TEARS (prologo)

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quella notte mi hanno levate tutto. Il freddo pungente di dicembre fece in modo che la punta del mio naso si gelasse, il chè mi provocava un fastidio ma lo ignorai. Avevo le braccia intorno al mio busto, e sentivo le lacrime gelate come dei ghiaccioli sulle mie guance. Lui camminava avanti e indietro aspettando, che cosa? ancora me lo chiedo. Pensavo che mi avrebbe trattenuta solo per chiedermi qualche cosa, ma eravamo lì da sicuramente più di mezz'ora, il che mi infastidiva perchè in quel momento volevo solo essere nella mia stanza buia e disordinata a frugare nei cassetti in cerca di qualcosa di appuntito.  Mi mossi di un passo <<ferma!>>  mi ordinò con un tono calmo ma movimentato, nella mia testa c'era un continuo scusascusascusascusascusascusascusascusa <<TUTTA COLPA TUA GIGI!!!!>>urlò poi facendomi trasalire <<SCUSA>> ribattei anche io urlando con un tono leggermente sarcastico. Lui aveva dei capelli neri e unti. Per essere un maschio erano abbastanza lunghi perché gli arrivavano al collo. Il piercing al sopracciglio, o meglio, i piercing al sopracciglio destro, luccicavano sotto la pioggia umida e afosa nonostante la stagione. Aveva una barba rasata e molto curata, a differenza dei capelli. Gli occhiali da sole neri con la montatura argentata erano appesi al colletto della camicia beige. Indossava un giacchetto di pelle nero con delle spalline ingrossate e piene di borchie luccicanti. Faceva tutto così ridere: il giubbotto, le spalline, gli occhiali...insomma, che razza di deficiente indosserebbe gli occhiali da sole sotto la pioggia al buio? sicuramente lui. Non ricordo di preciso il suo nome, forse era Elvis o forse era Lucas..Forse si chiamava Gabe o Gabriel, ma probabilmente il suo nome era Richard. Lui viveva in una palazzina in città con sua moglie e i suoi figli. Erano una famiglia strana; la moglie, Marika, passava le giornate a sfogliare riviste di bellezza e a fare yoga. Le figlie Maddy ed Abby studiavano sempre, a differenza del figlio maggiore Sam che odiava studiare. Lui odiava tutto, era sempre fuori casa. Odiava tutto tranne me. Ogni volta che mi vedeva a scuola, quella che frequentavo, mi sorrideva e spesso mi offriva il pranzo...o una sigaretta. Era simpatico ma parecchio egocentrico, il che mi disturbava. Non mi piacciono le persone egocentriche, sarà che sono io troppo insicura, ma le persone egocentriche sono proprio fastidiose. Mi ricordo che quando vivevo vicino a loro, in quella casetta dalle pareti grigiastre, facevo molte volte da babysitter a Maddy ed Abby che con me si divertivano parecchio. Un giorno però non mi fu più permesso andare a casa loro. Mio fratello Collin diceva che era pericoloso, perché Richard era cambiato, e mia sorella Auburn diceva invece che era Marika ad essere cambiata. Mi disse di averla vista comprare della metanfetamina, circa due chili.

Raccolsi un sassolino e lo lanciai in aria, lui mi rivolse uno sguardo storto <<stai ferma Gigi>> scandì con un forte accento Balcano, qual'era, il mio nome. O meglio il mio soprannome. <<voglio andarmene>> sussurrai <<è colpa tua...HAI ROVINATO LA MIA VITA>>urlò ancora <<LASCIAMI STARE RICHARD, NON SONO STATA IO. NON HO RUBATO IO LA TUA FOTTUTA DROGA>> ribattei ancora <<taci, signorina>> mi ordinò. Indietreggiai e poi iniziai a correre verso la casa di Claudia, che mi stava ancora aspettando. Bussai e mi aprì lei con i suoi ricci rossi sparsi per le testa. Mi fece entrare e subito mi offrì un bicchiere di birra, faceva schifo perché l'avevamo presa al discount <<come stai?>> chiese, non ricevete una mia risposta perché mi addormentai.


la mattina dopo ero a casa di Richard <<bene Gigi, facciamo che se mi dai 1200 dollari entro domani, sei libera>> io accettai, non avevo altra scelta



la sera stessa partì da Manhattan per la Germania, il paese di mio padre. Mia madre era americana e chiavama tutti con i loro nomi "Collin vai a studiare" diceva invece di chiamarlo Cole "Auburn passami un fazzoletto per favore" diceva invece di Abs. Mio padre era assente ma ci viziava e nonostante tutto era gentile.


mentre andavamo verso l'aeroporto passai davanti casa di Sarah, la mia migliore amica. Le lasciai un biglietto sullo zerbino.

Stavo scendendo dall'auto e lo vidi "vaffanculo Richard" sussurrai. Non sapevo che da quella notte di dicembre la mia vita sarebbe diventata una merda...non lo sapevo.

TEARS-Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora