Epilogo.

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Niall pov.

tredici mesi dopo.

Finisco di lavare le ultime tazze e controllo l'orologio al muro: 8.05

E' domenica mattina e non ho davvero idea di cosa fare, non sono abituato a rimanere in casa da solo ad annoiarmi.

Harry è uscito con la mia chitarra per andare a riparare due corde- corde che lui stesso ha rotto, quindi mi sembra anche giusto sia lui a farle riparare- e io ho appena finito di fare colazione.

Non mi sveglio mai alle sette del mattino se non ho nessun posto in cui andare, è questa la cosa strana di oggi. Non ho idea del perché io sia in piedi, la mia mente mi ha semplicemente consigliato di svegliarmi.

Decido di accendere il computer e vagare su facebook.

Tra le mie notifiche ci sono dei commenti ad una vecchia foto e un avviso che una delle mie vecchie amicizie e tornata ad essere attiva.

Rimango bloccato a fissare quel piccolo rettangolo per quasi un minuto intero, e poi decido di cliccarci su.

Nel suo profilo non c'è praticamente nulla, l'ultimo post risale al 20 giugno di due anni fa. Le sue foto sono sempre quelle di quando l'ho conosciuta. Le stesse foto per cui ho passato pomeriggi interi a fantasticare fissando quegli immobili occhi verdi.

Le stesse foto ferme nel mio telefono da tredici mesi, quelle che ho osservato fino a piangere, fino a disperarmi e chiedermi dove fosse finita.

L'ultimo ricordo che ho di lei è in ospedale, fuori dalla sua camera. Il suo corpo era coperto da un lenzuolo bianco e portava una maschera per l'ossigeno. I suoi capelli erano corti, le coprivano a malapena la punta delle orecchie, ma non avevano smesso di essere così neri e belli, i suoi ricci si erano fatti più indomabili a causa della lunghezza. Non sembrava quasi lei, tranne per il fatto che lo era, la riconoscevi dalle sue dita delicate, dal suo collo pallido, dalle sue ciglia lunghissime e dalle sopracciglia definite nonostante la malattia.

Coraline era l'unica che io abbia mai amato davvero.

Ricordo ancora i primi discorsi sull'amore e su come io non riuscissi a capire quando fosse amore o meno, e ricordo anche quello che mi disse lei.

Ricordo anche quando ci hanno detto quanto eravamo sbagliati l'uno per l'altra, ricordo persino quando uno degli ultimi giorni lei mi ha sussurrato che sarei sempre stato l'amore della sua vita, e ricordo di come dopo aver chiuso gli occhi non li ha più riaperti.

Dopo essermi allontanato da lei quel giorno ho ricevuto una telefonata dai suoi genitori: mi informavano che stavano per partire.

In quell'esatto momento la porta di casa si apre e sento i passi pesanti di Harry.

"Sai cos'ho fatto?" chiede urlando una volta appeso il cappotto all'appendiabiti.

Si avvicina a me sistemando la chitarra accanto al divano.

"Sono uscito di casa e per trenta minuti ho cercato di convincermi che potevo farcela davvero a camminare fino al negozio di musica, ci ho provato con tutte le forze, te lo giuro"

Lo fisso poco interessato dopo aver visto che la chitarra è ancora malconcia.

"Ma poi sai cosa è successo? Ho incontrato un cazzo di pinguino per strada che mi informava che qui si sta meglio che al polo nord--"

"Certo che te lo diceva, i pinguini stanno in Antartide, polo sud, non al polo nord"

Harry mi fissa per un momento con uno sguardo scocciato e poi continua:

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