1.11 ● QUANDO ANDAI A SCUOLA DI SERA

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A cena, secchione si fece vivo in cucina con addosso una vestaglia e si sedette salutandoci.

Sua madre, Lucy, si fermò e spalancò gli occhi «Non dovevi vederti con Richard e Colin?» prese un altro piatto che gli allungò.

Lui la aiutò ad apparecchiare «Ho telefonato, ho detto loro di fare da soli. C'è una cosa più urgente».

Lucy si rimise ai fornelli.

Suo padre entrò in cucina. «Ah, sei con noi. Sentivo che parlavi di urgenze, dallo studio».

Il secchione si sedette e dall'altra parte del tavolo puntò la forchetta su di me «Fangirl, qui, ha decine di pagine di storia da studiare, per venerdì».

Mi paralizzai, volevo farmi indietro ma mi uscì solo «E quindi?».

«E quindi hai bisogno di aiuto. Forse non sarò il massimo come professore, però è sempre meglio che rischiare che ti addormenti sul libro».

«Io non mi addormento su...»

Un sopracciglio gli si mosse prima ancora che finissi la frase.

«Va bene, un paio di volte», abbassai la testa, «Però non devi sentirti obbligato, voglio dire, penso che è tanto che non vedi i tuoi amici. Forse è il caso che vai da loro». Avrei fatto di tutto per non averlo tra i piedi.

«Ho spostato tutto a venerdì» tagliò corto.

Sbuffai, mi sentivo un coniglio con un cane nei calcagni.

Finita la cena, andai in camera. Lui mi stava attaccato come la gomma da masticare. Mi voltai. «Senti, secchione, dammi respiro, okay? Voglio sentire la mia amica».

La luce delle scale lo illuminava da dietro, mi sembrò vederlo storcere la bocca. «Dieci minuti, fangirl. Così posso anche preparare i libri».

Da Rita era ancora pomeriggio. «Ciao Juno, già finito la scuola?»

Sbuffai «Magari. Il tizio qui mi vuole fare lezione. Rita, aiuto. E poi...» Mi fermai qualche secondo, non sapevo come dirle quello che avevo visto la sera prima, ma dovevo sfogarmi con qualcuno Quel pensiero mi tormentava e mi faceva stare male.

«E poi?» Dall'altra parte Rita stava aspettando.

Mi morsi il labbro e il mio petto si riempì di aria «Ieri sera ho visto suo padre che faceva le coccole a mia madre. Vicino alla piscina. In giardino. Rita, capisci? La mamma ha un amante e probabilmente lui manderà via moglie e figlio». Un momento dopo mi sembrò di essermi tolta un peso dalla testa.

«Sei sicura? È tutto troppo strano. Come ha fatto a incontrare un uomo così lontano? E poi tua madre era tutta casa e... casa. Che tempo aveva di cercare un amante?»

Secchione spalancò la porta e non ebbi il tempo di rispondere.

Quattro libri enormi gli spuntavano da sotto il braccio.

«Ci sentiamo più tardi, Rita» Chiusi la telefonata e lo seguii con lo sguardo. «Non si bussa?»

Si fermò sul tappeto come due mattine prima «Ho bussato due volte». I libri finirono sulla scrivania con un botto «Sei pronta?»

«E quelli cosa sono?» indicai tutti i testi.

«Supplementi» rispose.

«Intendi quelli che stanno al posto del professore quando non c'è?»

Soffiò aria dal naso «Quelli sono i supplenti. I supplementi sono delle aggiunte» si pizzicò la base del naso e chiuse gli occhi.

Mi allontanai: anche papà faceva così a volte, e poi la nonna si arrabbiava con me. Ma non dovevo farmi pendere dalla paura del secchione. EL diceva che non c'era mai da avere paura.

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