CHAPTER 4 || #Noodles

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❝Kageyama fermò la sua corsetta pomeridiana, si abbassò leggermente sulle ginocchia per riprendere fiato

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❝Kageyama fermò la sua corsetta pomeridiana, si abbassò leggermente sulle ginocchia per riprendere fiato. Prese un respiro profondo e si tirò giù il cappuccio nero della felpa.
Portò lo sguardo alla sua destra — la casa degli Hinata si ergeva imponente in tutta la sua struttura. L'ultima volta che aveva visto quella casa era stato a diciotto anni, la sera prima che partisse per la capitale.

Quel pomeriggio la famiglia di Shōyō era a lavorare in giardino. Hinata-san era inginocchiato dinanzi un cespuglio di tulipani bianchi, dietro di lui Natsu falciava l'erba con un tagliaerba mentre sua madre portava un bicchiere di limonata per tutti; il figlio di Natsu stava spazzolando il cane di famiglia. Quel cane lo aveva trovato Shōyō una sera di ritorno da scuola. Quel cane era di Shōyō.

Istintivamente Tobio alzò lo sguardo su quella finestra.
Poteva immaginarsela ancora aperta e con Shōyō seduto sul davanzale; una gamba alzata contro il petto e un'altra penzoloni oltre il vuoto. Poteva immaginarlo immerso nella lettura, le sopracciglia aggrottate per la concentrazione.
Poteva vederlo alzare gli occhi dal libro e abbassarli su di lui. Sorridergli dolcemente e salutarlo con un cenno della mano.
Sembrava essere lì. Sembrava essere ancora lì.

Non avrebbe dovuto lasciarlo andare quel giorno.
Non avrebbe dovuto mandarlo a fanculo.
Non avrebbe dovuto lasciarlo solo.

Shōyō aveva paura del buio.
Shōyō aveva paura di restare da solo.
Shōyō aveva paura di tornare a casa da solo.

Natsu alzò lo sguardo dal suo tagliaerba per portarlo su di lui. Gli sorrise dolcemente salutandolo con un cenno della mano.
Tobio deglutì sonoramente ricambiando il gesto con una mano.
Irrigidì sul posto quando vide Natsu spostarsi dall'oggetto e togliersi i guanti da giardinaggio. Si stava avvicinando a lui e questo non andava bene. Non andava assolutamente bene.

La ragazza gli si avvicinò nel giro di qualche falcata, continuava a sorridergli. Si portò una ciocca aranciata dietro l'orecchio. Somigliava a Shōyō ma non sarebbe mai riuscita ad eguagliarlo. Shōyō era speciale. <<Ehi, ciao. Come stai? Sono anni che non ci vediamo, Kageyama-kun>>

Tobio si inumidì il labbro inferiore con la lingua, una mano nella tasca della sua felpa blu della nike. Scrollò una spalla. <<Tutto bene. Tu come stai?>>

Natsu sorrise timidamente, spostando il peso del corpo da un piede all'altro. Tobio inarcò un sopracciglio alquanto confuso da quella improvvisa timidezza. <<Tutto bene. Si cerca di andare avanti come meglio si può>>

Tobio non capiva. Non che fosse una novità per lui.
Shōyō lo prendeva spesso in giro dicendogli che forse soffriva del deficit dell'attenzione o che forse avesse qualche lieve forma di autismo. Tobio lo mandava sempre affanculo e Shōyō rideva.
Non capiva perché Natsu fosse diventata improvvisamente così timida, soprattutto con lui. La ragazza non si era mai fatta problemi ad approcciare con dei ragazzi, alle volte molto più grandi di lei — quando Shōyō scomparve lei aveva circa tredici anni ed era fidanzata con un ragazzo di vent'anni. Si vestiva sempre in modo succinto e adorava fare la civetta con le sue amichette dell'epoca... che l'arrivo di un figlio l'avesse cambiata?

sᴄᴏᴍᴘᴀʀsᴏ || ʜɪɴᴀᴛᴀ sʜᴏ̄ʏᴏ̄ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora