Fangirl entrò in macchina, gli occhi bassi, socchiusi e le labbra strette. Era pallida. Si tormentava le mani e le dita erano già rosse. Nel viaggio mi lanciò sguardi furtivi e sospirò diverse volte.
Mi tremò il cuore. Ebbi l'impressione che mi stesse grattando l'anima con i suoi pensieri nascosti e in qualche modo, sentivo che ero coinvolto anche io.
Tutto quel rimuginare si sarebbe trasformato in un tormentone di canzoni di EL.
Il mio ultimo desiderio era che si mettesse in testa che ci tenevo a lei, perché non era così «Ehi fangirl, che c'è? Hai già litigato con le amiche?» tentai di tenere un tono distaccato, ironico.
Lei scattò, risvegliata dai suoi pensieri profondi. «Niente. Ah, sabato ho invitato gente, spero che non ti dispiace.»
La sua capacità di sbattermi addosso ondate di ignoranza mi riscosse dal mio stato di ansia.
E mia madre che si preoccupava che non si adattasse. E io, che mi preoccupavo di aver fatto chissà cosa?
«Ti dispiaccia. Direi di no, però magari prima avresti potuto chiedere ai miei genitori. O a me.» Ma già sapevo che mia madre sarebbe stata felice di qualunque proposta della ragazzina.
Raddrizzò la testa e le spalle «Voglio già domandare a tua madre.»
«Appunto» sospirai.
«Poi tu sabato nemmeno ci sei.»
Le lanciai un'occhiata di lato. Se il mio intuito non mi stava ingannando, già sapevo perché li avesse invitati.
Spinse il mento all'infuori. «Guarderemo un concerto degli 'Y●EL●L'.»
Appunto.
«Già vi immagino. Magari vi metterete anche le parrucche il trucco pesante, jeans strappati e maglioni bianchi. Il solo pensiero mi fa rivoltare lo stomaco.»
Balzò sul sedile e mi fece sbandare leggermente «Che idea! Sì, sai dove posso trovare del trucco come quello che usa EL?» ignorò in modo assoluto il mio stato di salute.
Mi morsi la lingua come non avevo fatto prima. «È cerone. Direi che lo puoi trovare in un negozio di articoli teatrali» risposi. Non vedevo l'ora di tornare a casa. La strada sembrava più lunga del normale con l'argomento 'Y●EL●L'.
Non smise di saltellare facendo sobbalzare la macchina. «E dov'è un negozio di articoli teatrali? Mi ci porti?»
«Cosa? Non sono il tuo autista» scossi la testa deciso.
Le sue labbra si fecero strette, si fermò e riprese a guardare la strada. «Perché no?» fece con un tono di protesta «Ieri mi hai portato a prendere i vestiti!»
«Voglio iniziare subito a fare lezione. Poi dopo cena ti interrogo.»
«Cosa? Non sei il mio professore» mi puntò il dito contro.
«Se sei brava domani ti compro il cerone» le parole vennero fuori d'istinto, e mi presero alla sprovvista. Me ne pentii un secondo dopo, ma non potevo fare altro: la mia parola l'avevo data. Le sorrisi e la guardai per un attimo.
Almeno, la mia risposta sortì l'effetto desiderato. Rimase immobile, a bocca aperta e il dito si piegò.
Per evitare troppa confidenza, la riportai sulle rotaie dell'attenzione. «Ti avverto, sono un insegnante esigente.»
Si sistemò lo zaino sulle ginocchia «Ma dai, non me ne ero accorta.»
Mi passò un brivido lungo la schiena, in qualche strana maniera, una parte di me godeva proprio nel provocarla e ricevere le sue risposte, un po' sarcastiche come le mie.
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Pink Sapphire
Ficção Geral«Anche i tuoi regali devono avere dei nomi complicati. Lo zaffiro però è blu. L'ho visto nei libri». «È uno zaffiro speciale. Si trova solo in India. Invece di essere blu, è rosa. Ma è comunque uno zaffiro». Casa Simmons nasconde un segreto e Juno s...