1.19 ● DI NUOVO A CASA DA SOLO

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Mi gettai sul divano letto di casa di Richard e Colin. Le molle premettero sulle costole e le assi mandarono un cigolio che gridava pericolo. Ma dopo ore di guida, sospirai e me ne fregai.

Richard si avvicinò con un bicchiere da Martini con del liquido azzurro dentro. Me lo sventolò davanti agli occhi. «Analcolico?»

Spinsi sulle molle schermate da un velo di gommapiuma e mi sedetti. «Grazie, Chip.» Il bicchiere era appannato e l'anice mi rinfrescò la gola.

Si mise accanto a me e si sistemò la riga sui capelli biondi. «Ti vedo stanco. Di cosa si trattava? Cole ha parlato vagamente di tua cugina.»

Fissai le decine di maschere etniche che coprivano la parete di fronte a me dell'open space in cui vivevano. Mi strinsi nelle spalle. «È una sciocca e ignorante.»

Lui annuì e accavallò le gambe. «Sì, certo.»

Il tono che usò mi urtò un nervo scoperto. Fissai i suoi occhi azzurro slavato e la sua bocca si assottigliò in un sorriso storto.

«Che vuoi dire?»

Appoggiò entrambe le mani sul ginocchio rialzato e fissò davanti a sé. «Mick, ti conosco da prima di Nathan. Non hai mai condiviso la tua intelligenza con chiunque passasse.»

Mi alzai, Cole mi passò accanto parlando concitato al telefono. «Non è possibile, ci dev'essere un modo per detrarlo dalle tasse!»

Lo guardai, sfoggiava una capigliatura nera e liscia, lucida, che gli arrivava oltre le spalle. Lo indicai col pollice. «Che ha fatto con i capelli?»

«Ha voluto fare la contro permanente, Lo so, sembra un collie bagnato.» si morse il labbro «Mick, non cambiare argomento. Che ha tua cugina?»

Mi ritrovai le mani in tasca e frasi che non venivano fuori dalla bocca. «Non posso credere che preferisca quell'egocentrico a...» Mi indicai. Ma che stavo facendo? Gli voltai le spalle «Sono un idiota. Potrebbe benissimo essere qualunque cantante di quella fottuta casa discografica. Sarebbe la stessa cosa.»

«Porco cazzo, trova una soluzione!» L'urlo di Cole mi fece fare un salto indietro. Chiuse la chiamata. Continuava a andare su e giù per l'enorme stanza.

«Che ha?» domandai. «Di nuovo problemi con i soldi?»

Chip si grattò in testa «Sua madre ha bisogno di un ciclo di chemio, l'assicurazione non copre tutto il costo e le sorelle vogliono che paghi lui per loro.»

«Cosa? Dopo che praticamente vi hanno sbattuto fuori di casa perché stavate insieme?»

Cole si avvicinò «Certo, e non solo, non vedono l'ora che il nostro negozio vada in fallimento. Mick, tua cugina a parte, abbiamo bisogno di soldi, quest'estate dobbiamo fare contratti con i locali di Jacksonville. Cantare!»

Strinsi le labbra.

Non posso vederla per due mesi.

Quella sensazione di vuoto si mescolò a una crescente tensione in tutto il corpo, che conoscevo molto bene. Andare di nuovo in mezzo alla gente. «Odio la folla.» mormorai a bocca mezza chiusa.

Mi voltai verso Cole e lo squadrai. «Dio mio, hai ficcato la testa nell'armadio al buio?»

Lui sbuffò e incrociò le braccia.

Chip lo indicò col mento. «Diglielo, che il viola fluo e il verde militare sono un pugno nell'occhio. Ci credo che poi i clienti scappano.»

Il suo compagno gli si mise di fronte. «Secondo me sono un ottimo abbinamento.»

«Sei daltonico, amore.» Chip si allontanò verso l'isola della cucina, già attrezzato con gli spuntini.

«Sentite, ragazzi, se dobbiamo fare delle serate io ho canzoni nuove e~»

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