11. Una sgradita epifania

26 2 27
                                    

Matilde era stata sepolta da un anno ormai.

Susanna era entrata stabilmente nel gruppo di amici di Barto e tutti avevano finalmente imparato a tradurre (come diceva Franca) i loro atteggiamenti reciproci.

E proprio in quel periodo, lei sentiva delle sensazioni strane.

Una sera erano a casa di Barto a guardare un film: loro due sul divano, alla sua destra Carmen, alla sinistra di Barto Giulio. Gli altri erano sistemati sul tappeto di fronte a loro. A un tratto Susanna sentì un profumo. Un odore, per essere precisi. E lo sentì nella sua pancia, lo sentì fin sotto al basso ventre. Si spaventò, non le capitava da tempo e non le era certamente mai capitato in quella comitiva.

Deglutì e lo individuò, capì a chi appartenesse quell'odore e tutte le sue certezze crollarono in un attimo. Senza potersi controllare, iniziò a tremare, tanto che Barto le chiese se si stesse spaventando per qualche scena troppo cruda del thriller che avevano scelto. E nell'esatto momento in cui lui le rivolse quelle parole, Susanna sentì il suo cuore accelerare a tal punto da sembrarle che volesse uscire fuori dal suo costato.

Era innamorata.

Innamorata del suo migliore amico.

Una cosa che non doveva esistere.

Com'era possibile? Mai, davvero mai c'era stato tra di loro il benché minimo segno di malizia, Susanna non aveva mai considerato Barto come un possibile compagno di vita e, era certa, lo stesso era valso per lui.

Erano stati sempre così chiari l'uno con l'altra su questo punto che adesso le sembrava di non poter essere più certa di nulla su questa terra.

Il film finì, lei accampò la scusa del mal di testa per correre a casa.

Per il giorno seguente era organizzata una serata a casa di Franca per festeggiare il suo pensionamento. Tutti parlavano della festa per Matilde: era stato deciso che avrebbero fatto una enorme festa in suo onore nel giorno della ricorrenza del primo anno dalla sua scomparsa. Avevano ingaggiato un Dj, affittato un locale, ordinato il cibo presso un catering d'eccezione.

Naturalmente Susanna era data per scontata, naturalmente anche lei stessa si era data per scontata prima di quel momento, aveva anche partecipato alle spese, ma adesso non sentiva che fosse giusto partecipare a quella festa.

Mentre chiacchierava con le persone invitate da Franca, cercava sempre Barto con lo sguardo, nel tentativo di capire se "quella cosa della pancia" fosse sparita. E invece no, non spariva. Anzi, diventava sempre più ingombrante, fino a darle la nausea.

Tutto quello che il suo corpo voleva era stringersi intorno a lui e... non era il caso.

Tutti le chiedevano se si sarebbero rivisti alla festa e lei iniziava a dire di no, che forse non ce l'avrebbe fatta: un malessere strano l'aveva presa in quei giorni, magari stava covando l'influenza; oppure una importante commessa in ufficio l'avrebbe tenuta a lavoro fino a tardi purtroppo; oppure altre mille scuse. Ma a Barto cosa avrebbe detto? A lui non poteva mentire.

«Scusa, signorinella! Mia madre mi ha appena detto che sabato non sarai alla festa per Matilde: che storia è questa?»

«Sì, beh... non me la sento, Barto»

«E che diamine vorrebbe dire che non te la senti?»

Lui la tallonò per l'intera serata, ma Susanna tentò con tutte le forze di non cedere e riuscì a divagare senza cadere nella trappola di dire una bugia per coprirsi. Barto si accorse del rossore sul suo viso ma lo mal interpretò, le disse che si vedeva che non stava bene, le chiese se volesse essere riaccompagnata a casa o se volesse passare la notte da lui, che abitava non distante dalla casa dei suoi genitori.

La seconda vita di BartoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora