"C-cosa? Dove mi stai portando?" Domandai girandomi verso di lui.
Infilò la chiave e mise in moto. "Per una volta puoi non fare domande?!" Sbottò facendo retromarcia per uscire dal parcheggio del capanno.
"No. É mio diritto sapere dove mi stai portando!" Protestai contro di lui.
"Al sicuro." Disse a denti stretti sgommando sull'asfalto.
"Al sicuro non é una risposta!" Cercai di estorcergli informazioni.
"A casa mia." Disse cercando di calmarsi un po'.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma la richiusi un secondo dopo, non avendo niente da dire.***
Durante il viaggio fino a casa di Justin restammo in silenzio.
Quando la macchina si fermò, mi guardai intorno disorientata.
Cazzo... Sembrava di stare in una di quelle abnormi ville di Teen Cribs isolate dal mondo esterno (per chi non lo sapesse, Teen Cribs é un programma di Mtv, dove dei ragazzini ricchi e viziati ci mostrano le loro mega giganti ville piene di cose strafighe).
Era il posto più tranquillo e isolato del South Bronx. Era una villa sperduta, estraniata da tutto ciò che é la città.
"Vuoi restare in macchina oppure entri?" Chiese Justin divertito.
"Q-questa é tua?" Domandai incredula uscendo dalla macchina e chiudendomi la portiera alle spalle.
"Si, tutta mia." Sorrise soddisfatto prendendomi per mano.
"E Tris?" Domandai curiosa.
"Sta nella dependance dietro la villa, vuole la sua privacy." Estrasse le chiavi dalla tasca della giacca ed aprì la porta.
Oh mio Dio!
C'erano due enormi scalinate bianche hai lati dell'entrata, che portavano al piano di sopra. In mezzo alle due scale si apriva un enorme salone bianco con gli arredamenti neri lucidi.
"Vieni, ti faccio vedere la cucina." Sussurrò spingendomi oltre una porta.
La cucina era bianca e crema. Inutile dire che era enorme anche quella stanza.
"Ti piace?" Chiese guardandomi con un sopracciglio alzato.
"É bellissima." Sussurrai sbalordita.
"Aspetta di vedere il resto..." Elettrizzato mi trascinò fuori dalla cucina, fuori dalla sala e su per le scale.
C'era un lungo corridoio con tante porte diverse.
Mi trascinò fino all'ultima in fondo a destra e la aprì, rivelando un'enorme camera da letto.
Le pareti erano nere opache, l'enorme letto era rosso, come la maggior parte dei mobili e c'era una porta-finestra che dava su un enorme terrazza.
-Smettila di ripetere la parola 'enorme'!-
Non é colpa mia se in questa casa é tutto enorme!
"Questa é la tua nuova stanza." Sorrise indicando lo spazio intorno a lui.
"E tu? Dove dormirai?" Chiesi guardandomi intorno.
Rise e indicò il letto. "Questa é la mia stanza." Alzò le spalle.
"Dormiremo nello stesso letto?" Chiesi alzando il sopracciglio.
"Oh andiamo. So che non ti dispiace." Sorrise maliziosamente.
"Sei un idiota." Dissi lanciandogli uno dei cuscini che c'erano sul letto.
"Ahahahahah okay. E allora, tu e l'idiota qui presente, ora andrete giù a preparare la cena." Sorrise prendendomi di nuovo la mano e trascinandomi al piano di sotto.
Entrammo in cucina e mi fece sedere sul piano cottura.
"Mmh... vediamo." Aprì il frigo e tirò fuori qualcosa.
"Cosa si mangia?" Domandai sporgendomi per vedere cosa avesse preso.
"Pomodori, mozzarella e pasta sfoglia già pronta." Sorrise mostrandomi fiero la pasta sfoglia.
"Io taglio i pomodori." Scesi dal piano cottura e mi avvicinai a Justin. "Hai ancora i miei pantaloncini da basket." Sorrisi dandogli una pacca sul culo.
Si, okay... Lo stavo provocando.
Mi misi accanto a lui e presi un coltello, iniziando a tagliare a fette i pomodori.
Di tanto in tanto, per prendere altri pomodori, passavo dietro a Justin, sfiorandolo con il bacino.
"Tu fallo un'altra volta, e ti sbatto su sto bancone... senza pietà." Mi minacciò bloccandomi tra il bancone e il suo corpo caldo.
Mi morsi il labbro non sapendo cosa fare o dire. "E ti prego... smettila di morderti il labbro." Si avvicinò un poco di più alle mie labbra fino ad arrivare a sfiorarle. "Potrei non trattenermi, questa volta." Le sue labbra erano a tre millimetri di distanza dalle mie ma, lui si stacco e riprese a tagliare la mozzarella.Fanculo Bieber!
***
Dopo cena...
Avevamo finito di mangiare da cinque minuti e Justin era rimasto giù a sistemare la cucina, mentre io, dopo un lunga ricerca tra i corridoi della casa, avevo ritrovato la stanza di Justin. Mi misi alla ricerca di una maglietta pulita da usare come pigiama, visto che nessuno si era preoccupato di portarmi a casa per prendere dei vestiti.
Mentre cercavo, Justin entrò nella stanza.
"Che cerchi?" Chiese venendomi vicino.
"Una maglietta." Dissi girandomi per vederlo.
Era molto più vicino di quanto mi aspettassi.
Si avvicinò un po' di più ma, invece di baciarmi, come pensavo stesse per fare, prese una maglietta dietro ti me.
"Questa dovrebbe andarti bene." Sorrise maliziosamente.
Andò vicino al letto e si tolse maglietta e pantaloni, prima di infilarsi sotto le coperte, praticamente nudo. Beh, si... c'erano le mutande... però!
Alzai gli occhi al cielo e mi girai di spalle per togliermi la maglietta.
Sapevo che mi stava guardando, e siccome lui aveva fatto lo stronzo con me, ora mi sarei vendicata.
Tolsi la maglietta e mi misi quella che lui mi aveva dato. Poi, mi abbassai in modo provocante, togliendomi i pantaloni.
Lo sentii muoversi nel letto, segno che avevo avuto la meglio su di lui, e, senza nemmeno guardarlo, mi misi sotto le coperte, dandogli le spalle.
Rise e, avvolgendomi con un braccio, mi strinse a se.
"Non potrai respingermi per sempre, lo sai?" Sussurrò soffiandomi sul collo.
"Ah? Io ti respingo?" Domandai retorica. "Fottiti." Sussurrai a denti stretti.
In meno di un secondo, non so dirvi come, mi ritrovai sotto di lui.
"Quella bocca dovresti usarla per qualcos'altro, invece che per sparare cazzate." Mi sfidò.
C-cosa?! Brutto bastardo! Questa me la paga...
Mentre stavo per aprire bocca per ribattere, lui iniziò a farmi il solletico.
"J-justin!" Gridai cercando di prendere fiato. "Justin! Mi scappa la pipì!" Protestai cercando di liberarmi dalla sua presa. "Justin, davvero. Mi scappa la pipì!"
Fortunatamente si fermò iniziando a ridere.
"Ti scappa la pipì?" Chiese piegandosi su di me dalle risate.
"Si Justin. Mi sto pisciando addosso."
La mia vescica stava letteralmente per esplodere.
Ridendo si tolse da sopra di me, dandomi la possibilità di alzarmi per andare in bagno.
Quando tornai, Justin era sdraiato a pancia in su, che fissava il soffitto pensieroso.
"Justin, dobbiamo fare delle telefonate." Dissi al ragazzo, prendendo il telefono.
"Chi per primo? Anthony o John?" Anche se stava cercando di trattenersi, si notava che era infastidito.
"John." Scelsi componendo il suo numero.
Premetti il tasto di chiamata e misi il vivavoce.
"Piccolina?" Rispose.
"Hey John, dobbiamo parlare." Lo avvertii arrivando dritto al punto.
"Che succede? É per quei coglioni dei Demons Murderers?" Chiese preoccupato.
"Senti brutto pezzo di merda." Iniziò Justin alzandosi e strappandomi il telefono dalle mani. "Tu chiama me e i miei amici un'altra volta in quel modo e io-" Lo interruppi.
"John, abbiamo bisogno dei Destroyers." Dissi riprendendomi il telefono. "Abbiamo?" Domandò dall'altra parte del telefono.
"Sono in pericolo." Sussurrai. "I The Street, mi... anzi ci danno la caccia." Risposi.
"Continuo a non capire. Tu e?"
"Io e i Demons Murderers." Insicura pronunciai il loro nome.
"Mmh..." Era un po' seccato. "E sentiamo. Perché proprio noi?"
"La famiglia é sempre la famiglia, giusto?" Sperai in una risposta positiva.
"Si... la famiglia é sempre la famiglia." Sospirò.
"Domani, alle 16:30 tra la settima e l'ottava." Disse freddo Justin, che senza nemmeno aspettare un sua risposta, chiuse la telefonata.
"Ora chiama quell'altro." Disse a denti stretti.
Alzai gli occhi al cielo e composi il numero di Tony.
"Shade, ciao." Rispose dopo pochi squilli.
"Hey, Tony."
"C'é qualcosa che devi dirmi?" Chiese tranquillamente.
"Si, fatti trovare tra la settima e l'ottava alle 16:00, okay?" Chiesi conferma.
"Okay." Chiuse la telefonata.
"Tipo di molte parole vedo..." Disse sarcastico.
"Lui non fa tante domande." Alzai le spalle.
"Mh, mh." Annuì tirandomi per il braccio, facendomi cadere sopra di lui.
"Prima abbiamo lasciato qualcosa in sospeso..." Inarcó il sopracciglio sorridendo maliziosamente.
"Ah davvero? Non ricordo..." Mentii cercando di trattenere una risata.
"Beh... eravamo partiti così..." Sussurrò maliziosamente, rivoltando la situazione, mettendosi a cavalcioni sopra di me. Lentamente, si avvicinò al mio collo e iniziò a lasciarci dei baci, provocandomi così, una serie di brividi in tutto il corpo.
"Questa parte non me la ricordo..." Sussurrai sarcastica.
"Hai perfettamente ragione." Disse soffiando sulla mia pelle. "Se vuoi la smetto." Aggiunse serio staccandosi per guardarmi.
"No." Pronunciai senza pensare.
-Cazzo!-
Le parole mi uscirono dalla bocca da sole.
Sorrise soddisfatto, prima di tornare sul mio collo.
"Tu mi piaci. E anche solo l'idea di te, tra le braccia di un altro ragazzo, mi manda il cervello a puttane, e non ragiono più." Sussurrò guardandomi negli occhi. "Voglio baciarti."
"Fallo."
Senza farselo ripetere due volte, si fiondò sulle mie labbra.
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My Trouble // Justin Bieber
FanfictionIl Bronx è universalmente noto per essere uno dei quartieri più violenti e pericolosi, dove tutt'ora gran parte della criminalità è concentrata unicamente nell'area del South Bronx. Guarda caso, proprio dove mia madre ha trovato casa... Sono Shade...