27/07/ 2014

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Cara Sophia,

Ho deciso di iniziare a scrivere in un'afosa giornata di Luglio. Non so perché abbia sentito tale necessità, forse per sentirmi un po' meno sola, o forse perché ho bisogno di mettere per iscritto i miei sentimenti così un giorno, forse, rileggendoli potrò essere felice per avercela fatta. Mi sento sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Lo userò come sfogo, come diario, ma non sono una persona costante quindi chissà per quanto scriverò.

Non so quand'è che inizi realmente a capire di essere una persona triste. Mentre scrivo ho come sottofondo il ticchettio dell'orologio che ho messo per coprire il polso.

Dicevo, non so quando si inizia a capire di essere una persona triste. Forse non lo si capisce, lo si sa e basta. Forse accade al primo saluto mancato, al primo urlo di papà, alla prima volta che ci si rende conto che nonostante gli sforzi non si arriva a fine mese. Io credo di essere diventata triste nel momento in cui ho scoperto di non possedere nulla. Non intendo cose materiali, no. Intendo da quando mi sveglio senza voglia di far niente e vado a dormire allo stesso modo. No, non è pigrizia. Niente mi stimola, niente mi appaga.

Ogni tanto credo che dovrei farla finita, ma non perché voglia mettermi al centro dell'attenzione, credo. Lo vorrei fare perché non reggo la tensione. Perché la notte faccio gli incubi e perché piango sempre. Vorrei annullarmi. VORREI. Ma non lo farò mai, perché non sono coraggiosa neanche per fare questo. Ogni tanto mi chiedo come facciano le altre persone a vivere serenamente, come se nulla potesse toccarle o ferirle, come se intorno a loro ci fosse una bolla di vetro, e nulla li sfiori.

Devo arrivare a 40 kg, al più presto.

Sempre con affetto, Gi.

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