CAPITOLO 21

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!!!ATTENZIONE!!!

In questa parte del capitolo sono presenti tematiche forti, BULLISMO, DISTURBI ALIMENTARI.
Se sei sensibile a questo argomento, ti consiglio vivamente di saltare la scena che viene sotto
e le altre e dove trovi i  " . . . "
(Non è essenziale, capirai poi con il corso della storia)

. . .

Le due di notte

Sono seduta al mio banco mentre estraggo il mio panino dallo zaino. Sento troppo bene i sussurri dei miei compagni di classe.
Cerco di non piangere in classe, apro la carta che avvolge il mio piccolo panino e lo porto lentamente alle labbra.
«Ma guarda che cosce enormi che ha..dovrebbe mettersi a dieta» dice una ragazza.
Le altre le danno ragione.
Le parole taglienti mi feriscono, mi stanno lacerando.
Il mio cuore batte forte e cerco in tutti i modi di nascondere le lacrime che minacciano di uscire.
Non piangere, non qui.
Le risatine maliziose e perfide aumentano, una ragazza prende il mio cibo e lo butta nel cestino.
«Non ti serve mangiare, maiale» dice con disprezzo.
Non mangio ormai da due giorni, quello sarebbe stato il mio unico pasto.

Mi alzo dal banco, non appena la campanella suona.
Finalmente posso tornare a casa.

Seduta a terra, apro lentamente le ante della mia dispensa. Prendo dei biscotti, dei salatini, patatine e tutto ciò che posso ingerire.
Continuo e mangiare con fame famelica, cercando di inghiottire anche le cattiverie subite.

I miei pugni colpiscono  feroci le mie cosce.
Continuo a ingoiare cibo, consapevole del rimorso imminente.
Sento il vomito salire fin sopra la gola, graffia con potenza e acidità. Vuole uscire a tutti i costi.

Mi precipito in bagno, inginocchiata davanti al WC gelido. Ho bisogno di liberarmi, sono ricaduta nuovamente in questo circolo vizioso.

Devo vomitare.

. . .

Mi sveglio sudata, con il respiro affannoso.
Devo vomitare, non riesco a trattenermi.
I mostri del passato sono tornati, e non so come cacciarli via. Corro in bagno trovando la porta chiusa.
Cerco di precipitarmi al piano di sotto, dove si trova l'altro bagno. Ma anche questa porta è chiusa.
Mi sento sazia, come se avessi mangiato quantità enormi di cibo.

«Non vomiterai» la sua voce arriva come un tuono imponente. Mi giro di scatto trovando Sebastian appoggiato al muro.
«Sebastian, ti prego, non ce la faccio» le mani mi coprono le labbra; devo liberarmi.
«Fai dei respiri profondi», dice mentre si avvicina. Inizio a fare dei respiri, sempre più profondi per calmarmi. «Non ti avvicinare», balbetto mentre faccio qualche passo indietro.

Quando riprendo lucidità, lo guardo.
È fermo a pochi metri da me.
«Come hai fatto...?» lui mi precede rispondendomi. «Parli nel sonno».

«Che cosa ho detto?» mi guarda attentamente, come se stesse scegliendo se dirmi la verità o meno.
«Urlavi che non eri un maiale, che dovevi vomitare».
Un senso di tristezza e vergogna mi avvolge.
«È stato un incubo, un semplice incubo», forse lo dico per convincere me e non lui.

«Un incubo ti porta a correre in bagno?» si avvicina sempre di più con passi lenti.
«Ti prego, non avvicinarti», lo supplico; non so se sarei stata in grado di trattenere le lacrime ancora a lungo.

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