CAPITOLO 20

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Cammino tra la gente, devo uscire da questo posto.
Isolde è ancora con Ludwig e di Mia nessuna traccia.
Non voglio rovinare la serata a nessuno, ma devo trovare Mia per avvertirla che sto andando via.
La musica assordante e le risate allegre mi circondano.
Vedo in lontananza la porta del locale, sempre più vicina, devo trovare tranquillità.

Quando sono finalmente fuori, l'aria fresca della notte accarezza il mio volto e mi riporta un po' di chiarezza.
Mi siedo su un muretto, devo rilassarmi, non devo far sì che il nervoso prenda il sopravvento. Le parole di Sebastian mi risuonano in mente, "mi brami" sbuffo.

«Pensa davvero che io sia affascinata da lui?» Mi passo una mano tra i capelli. Non posso negare che sia un bel ragazzo, ma caratterialmente lo odio. Si avvicina a me solo quando gli fa comodo.
«E se domani rovinerà il progetto?» Mi allarmo.
No, potrebbe mai farlo, giusto? Anche a lui interessa un bel voto...almeno lo spero.

Dopo qualche minuto, Mia mi chiama al telefono.
Mi limito a dirle che sono uscita per prendere un po' d'aria, lei in risposta ride e mi dice di divertirmi.
Mi stavo divertendo, ma il ragazzo con cui stavo ballando è stato spinto via da me.
Subito ripenso alla scena e il nervoso mi assale.
«Non posso nemmeno divertirmi, deve rovinare sempre tutto.»

Scendo dal muretto camminando senza una meta precisa, la notte è calma quanto pericolosa.
Non nego di avere paura, ma non voglio rimanere nemmeno per un solo istante lì. Mi rendo conto che il caos del locale e l'alcol mi hanno stordito e non poco.

Cerco di non cadere, ma i miei piedi stanno letteralmente soffrendo. Non dovevo mettere i tacchi.
Mi chino per toglierli, ma cado sul marciapiede.
Rimango lì, seduta, fin quando due fari non mi accecano.

Una macchina, nera si avvicina pericolosamente a me.
Ho paura, la strada è desolata e se qualcuno mi rapisse ora, nessuno lo verrebbe a sapere.

«Sei un irresponsabile a girare da sola» la macchina accosta di fianco a me. La voce la conosco troppo bene. «Lasciami stare, tra poco mi alzo»
Sventolo la mano avanti ed indietro, deve andarsene.

«Non ti reggi in piedi» ribatte con tono tagliente.
«Non ho bisogno del tuo aiuto» cerco di alzarmi e camminare, ma ricado nuovamente a terra.
«Non ho nessuna voglia di salvarti, ma non voglio averti sulla coscienza quando ti succederà qualcosa»
La sua risposta è piena di sarcasmo, eppure, sembra anche preoccupato.
«Non mi avrai sulla coscienza, ho il mio telefono chiamerò un taxi» prendo il telefono e glielo mostro.
Lo sento ridere, in un modo odioso.
«Il tuo telefono è morto»

Mi affretto a guardarlo, si è spento cazzo.
«Non devi farmi da cavaliere, vai via» mi lamento.
«Senti, non ho nessuna intenzione di giocare al cavaliere, ma ora o porti il tu bel culo dentro la mia macchina,» fa una piccola pausa.
«Oppure lo porterò io dentro»

«Sebastian vattene» dico con freddezza.
«Non voglio che finisca male solo perché sei testarda e irresponsabile» le sue parole pungono come spine.
«Non sono irresponsabile, smettila»
Le sue labbra si stringono in una linea sottile.
«Amelie, sali su questa cazzo di macchina» mi guarda con uno sguardo penetrante, ma io non rispondo.
«Ok, come vuoi» apre lo sportello, scendendo dalla macchina e senza alcun preavviso prende il mio polso tirandomi verso di lui.

La mia reazione è istintiva, cercando di liberarmi dalla sua presa possente.
«Lasciami andare!» Grido, facendo resistenza.
Lui ignora le mie proteste, la sua espressione è tagliente e determinata. Mi solleva di peso e mi porta dentro la sua macchina. Mi poggia nel sedile del passeggero, come se fossi una bambina e mi allaccia la cintura.
«Tu non ti muovi da qui» Resto in silenzio, cercando di capire cosa è appena successo.

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