Capitolo 5, secondo parte

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Come ricordavo il regno dei vampiri era protetto da una magia che manteneva il cielo sempre scuro così che i vampiri di basso livello non scomparissero alla luce del sole. Le case erano sempre sfarzose come ricordavo e come al solito tutti i vampiri che ci guardavano, mentre attraversavamo la strada principale, o mostravano le zanne o si leccavano le labbra al solo odore di sangue fresco.

Mi voltai verso Alan che era incuriosito ma allo stesso tempo spaventato di tale creature, e gli dissi per smorzare un po' la tensione -Siamo diventati famosi anche tra i vampiri, guarda quanti fan- riuscii nel mio intento facendo sorridere Alan.

Arrivati davanti il palazzo reale, io e Alan scendemmo dai nostri cavalli e dissi alle guardie che si trovavano là, che se avrebbero ucciso i nostri cavalli bevendo il loro sangue gli avrei tagliato  le teste e le avrei esposte al sole. Poi due vampiri ci condussero nella sala del trono dove avremmo dovuto incontrare il re.

-Alan non parlare e qualsiasi cosa accada non sguainare la spada- gli dissi a bassa voce, lui mi fece cenno di si con la testa. Volevo evitare qualsiasi situazione che ci avrebbe portato alla morte, dopotutto eravamo solo in due.

Appena arrivammo nella sala del trono non credevo di dover incontrare il figlio, il principe Costantine Starlight. Non era normale che il principe si trovasse al trono, qui c'era qualcosa che non andava

-Bene,bene,bene, cosa vi porta qui, umani-disse il principe con aria di sfida

-Devo parlare con il re-gli risposi,

-Sono io il re,cosa volete- mi disse mentre iniziava a irritarsi.

-Dov'è tuo padre? Devo parlare con lui- dovevo scoprire il più possibile, ma dovevo muovermi con cautela.

-Mio padre non è qui e sono io il re, se avete qualcosa da dire fatelo adesso prima che vi uccida- disse il principe mentre rideva.

Alan guardava la scena in silenzio e come speravo non muoveva un muscolo, di questo passo sapevo che ci avrebbe uccisi e che non avrei il tempo per scoprire cosa c'era dietro. Le mie ipotesi erano due, o il re era morto e anche la regina o nessuno dei due si trovava lì e di conseguenza il successore avrebbe preso il comando fino al ritorno dei genitori.

-Daro che ci ucciderai a prescindere di cosa accadrà, lascia che ti faccia una domanda- dissi io avendo già capito le intenzioni di Costantine.

-Ti conviene sbrigarti, perché non vedo l'ora di bere il tuo sangue- mi disse con sguardo malizioso,

-Dov'è tua sorella?- gli chiesi, se non sarei riuscita a tirare le informazioni da lui l'avrei fatto con la sorella.

-Non è qui- mi disse mentre si alzava-Adesso è il momento del mio spuntino-

-Non lo farei se fossi in te, si dice che se i vampiri bevano del sangue nero muoiano all' istante- avrei continuato a provocarlo fin quando non sarei riuscita nel mio intento anche mentendo se fosse necessario.

-Non esistono più i sangue nero e adesso mi hai davvero stancato- mi disse mentre riuscivo a vedere la sua paura di morire.

La famiglia Starlight era composta da nobili di alto livello, l' aglio e il sole non gli provocavano alcuna ferita, così come i paletti in legno. La uniche armi a ferirli  erano quelle in argento, insomma erano difficili da uccidere. Non avevo molta esperienza a riguardo, avevo letto molti libri e mi era capitato di uccidere solo dei semplici vampiri. Ma sapevo abbastanza da poter anche  uccidere un nobile del loro grado.

Non era ancora mia intenzione arrivare a certi livelli, sapevo che la principessa Nebula fosse al castello e avevo anche capito che il re e la regina non erano lì, quindi come successore il principe Costantine aveva preso le redini del regno.

Il principe era il solito sbruffone che approfittava del potere, ma aveva paura anche solo di un umano come me, quindi sapevo bene che tasti toccare per farlo cadere da quel suo trono fatto di superbia e avarizia. Indossava un completo ricamato con dell'oro e portava diversi anelli e collane. Portava sempre i capelli lunghi che gli arrivavano alle spalle.

Prima di continuare il mio giochetto dovevo assicurami che nessuno si facesse del male, così chiesi ad Alan di uscire, prendere i cavalli e andare verso le porte del cancello, così che ci saremmo incontrati là una volta che recuperavo il pezzo di mappa. Data la sua armatura sapevo che nessun vampiro si sarebbe avvicinato a lui e quindi sarebbe stato al sicuro. Era contrario alla mia idea, non voleva lasciarmi da sola ma io lo rassicurai che non sarebbe successo niente e in meno di mezz'ora saremmo stati già in viaggio.

-Senti ragazzino, non ho tempo da perdere con te, fammi prendere quello per cui sono venuta e dimenticati di me e del mio amico- dovevo sbrigarmi e se non mi avessero dato il pezzo di mappa sarei andato a prendermelo da sola.

-Come hai osato chiamarmi ragazzino, io sono il re dei vampiri e nessuno può permettersi di mancarmi di rispetto- mi disse mentre mi venne contro con tutta la rabbia che aveva in corpo - ORA MUORI!-mi urlò.

Fortunatamente avevo i riflessi pronti e mentre lui mi caricava come se fosse un toro e io il lenzuolo rosso, lo schivai tranquillamente.
Questo incrementò la sua rabbia e la sua voglia di uccidermi, ma come avevo previsto tutto quel trambusto fece arrivare la principessa Nebula che si fermò sulla porta a vedere ciò che stesse succedendo.

I suoi capelli erano lunghi e neri come come l'oscurità e le ricadevano ondulati nel corsetto, sotto di esso indossava una maglia che le lasciava le spalle scoperte e si divideva in due scendendo fino ai suoi fianchi snelli e attraenti, poi indossava dei pantaloni semi attillati che mettevano in evidenza il suo corpo e infine indossava degli stivali di pelle nera. Al collo portava un cimelio di famiglia, la luce bianca che entrava dalle finestre metteva in evidenza la sua pelle bianca come la neve e i suoi occhi neri erano travolgenti.

Inutile dire che stavo per svenire guardandola, ma quando mi ripresi e capii che ero ancora in mezzo a un combattimento,il principe Costantine mi prese alla sprovvista riuscendo a colpire il braccio sinistro con le sue unghie affilate. La mia distrazione mi costò una bella ferita profonda che iniziò subito a sanguinare, a ogni secondo il dolore si faceva sempre più forte ma non potevo fargliela passare liscia.

Costantine si leccò le dita sporche del mio sangue e fece uno sguardo malizioso e di piacere, sapevo che il mio sangue gli sarebbe piaciuto tanto e questo lo avrebbe portato a incrementare la sua forza per poterne avere di più. Il sangue che mi gocciolava dalla mano imbrattò il pavimento, ne stavo perdendo così tanto che con la mano destra cercavo di fare pressione sulla ferita. Non ero ancora pronta a concentrarmi che subito il principe si precipitò su di me e inevitabilmente sapevo che sarei riuscita a schivarlo.

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