendono ancora più affascinante.
E i suoi occhi verdi concludono quel ritratto stupefacente.

«Scusami per il ritardo, Sarah», prende posto di fianco a me, e in quel momento vengo pervasa dal suo profumo.
Un misto di sigaretta e menta mi attraversa senza pudore. «Ho avuto un piccolo contrattempo», aggiunge infine.

Solo in quel momento noto il suo labbro, leggermente gonfio e con un'incisione abbastanza evidente.
I miei occhi cadono sulla mano sinistra, noto piccoli graffi, abrasioni e il rossore attorno ad esse.
Le zone colpite sono ancora ricoperte da piccole goccioline di sangue.

«Amelie, aiutami a portare il cibo in tavola», la voce di mia madre mi riporta alla realtà.
«Sì, arrivo», annuncio, andando da lei.
Sebastian sta per alzarsi, ma mia madre lo precede, facendolo rimanere seduto.

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